L’idea è stata lanciata da un docente precario e in poco tempo è stata condivisa dai colleghi supplenti ma anche dagli insegnanti di ruolo. E questa mattina sotto Palazzo regionale sono comparse le prime matite spezzate “per simboleggiare cosa si è rotto nella scuola” e i quaderni “per scrivere assieme una nuova storia della nostra scuola”.
Non è una vera e propria manifestazione dei precari della scuola, quanto più un gesto dimostrativo per accendere i riflettori sulla mancata nomina dei supplenti in tempo per l’inizio delle lezioni.
Se per infanzia e primaria la Regione conta entro lunedì di chiudere la partita delle nomine dei supplenti, scuole secondarie di primo e secondo grado dovranno attendere ancora qualche giorno. Dirigenti scolastici costretti così a organizzarsi, riducendo gli orari di frequenza della prima settimana, chiedendo ore di lavoro aggiuntive ai docenti in servizio o ad attingere alle chiamate dirette.
“A pagarne il prezzo siamo tutti, è la considerazione della scuola in sé, come se non avesse bisogno di progettazione, di confronto, di lavoro di squadra. – spiega il messaggio che sta girando in queste ore fra i docenti – L’esercito dei precari, che è dell’ordine delle centinaia solo in Valle d’Aosta, è destinato a sapere, da un giorno all’altro, dove insegnerà, in una prima media come in una quinta superiore, a Courmayeur come a Gressoney, come se per ciascuno di noi non fosse importante sapere per tempo chi saranno i propri ragazzi, di cosa avranno bisogno, ciascuno nella sua specificità”.
L’invito a passare sotto Palazzo regionale dalle ore 8 alle 19 – “solo per lasciare un segno simbolico, un quaderno e una matita spezzata. Chi lo vorrà, scriverà un pensiero, una riflessione, una proposta all’interno del quaderno, ma anche un quaderno vuoto andrà bene” – è rivolto non solo ai docenti precari, ma anche ai docenti di ruolo, dirigenti scolastici, genitori, alunni o semplici cittadini. “Non è solo un atto di solidarietà nei confronti delle centinaia di insegnanti che lunedì non saranno di fronte ai propri ragazzi, ma un gesto che simboleggerà la voglia di (ri)costruire.”