False positività al Covid-19, per il medico indagato arriva l’interdizione di 6 mesi

Per Silvio Boggio, 68 anni, indagato per falso in atto pubblico, è arrivata la misura cautelare dell'interdizione dall'esercizio della professione medica per la durata di sei mesi. A disporla Il gip del tribunale di Aosta.
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Cronaca

Il gip del tribunale di Aosta ha disposto la misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio della professione medica per la durata di sei mesi nei confronti di Silvio Boggio, medico di assistenza primaria di 68 anni che, secondo la procura, avrebbe certificato false positività al Covid per poi far ottenere Green Pass rafforzati da guarigione.

L’ordinanza del giudice Giuseppe Colazingari arriva a seguito della richiesta del pm Luca Ceccanti, che coordina l’indagine della polizia.

Nel luglio scorso il medico era comparso dinanzi al Gip Giuseppe Colazingari per essere interrogato, ma aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo la Procura, Silvio Boggio, 68 anni, in servizio per l’assistenza primaria nella valle del Lys, si sarebbe prestato ad attestare – in quattro occasioni, tra febbraio e marzo scorsi – la falsa positività al Covid-19 di pazienti che hanno così potuto ottenere il “Green Pass” da guarigione. La convocazione odierna era stata fissata anche in vista della decisione del giudice sulla misura cautelare dell’interdizione dalla professione chiesta per il dottore dalla Procura della Repubblica.

“Dobbiamo ancora valutare alcuni aspetti dal punto di vista difensivo. – aveva commentato l’avvocato Marco Bich, rispetto alla scelta di non rispondere alle domande del Gip – Non viene contestata una ‘stamperia’ di Green Pass, ma quattro episodi. Pertanto, vanno ancora approfonditi determinati aspetti”. Il difensore ha inoltre chiesto al giudice di respingere la richiesta inquirente d’interdizione, motivando l’opposizione con il fatto che, non essendo il “Green Pass” al momento più previsto dall’ordinamento, è impossibile l’eventuale reiterazione del reato ipotizzato. Il Gip si è riservato la decisione in merito.

L’inchiesta della Procura è ancora aperta. Assieme al medico sono indagate cinque persone, tutte di fuori Valle. Si tratta di coloro che, per gli investigatori, si erano rivolti al dottore, ricevendo fraudolentemente la certificazione verde, grazie alla quale gli è stato possibile superare le restrizioni introdotte nel periodo pandemico. Le indagini hanno visto anche l’utilizzo di telecamere nascoste: al professionista gli investigatori sono arrivati attraverso alcune segnalazioni che hanno innescato anche alcune rilevazioni statistiche sui “Green Pass” rilasciati in zona. Il fascicolo è affidato al pm Luca Ceccanti.

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