Manuele Enria, studente del liceo scientifico Bérard di Aosta, ha deciso di frequentare il suo quarto anno in India grazie all’associazione Intercultura. Ma perché l’India? Racconta Manuele: “Ero davvero indeciso al momento della scelta, mi avevano proposto una lista di paesi di cui avevo solamente letto nei libri di scuola e di cui non sapevo null’altro. Istintivamente, ricordo di aver scelto di pancia l’India per avere l’occasione di cambiare pianeta per nove mesi trasferendomi in un luogo totalmente diverso dall’Italia, con una cultura e uno stile di vita diametralmente opposti. Volevo ‘farlo bene’ questo scambio”.
Trascorso ormai quasi metà del tempo, Manuele ha ormai individuato le grandi differenze di vita, anche quelle che possono sfuggire ad uno sguardo superficiale, in particolare riguardo la scuola. “Il sistema scolastico indiano si basa quasi totalmente sullo studio mnemonico di molte informazioni, le scuole sono orientate alla classificazione dello studente e le valutazioni sono costanti e fondamentali. Tutti gli studenti sono messi nella condizione di avere gli stessi risultati nei test e i più bravi vengono premiati. La pressione su di loro è altissima poiché la loro carriera futura e la loro figura sociale dipendono dalla scuola”.
Ma come fa Manuele a farsi capire? L’inglese è, a livello scolastico, l’unica lingua utilizzata e nel mondo del lavoro funge da prova della qualità della propria formazione. In famiglia si parla Hindi, lingua ostica in quanto ha un altro alfabeto rispetto all’italiano: “All’inizio avevo parecchi problemi comunicativi, ma nelle ultime settimane ho imparato le espressioni colloquiali basilari che servono nella vita di tutti i giorni grazie alla mia famiglia ospitante, quindi mi oriento molto meglio”. Con la famiglia ospitante Manuele si trova bene, anche se a volte sorgono difficoltà legate ad una cultura talvolta diversissima. Egli afferma di avere un buon rapporto con i “fratelli”, soprattutto con quello più grande, ma racconta di provare talvolta disagio nel sentirsi in dovere di fingere familiarità con persone che, alla fine, sono degli estranei. “L’aiuto più grande – spiega Manuele – me lo sta dando il referente di Intercultura India, un volontario sempre disponibile ad aiutarmi e un consigliere personale che sta diventando un grande amico”.
Il ragazzo si dice infine preoccupato per il ritorno, soprattutto a causa delle materie che non coincidono: letteratura italiana, francese e latino sono discipline sconosciute agli indiani, mentre per quanto riguarda la parte scientifica sono presenti lezioni di chimica, fisica e biologia, ma i programmi non sono gli stessi. Nonostante le difficoltà , Manuele si dice felice della sua scelta di partire per l’India, che definisce “un paese affascinante tanto diverso dal nostro da farci dimenticare della sua esistenza, a volte”.
Sofia Zoppo Ronzero