Convitto Chabod: 60 anni di accoglienza, educazione e socialità

Il Convitto festeggia il 60º anno dalla ricostruzione della struttura regionale. Sabato 15 aprile in programma un convegno, durante il quale sarà presentata la nuova Associazione amici del convitto, e attività pomeridiane per studenti e famiglie.
Convitto Federico Chabod
Scuola

Il Convitto regionale Federico Chabod di Aosta compie 60 anni nel segno del ricordo degli anni lasciatisi alle spalle e delle prospettive di sviluppo ed evoluzione che lo attendono in futuro. Risale al lontano 1962 la completa ricostruzione della struttura, dopo due anni di lavori riaperta e intitolata al primo presidente della Regione. In occasione del 60º anniversario sabato 15 aprile l’aula magna ospiterà il convegno “Convitto: dalla rete nazionale alla rete con il territorio” per ex rettori ed ex convittori, mentre il pomeriggio sarà dedicato ai ragazzi e alle famiglie.

Il rettore Tacito Giovannini, promotore della ristrutturazione del Convitto Chabod nel 1963
Il rettore Tacito Giovannini, promotore della ristrutturazione del Convitto Chabod nel 1963

La storia

Nato nel 1595 come Collège d’études dalla conversione da parte di Carlo Emanuele I di Savoia dell’antico priorato di Saint-Bénin, sino al 1861 il Convitto Chabod resta soggetto a una gestione prettamente religiosa. È il 29 agosto del 1888 quando, desiderosa di formare i nuovi cittadini italiani dopo l’Unità, l’allora Regina Margherita ribattezza l’istituto Convitto nazionale Principe di Napoli.

“Sei anni dopo la ristrutturazione, nel 1968, il Convitto passa dallo status di nazionale a regionale, cosicché la Regione, pur attenendosi alla normativa dei convitti nazionali, ne diviene l’ente pubblico di riferimento al posto dello Stato – rammenta il rettore emerito Carlo Champvillair, la cui carriera prende il via il 1º ottobre del 1960 nei panni di educatore, per poi concludersi con un lungo periodo di rettorato fra il 1989 e il 2010 -. Sotto la mia direzione ho visto crescere il numero di semi convittori e di studenti provenienti dalle scuole superiori e, dal 2004, aprire la struttura anche alle ragazze, un tempo ospiti dell’istituto San Giuseppe e a oggi presenti in numero più o meno pari rispetto ai coetanei”.

La firma di Giulio Dolchi con Corrado Gex alla presenza del rettore Tacito Giovannini
La firma di Giulio Dolchi con Corrado Gex alla presenza del rettore Tacito Giovannini

Lo sviluppo

Sino agli Anni 2000, pur trattandosi di un complesso di alto livello, il Convitto Chabod resta suo malgrado poco conosciuto e penalizzato da un rapporto ancora marginale con le scuole del territorio valdostano.

“Sicuramente la chiusura di alcuni poli simili nella zona della bassa Valle ha catalizzato la presenza degli allievi della scuola secondaria di secondo grado nelle istituzioni scolastiche del capoluogo, mentre i successivi contatti con la San Francesco ci hanno permesso di ampliarci nel settore della primaria e della secondaria di primo grado – spiega l’ex rettore Nello Notari, in carica negli anni dal 2000 al 2017 -. Nonostante la mia direzione brevissima rispetto ai 60 anni di vita del Convitto, posso dire di aver ricevuto le redini di una realtà solida che ho cercato di preservare quale punto di appoggio per tante famiglie in difficoltà o che ne intravedevano il grande valore pedagogico”.

Il lancio della bottiglia da parte di Corrado Gex il giorno dell’inaugurazione
Il lancio della bottiglia da parte di Corrado Gex il giorno dell’inaugurazione

La relazione

Attualmente il Convitto Chabod accoglie un totale di circa 450 ragazzi, tra cui 100 convittori che vi alloggiano e ristorano lungo tutta la settimana e 350 semi convittori che fruiscono soltanto del pasto, tra cui 120 provenienti dalla secondaria di secondo grado, 110 dalla secondaria primo grado e 120 dalla primaria.

“Il mio rettorato è iniziato nel mezzo dell’emergenza pandemica, che ci ha costretti a una completa riorganizzazione con conseguente apertura del vicino e inutilizzato alloggio di servizio per compensare la minore disponibilità di spazi per camere, aule e refettori – racconta Anna Paoletti, attuale rettrice dal 1° settembre 2019 -. I mesi successivi non sono stati semplici, ma siamo tenacemente rimasti attivi e in contatto con le principali scuole di pertinenza del territorio, riuscendo quest’anno a ripartire quasi nella piena normalità per permettere ai nostri ospiti di mantenere e coltivare la socialità perduta in passato”.

Il Convitto non rappresenta per gli alunni soltanto un polo educativo all’interno del quale studiare e svolgere i propri compiti e le proprie mansioni scolastiche quotidiane bensì anche un luogo di incontro e di socializzazione che passa attraverso momenti semplici come un pranzo o un’attività pomeridiana in compagnia.

“Siamo una realtà ampia e diversificata e questo non può che incrementare la ricchezza del percorso che offriamo ai nostri giovani, che possono peraltro beneficiare di un clima di confronto e aiuto reciproco tra coetanei di età e provenienza differenti – prosegue Paoletti, sottolineando la presenza in loco di uno psicologo interno a sostegno di educatori, studenti e famiglie -. Anche nelle maggiori criticità siamo riusciti a tenere in piedi un ambiente di relazioni e socialità tra pari e con le figure adulte, rinnovando proposte e iniziative per affrontare la nostra sfida, ovverosia prenderci cura di loro aiutandoli nelle fragilità”.

Il Convitto a fine lavori
Il Convitto a fine lavori

Le prospettive

Emerge qualche anno fa dalla vicinanza e dal mancato utilizzo del complesso del Saint-Bénin l’ipotesi di promuoverne la ristrutturazione e la ridestinazione a spazio compreso nel Convitto Chabod e necessario a far fronte alle richieste sempre crescenti da parte delle famiglie.

“Dopo aver promosso l’iniziativa presso le forze politiche regionali e dopo l’interpellanza presentata dalla consigliera di minoranza Daria Pulz e approvata all’unanimità, è stato bandito un concorso di idee pubblico la cui aggiudicazione risale al giugno scorso – ricorda la ex rettrice Bice Foderà -. Oramai la destinazione è conclamata e, grazie a questo progetto, il Convitto potrà divenire un punto di riferimento educativo e sociale fondamentale”.

Progettazione per recupero ex priorato Saint-Bénin

La nuova sezione permetterà di implementare il numero di camere per il pernottamento, oltre che di ritagliare una piccola area gioco all’aperto dedicata ai bambini nonché alcune sale polivalenti a servizio della comunità e a supporto per attività esterne altre.

“In una vallata piccola dove larga parte delle scuole superiori è di fatto concentrata all’interno del capoluogo, questa struttura sarà una risorsa preziosa capace di andare incontro a quel bacino di utenza che anno dopo anno viene lasciato da parte per mancanza di spazio a sufficienza – contata Foderà -. Vuoi per il prestigio architettonico dello stabile vuoi per la sua posizione centrale nell’area urbana, credo che la conversione rappresenti un grosso passo avanti il cui compimento, si spera, non richieda troppo tempo”.

Centro Saint-Benin Aosta

L’associazione

Al termine del convegno celebrativo del prossimo sabato, dopo una mattinata di confronto e narrazione di esperienze con i rettori di due convitti nazionali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, è in programma l’assemblea fondante della nuova Associazione amici del convitto, creata sotto iniziativa dello stesso Champvillair.

“Negli anni ho avuto tante occasioni più o meno piacevoli per incontrare alcuni ex convittori, dalle quali è nata l’idea di costituire un gruppo che rappresenti un modo sia per ritrovarsi sia per supportare l’attività del Convitto proponendo iniziative che sfruttino le capacità professionali dei giovani un tempo ospiti della struttura – racconta ancora Carlo Champvillair -. Sicuramente, anche se non riusciremo a finalizzare il tutto già sabato, si tratterà di un primo passo avanti che si nutre dell’entusiasmo testimoniato anche dalle ragazze e dai ragazzi attualmente ospiti”.

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