Casinò di Saint-Vincent, Caveri: “Non è arrivata nessuna offerta di acquisto”

Annunciata in commissione, è stato depositata oggi la revisione del piano concordatario, allungato di un anno, dopo le osservazioni arrivate dal commissario giudiziale. Caveri: "Bisogna avere certezza sulla riapertura. Per l'Au la casa da gioco è in grado di reggere sino all'estate".
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Nessuna offerta di acquisto del Casinò di Saint-Vincent è arrivata alla Regione o alla società, e tanto meno l’amministrazione regionale ha intenzione di vendere la casa da gioco. “Semmai, se c’è qualcosa da seguire in questa fase con grande attenzione è la vicenda del concordato e l’ultimo passaggio in Cassazione della cosiddetta causa madre” ha ribadito in Consiglio Valle l’Assessore regionale alle partecipate Luciano Caveri, rispondendo ad una iniziativa di Pour l’Autonomie “C’è chi non vede l’ora di vedere il Casinò fallire a beneficio di una possibile acquisizione con ambizioni varie credibili o forse incredibili, su cui però, a mio avviso, bisogna in qualche maniera vigilare”.

Annunciata in commissione, è stato depositata oggi la revisione del piano concordatario, allungato di un anno, dopo le osservazioni arrivate dal commissario giudiziale.

Sul piano concordatario incide la variante della riapertura della casa da gioco e dei confini regionali.
“Aspettiamo di avere un interlocutore governativo perché abbiamo bisogno di avere un minimo di certezza rispetto alla questione della riapertura. L’Amministratore unico ha detto esplicitamente in commissione  che la casa da gioco è in grado di reggere sino all’estate. Questo significa che noi dobbiamo porre con serietà la questione dei nostri confini regionali. Se domani si riaprisse il casinò di Venezia ha comunque un bacino di utenza di giocatori veneti che si possono muovere sulla casa da gioco ben diverso dal nostro”.

Al consiglio potrà essere demandata invece la decisione sul “futuro della casa da gioco e del Billia. Certo che se la situazione dovesse restare quella di una chiusura, in qualche modo noi dovremmo farvi fronte. Aspettiamo i ristori dello Stato, ma eventualmente dovremmo riflettere su ristori regionali per un’azienda che comunque occupa 400 persone più un centinaio di persone nel settore nell’indotto”.

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