Le donne si laureano prima e con migliori risultati, ma vengono pagate meno degli uomini

E' quanto emerge dal primo rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali” presentato in questi giorni dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea a Bologna. Quali sono i dati che fanno emergere una tale riflessione?
laurea, laureato
DORAfa

L’Italia non sembra essere un paese che premia le capacità e le competenze, se queste sono femminili, è quanto emerge dal primo rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali” presentato in questi giorni dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea a Bologna. Quali sono i dati che fanno emergere una tale riflessione?

Il rapporto conferma alcuni primati, il numero delle donne laureate è maggiore degli uomini, si laureano con risultati migliori, si laureano in tempi più brevi. Ma rivela anche che le donne sono più emancipate dalla famiglia, che più degli uomini non hanno alle spalle una famiglia di laureati e provengono da contesti famigliari meno favoriti e i loro risultati nello studio sono migliori.
E’ dopo la laurea, all’entrata nel mondo del lavoro che le cose cambiano, che gli uomini con qualifiche e performance universitarie minori vengono preferiti alle donne. Perché?
Il rapporto rivela, da una parte la minore propensione delle donne al trasferimento dal Sud al Nord, ma anche all’estero, la maggiore ricerca di una posizione lavorativa stabile che però non giustificano le differenze di genere, nel breve e nel medio periodo, per le diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro e di valorizzazione professionale. Il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo è pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello è pari rispettivamente a 85,2% e 91,2%. La pandemia da Covid-19 ha poi tendenzialmente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Gli uomini a cinque anni dalla laurea percepiscono stipendi in media del 20% superiore, inoltre viene evidenziato il meccanismo di “ereditarietà” nelle professioni tra genitori e figli in particolare se maschi.

Nel rapporto viene sottolineato l’aumento delle donne nelle discipline STEM (scientifiche e matematiche), ma anche la loro propensione maggiore alla ricerca di un lavoro che corrisponda ai loro studi, e corrisponda ai loro valori sia di utilità sociale. Mentre gli uomini ricercano nel lavoro maggiormente la possibilità di guadagno e di prestigio, ed in questo le donne sono comunque penalizzate da un differenziale di genere negativo.

Inoltre, a cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente.
Ecco questo è il vero punto dolente le donne sono o potranno essere mamme e gli uomini “solo” padri, per cui in Italia le donne risultano comunque svantaggiate. Svantaggiate dalla scelta di una politica fatta in gran parte da uomini che intendono ancora il ruolo e il compito della donna principale quello della cura.
Lo ha affermato con chiarezza Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea “Il rapporto conferma il primato delle laureate nella formazione e al contempo la loro mortificazione nella condizione occupazionale. Questa contraddizione, che testimonia una cultura arretrata della società, priva le donne di un loro diritto e il Paese di quel che di più specifico esse possono apportare. Politica, impresa e università hanno il dovere di invertire questa rotta e colmare questo divario”.

La mancanza di servizi per i piccoli e gli anziani che siano quantitativamente e qualitativamente sufficienti, la loro accessibilità economica penalizzano ancora, in Italia, le donne che non solo vengono preferite agli uomini al momento dell’assunzione ma vengono penalizzate nei percorsi lavorativi, che siano di “carriera” o meno con gravi ricadute sul loro futuro. Le pensioni delle donne sono sempre inferiori per il loro percorso lavorativo con pause più o meno lunghe dovute ai carichi famigliari.

C’è bisogno che la politica faccia una seria riflessione: non bastano le leggi ci vogliono interventi significativi anche nell’organizzare i servizi dai trasporti alla scuola alla sanità, i soldi non servono se non esistono servizi efficienti a cui rivolgersi.
Ma se non cambia la mentalità, quella che trattiene le donne a fianco delle famiglie di origine per poter essere aiutate ed aiutare i propri cari, quella che “non mi faccio comandare da una donna”, quella che “ho lavato i piatti a mia moglie” e mille altri modi di incapsulare donne, e uomini, in ruoli prestabiliti non avverrà un reale cambiamento.

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Una risposta

  1. L’articolo è un copia incolla di altri articoli apparsi sui quotidiani nazionali, ma davvero non si riusciva a farne uno originale e adattato alla realtà locale?

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