L’assenza è qualcosa che colpisce con il suo insinuarsi nella quotidianità. Don Isidoro Giovinazzo, parroco di Pollein, ne è consapevole e ha infuso ogni energia per far sì – nel celebrare nel pomeriggio di oggi, martedì 14 giugno, il funerale di Marco Cattarinussi, il motociclista 50enne deceduto in un incidente a Gignod – che le sue parole fossero il primo lenitivo al dolore del distacco.
Lo ha fatto fin dal momento di accogliere il feretro nella piccola chiesa dedicata a San Giorgio, che non è bastata a contenere amici e conoscenti dello scomparso, giunti per un ultimo saluto che non avrebbero mai pensato di trovarsi a dare. “E’ con noi Marco, – ha sottolineato il sacerdote – e con quel bel sorriso che aveva ci dice ‘io sono con voi’”.
Dopodiché, anche la scelta del Vangelo di Matteo (il passo noto per “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”) è stata motivata “perché ben si accosta all’anima e al cuore di questo mio amico, Marco, che conosco da quando sono un bambino”. Una decisione presa perché “Dio non lo vediamo con gli occhi della carne, ma attraverso chi ci cammina accanto”.
Parole attraverso cui il celebrante ha ricordato anche “Bruna, Ennio, i genitori di Marco: la carezza che faccio a lui, la faccio anche a loro”. L’omelia è stata poi dedicata, in buona parte, a evocare il carattere di Cattarinussi, che “tutte le volte che ci incrociavamo, e lui era più grande, ci ha sempre dedicato un sorriso, un saluto”. Una partecipazione “bella, sorridente” e “anche crescendo, non ci siamo mai persi”.
A metà tra i ricordi d’infanzia, e di vita vissuta, il parroco si è quindi soffermato sul giorno in cui l’amico osservò, in una delle volte che “veniva a trovarmi”, quanto “è importate avere un padre spirituale”. “Affidatevi a lui, che non si sbaglia. – ha esortato don Giovinazzo – Anche oggi, con tutte le perplessità, le domande… Perché il male ci vuole togliere il sorriso, la gioia, le delizie, le cose belle? Diamogli un calcio nel sedere al male. Il Diavolo non ce lo può rubare”.
Rivolgendosi ai figli dello scomparso, il celebrante ha mostrato il cammino da imboccare nei momenti in cui la tristezza busserà alla porta: “è un tesoro il vostro papà, che vi resterà nel cuore”. Quindi, un ultimo ricordo, “faceva l’ascensorista”, Marco, e “voglio pensare che abbia preso quell’ascensore, che si apre e si chiude, che non funziona bene, per dire ‘Sali con me in paradiso, ti faccio dare una sbirciatina, poi torni giù”.
Poco prima dell’attimo in cui il feretro – sovrastato da un mazzo di rose rosse – ha lasciato la chiesa, seguito dai figli dello scomparso, dal fratello Sandro e dalla sorella Stefania, don Giovinazzo, non senza faticare a trattenere l’emozione, ha ribadito la promessa all’amico di gioventù: “Ci vediamo nel cortile del paradiso”. Un appuntamento cui, idealmente, tutti i presenti si sono dati convegno.
Le indagini sul sinistro
E’ indagata per omicidio stradale la 66enne che era al volante della Citroën Nemo contro cui, nel tardo pomeriggio di venerdì 10 giugno si è scontrato ed è deceduto il 50enne aostano, in sella alla sua Aprilia Pegaso 650. Ricevuti i primi atti dalla Polizia Stradale, intervenuta per i rilievi, la Procura della Repubblica ha aperto il fascicolo sull’incidente verificatosi sulla Statale 27, in località Chez Roncoz a Gignod.
Dalla ricostruzione iniziale del sinistro, compendiata anche dalla testimonianza di un automobilista che procedeva poco dopo la moto, il centauro viaggiava in direzione Gran San Bernardo. Arrivato all’altezza della stazione di servizio, è stato colpito dall’autoveicolo, in uscita dalla stazione di servizio a bordo strada, che stava svoltando verso Aosta. Gli accertamenti proseguono, in particolare su aspetti del sinistro che restano da chiarire.
Tra questi, la velocità della moto al momento dell’impatto e l’esatta posizione di un furgoncino – di cui la donna ha detto agli agenti nella sua prima testimonianza, fortemente sotto choc – fermo sul ciglio della strada che le avrebbe ostruito la visuale nell’immissione, impedendole di accorgersi dell’arrivo del motociclista. Una presenza effettivamente riscontrata (il mezzo è di colore bianco), con la necessità però di capire se si trovasse in un punto tale da ostruire l’orizzonte dell’automobilista. Oltre ai due mezzi coinvolti, la Polstrada ha sequestrato anche il casco indossato da Cattarinussi. Nell’urto, si è slacciato ed è volato alcuni metri distante dal punto dell’urto.
L’intervento del 118 è risultato vano. Il centauro era incosciente da subito e a nulla, purtroppo, sono valsi i diversi tentativi di rianimazione effettuati dai sanitari accorsi a bordo di automedica ed ambulanza. Ad allertare i soccorsi è stato un automobilista e sulla strada si sono precipitate anche le persone che erano al bar della stazione di servizio, sentito il rumore dell’urto. Sul posto si sono formate code e rallentamenti, con l’intervento anche del personale dell’Anas per regolare la viabilità.