Croci in vetta, la posizione del Cai e le polemiche

Le dichiarazioni a margine di un convegno da parte del direttore editoriale del CAI Marco Albino Ferrari hanno fatto scoppiare la polemica, con prese di posizione da parte di esponenti delle destre. Don Papone: "In passato avevano un simbolismo molto forte. Se viene a mancare quello non è più legittimo". Piermauro Reboulaz Presidente del Cai VdA: "Manteniamo e valorizziamo quelle presenti, ma perché andare ad inserirne di nuove?".
croci in vetta
Montagna

Chi nel programmare una gita in montagna non ha mai focalizzato la meta dell’arrivo in una croce posta in cima alla vetta? A riaccendere nei giorni scorsi il dibattito sulla loro presenza sulle Alpi è stato il Cai, il Club alpino italiano.

Le dichiarazioni al centro della polemica

A margine del convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano per riflettere sulle tematiche proposte nel libro Croci di vetta in Appennino di Ines Millesimi, il direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Club Alpino Italiano (CAI) Marco Albino Ferrari ha sostenuto la necessità di lasciare integre le croci esistenti, “perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime” perché “anacronistiche e divisive”. Posizione sulla quale si sono detti d’accordo anche altri relatori dell’appuntamento. Al convegno hanno partecipato anche Monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi) e il professore di diritto dell’Università Cattolica Marco Valentini.

“Tesi, questa, condivisa pienamente dal Club Alpino Italiano. – si leggeva solo qualche giorno fa sul sito de Lo Scarpone –  Il CAI guarda infatti con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli, …). Questo perché – è giusto evidenziarlo una volta di più – rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza”.

L’intervento dei Ministri Santanché e Salvini

Poche parole che sono però bastate a far montare la polemica soprattutto da parte delle destre, con la ministra del turismo Daniela Santanché che si è detta alla agenzie di stampa domenica “basita”. “Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto”. A intervenire su Facebook anche il Ministro delle infrastrutture e trasporti Matteo Salvini: “Penso che la proposta di “vietare” il Crocifisso in montagna perché “divisivo e anacronistico” sia una sciocchezza, senza cuore e senza senso, che nega la nostra Storia, la nostra cultura, il nostro passato e il nostro futuro”.

Le scuse del Cai

Prese di posizione che hanno costretto il Cai ad una marcia indietro e alle scuse. Il Presidente del Club alpino italiano Antonio Montani spiegava ieri come “quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce.  Voglio scusarmi personalmente con il Ministro per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto”.

“In passato avevano un simbolismo molto forte per la comunità”

A dirsi d’accordo, in parte, con Ferrari sono don Paolo Papone, il parroco – alpinista del Cervino e Piermauro Reboulaz, presidente del Cai Vda.

“Le croci sulle vette – ricorda il religioso – sono stati degli eventi di popolo, avevano un senso popolare e un simbolismo molto forte. Se viene a mancare quello non è più legittimo.Oggi la croce in vetta può avere un significato emozionale, ma è un fatto individuale e non più condiviso come in passato. Se si vogliono metterne di nuove, devono essere piccole, molto discrete, per evitare che possano far violenza o far patire qualcuno”.

Anche per Piermauro Reboulaz Presidente del Cai VdA: “Il senso di mettere le croci sulle vette è forse un po’ venuto meno rispetto al passato. Nessuno ha mai detto comunque di voler togliere quelle che ci sono, anzi oltre a mantenerle quelle vengono valorizzate. La domanda è però perché andare ad inserirne di nuove? Personalmente penso che anche si vogliono ricordare degli amici caduti in montagna o altri avvenimenti, forse sarebbe meglio organizzare qualcosa di più impegnativo, come ad esempio una giornata tutti insieme a pulire un sentiero, anziché la croce o targhetta sulla vetta”.

Una risposta

  1. Salvini e Santanchè pensiamo a lavorare invece di inventarsi polemiche! Fossero questi i problemi dell’Italia

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