“C’è sempre un discorso molto polarizzante sui migranti: li vediamo come criminali, come qualcuno che vuole evadere o come poveretti che bisogna aiutare, in realtà sono persone come noi. Abbiamo molto più in comune di quanto si pensi”.
A proclamarlo è Giulia Cicoli, che insieme a Nicolò Govoni, nominato al premio Nobel per la Pace nel febbraio 2020, e a Sarah Ruzek nel 2018 ha dato vita a Still I Rise, un’organizzazione umanitaria indipendente no-profit finalizzata a offrire istruzione e protezione a bambini che altrimenti non ne avrebbero l’accesso come profughi, orfani e apolidi.
Giulia Cicoli e Martine Rollandin, la referente del gruppo Still I Rise della Valle d’Aosta, reduce da un’azione di volontariato nell’Hotspot in Grecia, hanno raccontato la loro esperienza durante il secondo incontro della rassegna di conferenze “BiblioRencontres – Oltre la selva oscura”, organizzate dalla Biblioteca regionale, quest’anno ispirate alla figura di Dante Alighieri, a 700 anni dalla sua scomparsa; gli appuntamenti trattano le storie di protagonisti di percorsi fuori dall’ordinario.
Giulia Cicoli era in collegamento da Nairobi, mentre Martine Rollandin era presente in Biblioteca col giornalista e fotografo Ugo Borga.
L’obiettivo di Still I Rise? E’ riassunto nel sito (https://www.stillirisengo.org/): “offrire istruzione, protezione e dignità agli ultimi tra gli ultimi. Apriamo scuole di livello internazionale per i bambini profughi e svantaggiati del mondo. Cambiamo il mondo, un bambino alla volta.”
Condizioni disumane anche nel territorio europeo
Giulia Cicoli racconta: “Nel 2015, all’inizio dell’esodo siriano, sentivo notizie drammatiche riguardo l’immigrazione e pensavo: ‘è un momento di emergenza, l’Europa interverrà…’ e invece passavano i mesi e nessuno faceva niente. Ho cercato su Internet volontariato richiedenti asilo, così sono finita a Samos”, un’isola della Grecia, “dove ho poi deciso di trasferirmi. Non vedevo altra scelta se non questa. Era pieno di minori non accompagnati e non c’era alcun tipo di educazione per loro, così io, Nicolò e Sarah l’abbiamo creata. Lo faccio anche perché non lo fa nessun altro.”
Still I Rise nasce così, “per rispondere ad una necessità, un’esigenza di educazione sorta dai bambini fuggiti dalla guerra provenienti da Siria, Afghanistan, Palestina, Iraq, Iran, Algeria, Congo richiedenti asilo a Samos in Grecia”, spiega Giulia. “Sono persone che vivono sul suolo europeo, per cui per legge dovrebbero avere tutti i nostri diritti tra cui quello di frequentare una scuola pubblica” in realtà, purtroppo, qui “l’accesso alle scuole non è obbligato.” Il territorio dell’isola è definito da Giulia come una sorta di frontiera europea, un crocevia di immigrazione dunque, che impone condizioni disumane, in particolare per i bambini.
“E’ a Samos che ci si sono aperti gli occhi sulle politiche europee di immigrazione” racconta Giulia. “Non c’è un diritto del bambino che venga rispettato”.
La condizione, “nonostante si possa immaginare sia drammatica, non ce ne si rende conto finché non la si vede con i propri occhi” commenta Martine Rollandin, fresca dall’esperienza in Grecia. “Ci siamo scontrati con la realtà quando abbiamo visto i ragazzi all’esterno della scuola. Abbiamo capito il motivo delle loro scarpe sporche di fango, delle loro cicatrici, degli zaini sporchi e rovinati dai topi e delle croste della scabbia che avevano. Da cittadina europea dico che è deludente e disgustoso come le persone sul suolo europeo possano vivere un tale dramma”.
Di conseguenza i volontari hanno fronteggiato la realtà e Still I Rise ha aperto nel 2018 Mazì (insieme, in greco) la prima scuola per bambini e ragazzi dell’isola che offre istruzione, alimentazione, terapia e un luogo sicuro.
A dimostrare il piacere degli studenti di stare a Mazì interviene la testimonianza di Martine: “Quando alla sera chiudevamo la scuola i ragazzi non volevano andare via”.
Il lancio di un modello
Da Mazì è maturato un “modello di scuola per i minori afflitti da traumi e privazioni” dice Giulia. Still I Rise ha proseguito la sua missione con l’apertura di altre Scuole Internazionali di altissima qualità negli angoli del mondo divenuti crocevia delle maggiori rotte migratorie: Turchia, Kenya, Siria, Sud America e Italia.
Si istituiscono scuole di emergenza nei paesi più fragili mentre in paesi più stabili ma con molti rifugiati ci si lancia in programmi più ambiziosi che prevedono 7 anni di scuola, al termine dei quali gli studenti ricevono un un diploma che concede loro opportunità lavorative e accesso all’università.
Le scuole comprendono alunni di molte nazionalità diverse e, per difendere la parità di genere, metà di loro sono femmine e metà maschi.
“Per noi è cruciale portare educazione di qualità” annuncia Giulia “Non bisogna pensare che bastino un container o tre orette di inglese dicendo :‘é meglio di niente‘, noi vogliamo dare il massimo e continuare a migliorarci, perchè tutti i bambini del mondo se lo meritano”.
Una conferma della qualità dell’intervento di Still I Rise è arrivata: la scuola di Nairobi è stata candidata al IB international Baccalaureate, un percorso di studi molto prestigioso.
Still I Rise è finanziata da donatori individuali. “Abbiamo deciso di non accettare fondi europei perché andremmo contro i nostri valori” giustifica Giulia. Si può donare in svariati modi: tramite IBAN, cinque per mille, tramite l’acquisto di libri, tazze, magliette… Se si sbircia sul sito, si “capisce dove vanno a finire le donazioni, si vede concretizzare il proprio regalo” informa Martine.
Still I Rise in Valle d’Aosta
“Dopo Samos, Martine si è occupata delle nostre montagne” osserva il giornalista Ugo Borga. Infatti, dopo l’esperienza in Grecia, l’intenzione di ripartenza della volontaria è stata bloccata dalla pandemia. Ma “sentivo di dover fare qualcosa anche da casa” racconta Martine, che ha così iniziato a diffondere la voce di Still I Rise anche in Valle lavorando come giornalista. E’ nato in questo modo il primo gruppo territoriale di Still I Rise valdostano, composto da alcune ragazze che si impegnano a espandere la conoscenza dell’organizzazione collaborando con i media e, a partire da quest’estate, organizzando eventi come letture e concerti.
“Sono convinta che tutte le persone che vengono a conoscenza del valore e del progetto di Still I Rise non possano non rimanerne colpite” commenta Martine “I bambini sono il nostro futuro, non si può non investire su di loro. Io lo penso fermamente”.