L’ennesima protesta e l’ennesima ricerca di risposte. A scendere in piazza, più precisamente sotto al civico 1 di piazza Deffeyes, le categorie degli esercenti commerciali, del settore del turismo, dei maestri di sci e degli impianti a fune che, dopo un anno dall’inizio della pandemia ancora non hanno ricevuto risposte su aperture e ristori.
Ad aprire le danze una dimostrazione pratica dello slogan che aleggia tra la folla, “Mentre voi mangiate, noi moriamo di fame”, attraverso la deposizione di 35 packed lunch sotto i portici della Regione. 35 pacchetti con cotechino, polenta, una birra e delle forchette. Ogni pacchetto con un biglietto con su scritto il destinatario: i 35 consiglieri, tutti, a detta dei manifestanti, responsabili di questo stallo e di questa mancanza di risposta.
Al microfono si alternano i “portavoce” delle categorie scese in piazza, tutti uniti nel chiedere risposte alla classe politica e determinati ad averle, anche a costo di bloccare via Festaz per attirare l’attenzione. Attirare l’attenzione sicuramente dei dispositivi di sicurezza che, al minimo cenno di tensione, cercano di fermare i manifestanti dall’occupare la strada e dall’entrare nel palazzo regionale. Dopo averli bloccati una prima volta, i manifestanti sono scesi nuovamente nella carreggiata e da lì hanno iniziato il corteo che li ha portati a percorrere via Torino, via Garibaldi e a sfilare davanti all’Arco di Augusto, rientrando verso la sede della Regione dalle vie del centro storico.
Una protesta carica di rabbia, un sintomo del gap sociale che le chiusure, dettate dalla crisi sanitaria, stanno creando e infine la paura che la rabbia sociale sfoci in una guerra tra categorie, tra chi ha continuato a lavorare, come il settore pubblico, e chi è dovuto rimanere a casa senza lavoro. A parlare al microfono, accolta da un boato, anche una dipendente regionale che si è detta “vicina a tutti voi, perché comprendo che siate anche voi a permetterci, attraverso le vostre tasse, di svolgere il nostro lavoro nel settore pubblico”.
Dopo il corteo, i manifestanti sono tornati da dove erano partiti, chiedendo ai consiglieri, impegnati nella seduta del Consiglio Valle, di scendere tra loro per un confronto e per delle risposte; questo non prima di aver consegnato loro i packed lunch, entrando simbolicamente 2 alla volta nell’atrio di Palazzo Deffeyes, controllati dal cordone di sicurezza. A scendere per un confronto solo la compagine leghista, con in testa Nicoletta Spelgatti e Andrea Manfrin che, però, non hanno avuto vita facile nello spiegare come al momento “siano in minoranza e, quindi, impossibilitati nell’agire concretamente”. Al che la folla ha risposto con un coro di “dimissioni” e sollecitando la risposta principale: “I soldi per i ristori e per aiutare i nostri settori ci sono o no?”. A ribadire che non esiste differenza tra maggioranza e minoranza in questo delicato momento è stato Jean-Claude Brunet: “Non ci interessa la differenza tra chi governa e chi sta in minoranza, questo è un problema di sistema, di come funzionano le cose quando si arriva alla poltrona. Noi vogliamo delle risposte da tutti e 35, siete tutti colpevoli per questo stallo e per questa situazione che va avanti da più di un anno”.
Dopo circa 20 minuti di confronto, una rappresentanza dei manifestanti è stata fatta salire ai piani alti per un confronto. A salire per confrontarsi con la maggioranza Jean-Claude Brunet, Massimiliano Glarey, Luca Garbarino e Gigi Macrì, alcuni dei portavoce principali di questa mattinata di protesta. Gli animi non si placano e la pausa pranzo di questo mercoledì 7 aprile potrebbe essere stata indigesta per i 35 consiglieri, ma non per colpa del cotechino dei packed lunch.