Non poteva anticipare le avventure che impegneranno il vicequestore Rocco Schiavone nel nuovo romanzo ELP, in libreria dal 6 giugno. Antonio Manzini ha voluto prendere in giro i moltissimi fan che venerdì 19 maggio, nella seconda giornata del Salone del Libro 2023, si sono riuniti nella Sala Rossa del Lingotto Fiere per avere un assaggio del nuovo capitolo della serie, dedicato a due casi di calda attualità sociale da risolvere nel capoluogo aostano.
“Non è un problema ma è difficile presentare un libro che non c’è, che esiste ma il mondo editoriale ha delle regole e ne ha decretato l’inesistenza”, ha esordito Manzini, “allora mi sono interrogato in questi giorni su cos’è che esiste, su quando si possa affermare che un dato oggetto esiste, su quali siano le ascisse e le ordinate che determinano una realtà, che la distinguono dalla fantasia o da una surrealtà. Cos’è che semioticamente possiede i segni per diventare un concetto fruibile?”. Sgomberando il campo da questi interrogativi metafisici, Manzini ha illuso i fan di voler leggere alcuni estratti del nuovo romanzo, “ma non sono pezzi importanti, non sono dettagli sostanziali…Sono degli assaggi per sperare che poi vi piacerà questo libro in qualche modo!”.
Si è però capito fin dalla prima lettura che quelli di Manzini erano degli spoiler inverosimili, che hanno suscitato lo stupore ma anche le risate degli spettatori, incerti se credere oppure no ai colpi di scena rivelati dall’autore. Pierron ricoverato nel reparto di chirurgia che rivela a Rocco “da oggi mi chiamo Cecilia”, Sandra che ha un bambino…Manzini ha cercato di reggere il gioco (“Scusate ho sbagliato, forse questo era meglio se non lo leggevo”), ma ha dovuto presto confessare di aver ingannato il pubblico con i suoi spoiler mendaci. “È tutto sbagliato, tutto ciò che ho letto finora non esiste, è una stronzata che ho scritto questa mattina. Rocco non diventa padre e Pierron non diventa Cecilia”.
Tornando serio, Manzini ha però voluto fare un regalo vero ai suoi tanti lettori e ha scelto un racconto che, questo sì, esiste. “Fa parte di una collana che si chiama Eros in giallo, ma che esiste solo per i tipi della Sellerio. Non i tipi tipografici, ma proprio i tipi, le persone della Sellerio: solo per loro abbiamo fatto questa raccolta di racconti che nessuno ha mai letto. Allora io rompo gli indugi e vi leggo il racconto che ho scritto per questa raccolta, che era segreto e infatti lo posso fare perché Antonio Sellerio, il nostro editore, non c’è”. Manzini ha quindi spiegato con la sua solita ironia che cosa gli abbia fatto scegliere questo racconto come regalo giusto per questa XXXV edizione del Salone del Libro. “Perché ho scelto questo racconto? Perché è un po’ erotico. Allora pensavo che in un momento così buio ci stesse un po’ di erotismo, mezz’ora, mica di più (anche perché poi alla mia età mezz’ora, ragazzi, è già un risultato notevole!). Non mi ricordo neanche il titolo, è stato scritto anni fa. L’ho riletto e mi pareva carino dedicarlo alle persone che si sono fatte la pioggia per venire qua, che stanno a Torino…Insomma tanti problemi!”.
Il racconto ha visto il vicequestore romano impelagato in un appuntamento erotico che si trasforma presto in una scena distopica e imbarazzante, nel momento in cui la ragazza rimorchiata in un locale di Aosta lo sottopone a una pratica di bondage, per poi cadere vittima di un assassinio. Rocco, che era stato incatenato dalla ragazza con le manette ai piedi del letto, si trova così sulla scena del crimine, dove tutti i suoi colleghi ne approfittano per fotografarlo, schernirlo e fare di tutto pur di non liberarlo, costringendolo a rimanere incatenato e a “provare come ci si sente dall’altra parte”. Quando tutti sembrano averlo lasciato da solo e Rocco si dispera perché non sa come liberarsi, finalmente si sveglia e si rende conto di essere svenuto nel bel mezzo dell’amplesso erotico poco tradizionale. Si rende conto allora di essere stato adescato da una ragazza che aveva voglia non tanto di sperimentare con lui pratiche sessuali alternative, bensì di stordirlo con qualche sostanza e impadronirsi di una cartellina con documenti ufficiali. Usando le stesse manette con cui era stato legato dalla ragazza, Rocco “torna dall’altra parte”, ma “gli resta sulla pelle la sensazione della sua intimità, come se non fosse stato tutta una visione, ma la realtà“.
2 risposte
Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?
Manzini scrive delle storie prive di spessore ( vedi ad es. Pista nera ), che non possono essere confuse con dei veri romanzi. E se anche volessimo dire che la semplicità è il suo “stile”, occorre aggiungere che non vi è nulla di più complicato che il saper essere semplici. Parlando di un fiore che cresce si può anche fare filosofia; ma il più delle volte si fa soltanto botanica, se ci allontaniamo dai perché. A Manzini risulta difficile mettere questi perché nelle sue storie; sembra non ricordarsi che autore e libro sono la stessa cosa. Si dimentica che il racconto in sé è soltanto un espediente, perché, ripeto, se parliamo di un fiore che cresce, senza sottintendere un motivo diverso, siamo soltanto banali.