Dopo l’annus horribilis 2022, che ha portato a una diminuzione del volume dei ghiacciai di circa 4 metri, i giganti di ghiaccio della Valle d’Aosta paiono tornare in salute. Grazie agli importanti accumuli nevosi dell’inverno, se le temperature dell’imminente estate si riveleranno standard, la perdita di massa stimata potrebbe tornare ad allinearsi alla media di circa un metro e mezzo degli ultimi venti anni.
Poco lontano dalle vette valdostane, i vicini di frontiera svizzeri sono reduci da un referendum in difesa delle proprie cime con il quale, grazie a un 59,1% di risposte favorevoli, sono state domandate al Governo misure a favore della neutralità climatica.
I ghiacciai valdostani
La situazione dei ghiacciai della Valle d’Aosta dipende da due fattori ambientali principali: la quantità di accumuli di neve registrati durante l’inverno e le condizioni meteorologiche più o meno calde e soleggiate rilevate durante l’estate.
“Il ghiaccio tende a sciogliersi in maniera più rapida e intensa se lo strato di neve che lo ricopre è troppo sottile così come, viceversa, esso riesce a resistere anche a temperature più elevate in caso di spessore maggiore – spiega Edoardo Cremonese dell’ufficio cambiamenti climatici di Arpa VdA -. In realtà al momento è troppo presto per comprendere lo stato di salute effettivo delle nostre montagne, che dipenderà per larga parte dai livelli di pioggia e dal tempo di questi mesi più caldi”.
Al momento, gli esperti hanno monitorato soltanto i due ghiacciai del Rutor e del Timorion, i cui accumuli annuali si sono dimostrati inferiori del circa -25/-30% rispetto al periodo 2003/2023. Migliorano dunque i numeri rispetto al tragico 2022, quando essi erano risultati sotto media addirittura del -50%, con 469 mm di equivalente di acqua sul Timorion e 1077 mm di equivalente di acqua sul Ruitor.
“Il quadro è sicuramente molto più favorevole rispetto all’anno passato e si attesta sostanzialmente nella media degli ultimi due decenni – rassicura ancora Cremonese -. Se la stagione estiva sarà allineata a quelle passate quanto a meteo e precipitazioni, anche le perdite dovrebbero potersi fortunatamente assestare”.
I ghiacciai svizzeri
Con il referendum di ieri, domenica 18 giugno, la Svizzera si è prefissata l’obiettivo di raggiungere entro il 2050 il traguardo delle zero emissioni per essere in grado di arginare le conseguenze di cambiamenti climatici e inquinamento atmosferico sulle proprie montagne.
I cittadini si sono così dimostrati sensibili agli allarmi lanciati a più riprese da scienziati e ambientalisti, i quali hanno stimato in soli 6 anni tra il 2016 e il 2022 una perdita del 12% del volume complessivo dei ghiacciai locali. Ma anche il Governo ha voluto far sentire la propria video stanziando circa 2 miliardi di franchi in 10 anni a sostegno di della conversione da impianti a combustibili fossili a sistemi più green; previste anche misure economiche che incoraggino l’innovazione tecnologica ed energetica delle aziende elvetiche.