Quante volte ci siamo sentiti dire “basterebbe solo un po’ di forza di volontà”. Sin da bambini questa frase riecheggia nella nostra mente e senza rendercene conto ne veniamo condizionati fino a credere che basti semplicemente questa famosa volontà per raggiungere tutto ciò che desideriamo nella nostra vita: buoni risultati a scuola e nello sport, autocontrollo, ottima attenzione, mantenimento di buone abitudini, perdita di chili, stili di vita sani e chi più ne ha più ne metta.
Chi si è mai soffermato sull’irrazionalità e sull’assurdità di queste parole? Pensiamoci un attimo, se fosse effettivamente così, la maggior parte di noi non vivrebbe un senso di frustrazione nel momento in cui si renderebbe conto di non riuscire in quello che si era prefissato.
Spesso ci perdiamo a criticarci e ad autoaccusarci, pensando che siamo sbagliati e che se non ce la facciamo è perché non siamo abbasta forti e bravi. Niente di più sbagliato.
Vi invito a guardare la foto di questo articolo, secondo voi è la fatica che spinge questi due atleti con una solo gamba a giocare o è il piacere che provano nel superare i propri limiti?
Osserviamo chi effettivamente nella vita ottiene risultati, quelli che noi erroneamente reputiamo “possessori di tale forza”. Gli esempi sono numerosi, pensiamo agli sportivi, emblemi d’eccellenza in autodisciplina o chi, dopo mille diete, modifica lo stile di vita e magicamente e senza troppi sforzi (da un punto di vista emotivo) perde i chili, ma soprattutto riesce a mantenere nel tempo il peso raggiunto.
Coloro che per esempio si autoimpongono regimi alimentari e allenamento ferrei, rischiano di mollare dopo un po’, con relative conseguenze sull’autostima, ma soprattutto non riescono a portare a termine i loro obiettivi con serenità e tranquillità perché in costante lotta contro i loro impulsi. Chi persevera con determinati comportamenti, è perché ha la capacità di scegliere tra “rinuncia” e “piacere”, non si tratta quindi di spirito di sacrificio ma di scelta.
Questo è un aspetto cruciale se si vuole creare delle nuove abitudini. È il piacere lo stimolo che ci permette di cambiare e di rimanere costanti.
Se pensiamo che scappare dal piacere e vivere la rinuncia siano le uniche soluzioni possibili per modificare un comportamento, facilmente ci troveremo sulla strada del fallimento. Tutto ciò non è naturale, nessuno soffre per scelta. Contare sulla forza di volontà è necessario ma non sufficiente, poiché può essere utile all’inizio, ma tende ad esaurirsi. Se dovessimo trovarne una definizione, potremmo descriverla come la capacità di resistere alle tentazioni immediate. Nella quotidianità ci troviamo spesso in questa condizione, e ogni volta il nostro sistema nervoso centrale viene sollecitato. Questo spiega per esempio perché la sera, quando siamo più stanchi siamo anche meno tolleranti. Se al mattino riusciamo a ignorare i figli che bisticciano, la sera diventa più difficile a causa della stanchezza che subentra. Resistere costantemente alle tentazioni è estremamente faticoso e ci rende più vulnerabili e quindi incide sulla tenuta a livello comportamentale. Detto questo è da tenere presente che i comportamenti abitudinari e istintivi, proprio per la loro natura, richiedono poco dispendio di energia, quindi di fronte ad un dolce con la panna il nostro sistema nervoso fa meno fatica a cedere che a resistere. Allora come fare? Fin qui abbiamo visto che la forza di volontà non basta perché si esaurisce, e che è più naturale la ricerca del piacere rispetto alla rinuncia.
Per prima cosa è da tenere a mente che tale energia, essendo facilmente logorabile, ha bisogno di riposo per rigenerarsi e per non andare in esaurimento proprio quando ne abbiamo più bisogno. Quindi è necessario fare piccoli sforzi seguiti da recupero, questo è un ottimo aiuto per avere autocontrollo. Come seconda cosa è necessario apprendere a gestire la variabile “piacere”.
Riprendiamo il mondo dello sport come esempio per capire questo concetto. Pensiamo infatti ad uno che si allena regolarmente, se parliamo con lui la sua attenzione non è sulla fatica e sul sacrificio, ma è sul piacere e sulla soddisfazione in quello che fa. Chi assume attitudini sane, non lo fa per spirito di sacrificio. Da un punto di vista fisiologico quando proviamo quello che viene definito “piacere” nel nostro corpo si liberano particolari neurotrasmettitori, la dopamina e la serotonina. Questi neurotrasmettitori ci danno appunto un senso di piacere, di rilassamento e di serenità.
Quando vogliamo cambiare stile di vita è necessario spostare il focus sui benefici e non sulle perdite e fare azioni che ci permettono di liberare nel nostro organismo queste sostanze. Quando esse vengono meno, la nostra attenzione è diretta sullo sforzo, sulla rinuncia, sulla noia. Un modo per trasformare un dovere in un piacere è quello di porre consapevolezza alle sensazioni piacevoli del momento, senza intestardirsi nel raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. Lo scopo è essere consapevoli delle sensazioni che viviamo adesso.
Facile? No per nulla, perché non siamo abituati. Ciò che permette di trasformare un singolo nuovo comportamento in abitudine è di metterlo in atto poco, anche pochissimo ma tutti i giorni. Faccio un altro esempio legato allo sport, se il medico ti dice di camminare per abbassare la pressione e non sei abituato, quando arriva l’ora di uscire inizi a pensare a tutte le cose che dovresti fare, alla noia e alla fatica che ciò comporta. Tempo un paio di settimane, hai già smesso, in più senza permettere alla pressione di scendere; se invece quando esci, nonostante la pigrizia, porti volontariamente, e questo è un concetto basilare, l’attenzione sulle sensazioni che vivi quando sei all’aria aperta, alla sensazione di leggerezza finito l’allenamento e alla quiete mentale presente durante l’attività fisica, inevitabilmente la tua attenzione si sposterà sul piacere. Questo atteggiamento aiuta a perseverare e non a rinunciare.
Il lavoro dello psicoterapeuta a volte sta proprio nell’insegnare alla persona a sradicarsi da abitudini malsane che si sono instaurate nel corso degli anni e da cui difficilmente riesce a liberarsi, entrando in circoli viziosi senza uscita e diventando una fonte di disagio, incidendo sulla qualità della vita dell’individuo.
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Nicoletta Savoye