La presente in nome e per conto di mio padre, settantaquattrenne laringectomizzato con il Morbo di Parkinson, invalido certificato al 100×100 con una piaga da decubito ad una caviglia. Tutti fattori che gli impediscono di poter utilizzare una tastiera e di poter parlare per denunciare il trattamento che ha dovuto subire nei giorni scorsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale Regionale “Umberto Parini”.
Mio padre è giunto al Pronto Soccorso dalla casa di cura privata che lo ospita lunedì 20 novembre nel tardo pomeriggio principalmente a causa di valori di ossigenazione bassi. Ha passato la notte di lunedì, il mattino di martedì, il pomeriggio di martedì e la sera di martedì sempre sulla stessa barella, senza cibo. A detta dei sanitari avrebbe passato in queste condizioni anche la notte di martedì se non anche tutto il giorno di mercoledì. Sempre su quella maledetta barella in Pronto Soccorso, ancora senza cibo.
Preciso che non era in attesa di esami clinici. Era semplicemente in attesa che si liberasse un posto letto nel reparto di Medicina. Posto letto che, a detta stessa dei sanitari presenti, non si sapeva né se né quando sarebbe stato disponibile.
A questo punto, visto che il quadro clinico era sotto controllo, ho sollecitato i sanitari per riportare mio padre nella struttura privata dove avrebbe trovato assistenza sanitaria ma soprattutto una sistemazione dignitosa con un letto antidecubito e qualcosa da mangiare.
Evidentemente c’è qualcosa nella sanità valdostana che non funziona. Il Pronto Soccorso accoglie i pazienti ma stante la penuria di disponibilità di posti letto nei reparti si crea un ammassamento di pazienti nei vari ambienti dello stesso Pronto Soccorso.
A chi è da ricondurre questa situazione? All’Azienda Sanitaria che non riesce ad organizzarsi nel distribuire i pazienti nei reparti dal Pronto Soccorso? All’Amministrazione Regionale che dovrebbe intervenire per realizzare reparti adeguati alla domanda dei valdostani? Ai troppi pazienti che si ammalano?
Ci tengo a precisare che i sanitari del Pronto Soccorso hanno garantito assistenza a mio padre con competenza e dedizione: mentre li guardavo che passavano da un paziente all’altro mi sono sembrati dei soldati stanchi costretti a combattere una battaglia con armi spuntate. Una battaglia che da soli non saranno in grado di vincere: non per volontà loro ma per incapacità dei loro generali. E le vittime inermi di questa battaglia sono i pazienti.
Invito le persone che dovessero trovarsi in una situazione simile a mio padre a segnalare questi disservizi: scrivendo all’Ufficio Relazioni col pubblico (urp.aosta@ausl.vda.it), ai giornali locali e ai nostri consiglieri regionali.
L’unico modo per avere un cambiamento è far sentire la nostra voce di cittadini che, ricordo sommessamente, paghiamo le tasse per avere anche una sanità, se non perfetta, almeno dignitosa. Mio padre ha potuto uscire da questo incubo perché poteva permettersi una struttura privata che l’ha accolto tamponando l’incapacità del nostro servizio sanitario regionale. Altre famiglie valdostane non hanno questa fortuna e rischiano di vedere “parcheggiato” un loro caro in Pronto Soccorso per giorni e giorni.
E questo oltre a non essere giusto, non è degno di uno Stato che voglia minimamente definirsi sociale.
Dott. Matthieu Bich
9 risposte
Avete perfettamente ragione. Il magna magna continua. Purtroppo sono ormai più di 70 anni che in regione governano sempre gli stessi partiti che si definiscono autonomisti perché ci sono gli idioti che continuano a votarli siccome credono che questi qui siano i soli che fanno gli interessi dei valdostani
mentre i partiti nazionalisti sono servi di Roma. Ed è vero gli
autonomisti tutelano i valdostani ma solo quelli che hanno le mani in pasta in certi settori come les batailles des reines, turismo, montagna, sport invernali e altri, casinò, foire de saint ours perché si sa che questi settori producono reddito da potersi spartire solobtra gli addetti ai lavori e i politici invece di destinarne una parte per i settori più bisognosi come sanità, scuola, welfare, infrastrutture. Questa è la mafia valdostana che si è affiancata a quella meridionale. Le case popolari solo agli immigrati, i diritti civili solo alle femministe, ai lgbtq ( e qui i soldi per i gay pride si trovano sempre), alle donne vittime di violenze tra le mura domestiche , mentre sei sei una donna sola, malata, con una misera pensione, anziana con tanti problemi che hai bisogno di parlare con qualcuno non trovi nulla perché i centri di occupano solo di tutelare le donne vittime di violenza e le altre forme non sono donne ma figlie di un dio minore. Forse più di 70 anni fa avevano riconosciuto con in trattato che tutti esseri umani nascono con i diritti civile. Forse alla nascita ma crescendo se non segui il pensiero unico politicamente corretto, se non diventi femminista o LGBTq, se non voti a sinistra, se noi sei un immigrato, se non vivi da parassita, se rispetti le regole, se lavori onestamente, se non sei egoista, prepotente, sborrone, fancazzista, se non fai il ruffiano, se paghi regolarmente le tasse, se non corrompi stai pur certo che non potrai mai recriminare i tuoi diritti neanche quello di poterti curare gratis, o all’istruzione o di poter vivere una vita dignitosa. Forse invecchiando non ci saranno neanche più soldi per le case di riposo e gli unici diritti che ci riconosceranno sarà quello all’eutanasia anche perché oggi giorno chi per diversi motivi non riesce a stare al passo della società progressista viene tagliato fuori ed è l’unica via che ci rimane è l’autoeliminazione.
Purtroppo la sanità valdostana va sempre peggio, questa esperienza è allucinante e indegna di un paese civile, siam 4 gatti in valle eppure i nostri governanti da strapazzo anzichè trovare una soluzione a questa necessità primaria della popolazione che è la salute pubblica pensano a progetti faraonici. Sono sempre più disgustato perchè questo non è un caso limite.
La richiesta della conoscenza della lingua francese per lavorare in ospedale è stata una rovina che si è protratta per decenni… sommata ad altri problemi, ecco la tempesta perfetta!.. Avremmo potuto avere eccellenze da tutt’Italia e dal mondo senza questa stupida clausula, (visto che il francese in Valle d’Aosta NON SI PARLA!!!!!)… anche questo ha fatto e fa sempre parte del “magna-magna”… Fortuna che almeno in tempi di Covid ha prevalso il buon senso…
Ma a che pro mettere la dicitura “dott.” davanti al nome e cognome? Sa un pò di atteggiamento snob…
cosa c’entra ? magari è semplicemente laureato.
Il problema è che molti reparti hanno dovuto ridurre i posti letto per mancanza di personale, come in altre regioni occorre fare nuove assunzioni, suggerirei di mettere il francese come opzione facoltativa in modo definitivo per le assunzioni.
pazzesco…
concordo. Situazione molto peggio dell’immaginabile.
Mi spiace molto per il papà.
…Il “magna-magna” di questi ultimi decenni si vede… La Sanità Regionale avrebbe dovuto/potuto essere di top gamma e invece le “cadreghe” sono cambiate nel tempo, ma il “magna-magna” è sempre quello…