Principesse, attiviste, studentesse, figlie, madri, mogli. Strette nelle maglie dei ruoli, degli stereotipi, degli abiti. Spinte dal desiderio di ribaltare la propria condizione, dall’urgenza di prendersi la propria rivincita, dalla necessità di mettere in discussione lo sguardo, il pensiero e il cuore dell’altro, oltre che dello spettatore. A maggio, in occasione del mese mariano e delle rose, le protagoniste sono loro, le donne: registe, attrici e protagoniste, drammatiche, storiche e comiche, e cinque grandi film con cui noi di Aiace Vda vogliamo omaggiarle.
Spencer (disponibile su Prime Video)
Pablo Larrain, 2021
Cast: Kirsten Stewart, Jack Farthing, Timothy Spall
In questo mese dedicato alle figure femminili nel cinema non potevamo non selezionare un’opera del regista cileno Pablo Larraín che, nella sua filmografia, è stato in grado di creare ritratti intimi e complessi di donne iconiche guidando le performance di attrici di grande talento.
“Spencer” è stato uno dei titoli più discussi della passata stagione cinematografica, in quanto rappresenta una nuova visione della vita della principessa Diana, interpretata magistralmente da Kristen Stewart. Il film non è un biopic convenzionale, come molti altri film su persone realmente esistite, ma piuttosto una meditazione viscerale e psicologica su uno dei membri più iconici della famiglia reale britannica. La trama si svolge in un weekend natalizio del 1991, in cui Diana trascorre il tempo con la famiglia reale alla tenuta di Sandringham. Durante questo periodo, la principessa si sente sempre più isolata e confusa dalla sua vita e dal suo ruolo all’interno della famiglia reale. Le sfide che Diana affronta includono il suo matrimonio infelice con il principe Carlo, la sua lotta contro l’immagine pubblica che altri hanno creato per lei e il suo senso di inadeguatezza come madre. Larraín non presenta la storia della principessa come un racconto lineare e completo della sua vita, ma piuttosto si concentra su un breve periodo di tempo dipingendo un personaggio profondamente umano. Il regista mostra una versione di Diana che lotta per mantenere la sua sanità mentale in un ambiente opprimente e alienante. La sua rappresentazione è cruda, realistica e spesso inquietante, e l’interpretazione di Kristen Stewart aggiunge ulteriore profondità alla sua performance. Una delle caratteristiche distintive di “Spencer” è l’utilizzo di elementi horror e thriller per sottolineare il senso di isolamento e ansia di Diana. In questo senso, il film presenta molte affinità con un altro grande film di genere, ovvero “Shining” di Stanley Kubrick: entrambi utilizzano elementi visivi e sonori inquietanti per esplorare le menti dei loro protagonisti e la loro lotta contro la solitudine e l’alienazione.
In “Spencer”, Larraín crea una serie di immagini impressionanti che enfatizzano il senso di disagio di Diana, come i corridoi vuoti e bui del palazzo di Sandringham o i dettagli angoscianti del suo disturbo alimentare. Questi elementi, insieme alla colonna sonora di Jonny Greenwood, creano un’atmosfera di tensione costante che rende il film non solo un’esperienza viscerale, ma anche emotiva. Il film può non soddisfare le aspettative di coloro che cercano un tradizionale biopic poiché Larraín dipinge un ritratto personale di un’icona popolare e presenta una versione raffinata e inquietante di un personaggio che ha conquistato il cuore di molte persone. Operazione già riuscita con l’ottimo “Jackie” (2016) nel quale vengono raccontati i giorni seguenti l’attentato di Dallas al presidente John F. Kennedy attraverso gli occhi di sua moglie Jacqueline Kennedy (Natalie Portman). Potete recuperare anche questo film su Amazon Prime Video.
La rivincita delle bionde (disponibile su Netflix)
di Robert Luketic, 2001, USA
Cast: Reese Whiterspoon, Luke Wilson, Jennifer Coolidge
Nei film adatti alla famiglia, soprattutto nelle commedie, è raro vedere personaggi di donne forti, ambiziose e allo stesso tempo amanti della manicure, come se questi due mondi si dovessero per forza escludere a vicenda; e ancora più raramente si trovano storie di donne che supportano altre donne. In “La rivincita delle bionde” c’è tutto questo e vederlo fa un gran bene all’anima!
Elle Woods è una giovane donna appagata dalla vita: è ricca, ha un bel fidanzato di cui è innamorata, un adorabile chihuahua, tante amiche che la sostengono nella confraternita di cui è Presidente e un armadio pieno di vestiti alla moda. Warner, il fidanzato, l’ha appena invitata a cena nel ristorante in cui hanno avuto il loro primo appuntamento e Elle è convinta che stasera finalmente le chiederà di sposarlo, ma nulla è più lontano dalla realtà. Warner andrà all’università di Harvard ed è intenzionato a diventare senatore, avrà bisogno di una donna più “adeguata” e meno frivola al suo fianco e decide quindi di chiudere la relazione con Elle. Superato il periodo di sconforto per la rottura, Elle decide di attuare un piano per riconquistarlo: entrerà anche lei ad Harvard. Questa commedia ovviamente basata sugli stereotipi legati alle donne che prestano particolare cura e attenzione al proprio aspetto fisico è uno dei più carismatici film che affronta il tema della sorellanza e della disparità di genere. C’è addirittura chi lo definisce il film più femminista di tutti i tempi e, in tutta onestà, non sarò io a dire il contrario.
Tutto porta lo spettatore a pensare inizialmente che Elle non sia abbastanza intelligente o determinata per riuscire a entrare ad Harvard, a partire dai suoi genitori che la definiscono “troppo carina per andare ad Harvard”. Le amiche, invece, non dubitano neanche per un secondo di lei e, seppur non capendo o condividendo la sua scelta, la supportano e la aiutano nella preparazione all’esame di ammissione che passa a pieni voti. Durante il suo percorso ad Harvard, Elle si troverà a scoprire un nuovo lato di se stessa e sarà determinata a proseguire gli studi non più per impressionare Warren, ma per se stessa, senza rinunciare alle sue passioni e alle sue penne dalle piume rosa con cui prende appunti in classe. La rivincita delle bionde non ha infatti bisogno di rinnegare rossetti e gonne corte per dimostrare la legittimità di una donna come Elle ad Harvard e, perché no, in Senato! Una dolce e simpatica commedia che non dimenticherete facilmente.
Se ti è piaciuto, un altro film dai toni leggeri che tratta di sorellanza e disparità di genere è “Mean Girls” disponibile su Sky, mentre un titolo dai toni più drammatici ma sempre molto divertente è “Pomodori verdi fritti” di Jon Avnet, adattamento dell’omonimo romanzo di Fanny Flag. Non è disponibile su piattaforma, ma ce n’è una copia nella fonoteca della Biblioteca Regionale!
Volver – Tornare (disponibile su NOW e Sky Go)
di Pedro Almodóvar, Spagna 2006
Drammatico, Commedia
Cast: Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Duenas
Sono pochi i registi uomini che hanno saputo dipingere con una sensibilità così unica e personale le donne, le loro gioie e i loro dolori. Pedro Almodovar è tra questi e con Volver ci regala un capolavoro tutto al femminile.
Volver rappresenta uno di quei casi di bizzarra intertestualità che caratterizzano la filmografia di Almodovar: la trama del film è infatti la stessa di un romanzo scritto dalla protagonista di Il fiore del mio segreto, altro film del regista su complesse figure femminili. Si racconta di Raimunda, una giovane madre che vive a Madrid con il compagno Paco e la figlia Paula. Durante un tentato abuso da parte del patrigno, Paula lo pugnala a morte. La madre cerca quindi di nascondere la tragedia e il cadavere aiutata dalle donne del quartiere. Ma ciò rievoca fantasmi dolorosi e mai svaniti: dall’aldilà torna Irene, sua madre, a chiederle perdono per riparare alle colpe commesse in vita. In quello che probabilmente è il miglior film di Almodovar si mescolano sfumature fantastiche, commedia e tragedia: tutta incentrata sul tema del ritorno, come se fosse la condanna del génos che si trasmette di generazione in generazione nelle tragedie di Eschilo. Tornano le colpe, accompagnate dai fantasmi del passato pronti ad uscire dalle tombe che si vedono negli splendidi titoli di testa.
Ogni profilo femminile del film emana tutto l’amore che l’autore madrileno infonde nel creare i suoi personaggi: madri, sorelle, figlie, giovani, vecchie, morte, vive. Tutte unite nella sofferenza, spesso generata dagli uomini, qui sia vittime dei delitti che carnefici, violenti e fedifraghi. Le donne di Almodovar sono sempre forti, totalmente autosufficienti e piene di grazia e tenerezza anche di fronte al dolore di una famiglia che è al tempo stesso un rifugio e una prigione maledetta dalle colpe. Perché è da lì che tutto si origina e a cui tutto fa ritorno. Verso la fine del film, Irene guarda in tv Bellissima di Visconti: una madre tornata dall’aldilà guarda un’altra madre che commette errori credendo di poter migliorare la vita della figlia. Irene nella vita e la Magnani sono unite dall’amore materno. Senza sentimentalismi e troppi fronzoli, il maestro madrileno si conferma come uno dei vertici del cinema contemporaneo, capace di farci innamorare delle donne che ritrae, commuoverci con loro, ridere con loro. D’altronde, l’intero cast femminile è stato premiato a Cannes, assieme alla splendida sceneggiatura che, nella propria mescolanza di generi, non dimentica i colpi di scena inaspettati.
Se ti è piaciuto, su NOW e Sky Go trovi altri capolavori del regista spagnolo pronti per una maratona con donne protagoniste: il celebre Tutto su mia madre, dove ritorna il tema della maternità e le donne presenti sono anche transgender, Parla con lei e la folle commedia Donne sull’orlo di una crisi di nervi.
Miss Marx (disponibile su Timvision)
di Susanna Nicchiarelli, Italia, 2020
Storico, drammatico
Cast: Romola Garai, Maria Vera Ratti, Edward Kennedy
“Come i lavoratori sono vittime della tirannia degli inoperosi, le donne vittime della tirannia degli uomini. La donna non sarà più schiave dell’uomo. Il futuro è dalla nostra parte.” Questa citazione tratta dal film “Miss Marx” racchiude in sé tutta l’energia rivoluzionaria e il desiderio di cambiamento della figlia prediletta di Karl Marx, Eleanor. Con la regia al femminile e fuori dagli schemi di Susanna Nicchiarelli, la figura straordinaria di una femminista ante litteram viene restituita alla memoria comune, con la sua vita contradditoria e la sua determinazione di porre fine alla società patriarcale proprio come al capitalismo.
“Miss Marx” racconta con sensibilità la storia di Eleanor Marx in seguito alla morte di suo padre, il celebre filosofo Karl Marx, ideatore della lotta di classe e della rivoluzione proletaria. Nella scena di apertura, Eleanor pronuncia il suo elogio funebre, consapevole di iniziare una nuova fase della sua vita, finalmente libera dall’ingombrante presenza paterna. Viaggia per il Regno Unito per diffondere i suoi ideali ispirati dal socialismo, caratterizzati da elementi incredibilmente femministi, mentre scrive il suo saggio “The Woman Question” e si dedica alla lotta sindacale. Nel frattempo, però, la sua vita privata viene segnata da una relazione tossica con il commediografo Edward Aveling, un uomo arrogante da cui Eleanor dipende fortemente. La loro rottura è proprio uno dei motivi che spinge la protagonista ad una scelta estrema. La regia di Susanna Nicchiarelli mette in dialogo il passato con il futuro in pieno stile pop, trasformando la storia di Eleanor Marx in una versione punk accompagnata dalle canzoni di Bruce Springsteen.
Se questo film vi ha convinto, vi consigliamo di completare la visione della trilogia di ritratti al femminile realizzata da Susanna Nicchiarelli. Oltre a Eleanor Marx, la regista ha raccontato le vicende di santa Chiara d’Assisi nel recentissimo film “Chiara” e della cantautrice Nico in “Nico, 1988”.
Le Pupille (disponibile su Disney +)
Cortometraggio di Alice Rohrwacher, Italia/USA, 2022
Cast: Alba Rohrwacher, Greta Zuccheri Montanari, Valeria Bruni Tedeschi
Nel periodo di Natale, durante la seconda guerra mondiale, una donna abbiente in pena d’amore porta in dono ad un orfanotrofio femminile gestito da suore una gigantesca zuppa inglese in cambio di una preghiera in suo favore. In questo momento di grande carestia segnato da rinunce e privazioni, quella torta è sicuramente dono gradito alle bambine, che si trovano però a dover scegliere tra rinunciare per fare un fioretto a Gesù o cedere alla dolce tentazione.
Vincitore del premio Oscar al miglior cortometraggio di finzione, prodotto da Alfonso Cuaron in persona e con un cast di grandi attrici, Alice Rohrwacher trasporta sullo schermo una storia, liberamente tratta da una fantomatica lettera (mettendo l’accento sulla parola ‘liberamente’), che parla di desiderio e anarchia in un contesto rigido e bigotto che mal accoglie questi sentimenti, concludendosi con una dolcissima ode verso lo spirito di condivisione. Quello vero però.