Quattro anni fa facevano la loro comparsa, nelle rastrelliere disposte in punti strategici della città, le famose biciclette rosse pubbliche. Erano state messe a disposizione dei cittadini dall'amministrazione comunale, con la speranza che almeno i pendolari si decidessero a lasciare l'auto nei parcheggi periferici, evitando di intasare il centro. E' possibile infatti, pagando una cauzione di 5 euro, ottenere la chiave di una bicicletta, da utilizzare per non più di dodici ore al giorno, dalle 8 alle 20, secondo le proprie necessità. Il tema è stato affrontato oggi in consiglio comunale, in seguito a una mozione presentata da Valter Manazzale, di Rifondazione comunista.
A margine della discussione, più voci hanno accennato a un eventuale bilancio di questa esperienza. Ma è impossibile conoscere dati sul reale utilizzo delle due ruote pubbliche, nonostante più di un consigliere abbia sollevato la questione.
Infatti C'entro in bici non è un'iniziativa varata dal comune di Aosta, il capoluogo ha semplicemente aderito a un progetto interregionale che unisce diverse realtà cittadine. Gli utenti del servizio possono farne uso in tutte le città convenzionate, e questo rende difficoltoso un serio monitoraggio.
Inoltre a ogni bicicletta corrispondono diverse chiavi, che una volta ritirate non vengono restituite, e che probabilmente non di rado vengono usate sporadicamente.
Il vicesindaco Marino Guglielminotti ha potuto solo dire che le biciclette sono 40, le chiavi distribuite ben 580 (14-15 chiavi ogni bicicletta), e che l'elenco delle persone che chiedono una chiave è lungo. In questi anni non si sono verificati episodi di vandalismo, ma sono stati effettuati semplici interventi di manutenzione ordinaria sulle biciclette. Sono questi gli unici dati a disposizione.
In generale tutti i consiglieri intervenuti hanno comunque lodato l'iniziativa C'entro in bici, indipendentemente dalla possibilità di stenderne un bilancio.
Il consigliere di Rifondazione comunista ha proposto l'introduzione di un sistema di abbonamento per favorire maggiori entrate, da utilizzare per la manutenzione dei mezzi, e eventualmente un'indagine sulla soddisfazione dei cittadini in possesso della chiave.
L'idea è stata ripresa da molti consiglieri, con sfumature differenti, e molti hanno proposto delle migliorie del servizio: Giampaolo Fedi (Verdi) ha suggerito un canone annuale, Mario Vietti (Aosta Viva) l'impiego della carte Vallée come borsellino elettronico per pagare ogni “corsa”, Giuseppe D'Alessandro (Stella Alpina) l'incameramento di una quota fissa di 5 euro da parte del Comune nel caso di mancato utilizzo della bicicletta, e Antonello Parisi (Federazione Autonomista) un generale potenziamento di C'entro in bici.
Unica voce contraria, quella di Davide Bionaz (Aosta Viva), il cui pensiero si può così riassumere: “Le biciclette nessuno le usa, le ho sempre viste parcheggiate nelle rastrelliere, inoltre pesano un quintale, cosa che scoraggia potenziali utilizzatori, e costano inutilmente all'amministrazione, perciò propongo di sospendere il servizio e di puntare piuttosto sul potenziamento delle piste ciclabili”.
Sia come sia, Guglielminotti ha ricordato agli astanti che tra 120 giorni il consorzio Metis del Politecnico di Milano, al quale è stato affidato l'incarico di predisporre il piano generale urbano sul traffico, presenterà all'amministrazione comunale una prima bozza del documento. Solo allora, ha aggiunto, “sarà possibile discutere con maggiore cognizione di causa della questione delle piste ciclabili e in generale di quanto attiene a quanto abbiamo discusso finora. In generale spetta ai professionisti, appositamente incaricati dal Comune, e in possesso di tutti i dati utili, riflettere sulla possibilità concreta di apportare questo o quel miglioramento”. Anche alla luce di queste precisazioni Valter Manazzale ha ritirato la mozione.