“Sono un napoletano strano: non amo il mare e non mangio il pesce e sto bene quando vedo le montagne, quando sto al freddo. Nessuno mi crede, ma è così”. Maurizio De Giovanni è uno scrittore amato, ma soprattutto un uomo dai mille aneddoti e dalla voglia di raccontare. Il pubblico di Aosta non si è risparmiato e lo ha accolto con calore per il primo appuntamento della Saison Littérature che ha visto il teatro Splendor in una veste insolita e inedita, come scherza Alessandro Mano, direttore artistico della rassegna: “Solitamente questo teatro non ospita eventi di questo tipo, ma si presta per quest’anno eccezionalmente”.
Qui lo scrittore napoletano risponde in maniera incredibilmente adatta alla nascita di questa nuova costola della rassegna valdostana più famosa: “Non esistono luoghi deputati a qualcosa. Le storie sono quelle che scriviamo, le storie sono per il teatro, per i libri, per la televisione e quindi possono essere raccontate anche qui”.
Pochissimi i posti liberi in platea, il primo appuntamento della rassegna nella rassegna ha incuriosito e il personaggio ha aiutato: “Grazie per avermi chiamato per primo – scherza De Giovanni – così si può solo migliorare”. L’autore napoletano, che ha raccontato il suo debutto tardivo nel mondo della letteratura, ha incantato i presenti ed emozionato con un lungo racconto tratto da uno dei suoi cicli più famosi, Il Commissario Ricciardi: “La genesi di un libro è complessa, io per esempio ci metto 30 giorni per scriverlo, ma fino a 6 mesi per prepararlo, per trovare tutti i riferimenti giusti della trama. per esempio ho un gruppo di amici poliziotti a cui sottopongo la trama, se trovano troppo in fretta la soluzione devo cambiarla perché non funziona”.
Ad Aosta per presentare l’ultimo libro dei Bastardi di Pizzofalcone, l’autore ha raccontato dettagli e aneddoti legati non solo al ciclo letterario, ma anche alla serie televisiva, ai suoi personaggi e alle differenze con la serie del Commissario che lo rese famoso: “Il seme di un libro non lo vedi, lo capisci solo quando germoglia, a me è venuto in mente quando mi si è rotta una lavatrice e il tecnico mi disse che bisognava cambiare il motore che costava più di una lavatrice nuova e pensai all’economia, al modo che si mette in ordine perché se ne compri sempre una nuova. In quell’istante ho pensato che quelli che aggiustano le cose non aggiustano solo le cose per il loro utilizzo, ma anche per salvartene il ricordo, sono angeli. E così ho realizzato che esiste una schiera di persone che fa del bene, ma che non è alla ribalta e io volevo parlare di quello; ho parlato dei poliziotti che sono degli angeli, lesionati, fratturati, che hanno a loro volta bisogno di angeli”.
De Giovanni parla delle persone e delle persone nel modo più umano che esista, ovvero raccontando di come e quanto tutti noi siamo prigionieri dei nostri demoni, delle nostre paure e dei nostri limiti. Oltre a parlare delle persone, lo scrittore ha portato ad Aosta anche una visione profonda della letteratura e di come questa possa permettere, per davvero, di creare un mondo diverso e migliore: “I libri sono ancora un bel presidio, il lavoro dello scrittore nel libro è fondamentale, leggere è quello che ti fa immaginare, è un’attività e non una passività, leggere serve a imparare a immaginare, se non leggi non puoi nemmeno pensare a un mondo diverso in cui vivere”.
L’attività di scrittore di De Giovanni si è trasformata nel tempo, anche e soprattutto grazie alla celebrità delle serie televisive che dalle sue opere sono state tratte. Lo scrittore ammette però del suo momento di grande sconforto nei confronti della televisione: “Far diventare un libro televisione è sempre qualcosa di particolare. Per me è un momento storico in cui sono negativo nei confronti della tv, anche se la quantità di persone che si raggiungono con la tv non ha paragone e io sono fortunato. Quando scrivi un libro sei responsabile del romanzo che scrivi e basta, quando invece c’è la trasformazione in tv ci sono diverse persone che vedono la storia in maniera diversa da te e spesso il risultato è lontanissimo da quello che immaginavi. Spesso migliorativo e allora sei contento, rimane nella tua linea narrativa (come accaduto per Ricciardi n.d.r.), cosa che non è accaduta per Mina Settembre e infatti io sono uscito da questa cosa e non ho partecipato”.
Il prossimo appuntamento con la Saison Littérature è per giovedì 9 dicembre con l’autrice napoletana Viola Ardone, sempre con un incontro moderato dal direttore artistico Alessandro Mano che esprime soddisfazione per questo inizio: “Maurizio era entusiasta dell’accoglienza e del calore del pubblico, che ha dialogato con lui a lungo. Vogliamo raccontare storie, bellezza e dialogare con autori diversi. Se la premessa è questa, l’obiettivo è già stato raggiunto”.
Per prenotare l’appuntamento del 9 dicembre basta inviare una mail con i propri dati all’indirizzo saison@regione.vda.it.