“Non é meglio avere dei genitori imperfetti, ma capaci di amare?” È la domanda che si è posta Antonella Ferrari, attrice, scrittrice e madrina dell’Aism – l’Associazione italiana sclerosi multipla -, alla presentazione del suo nuovo libro Comunque mamma, la storia di una ferita ancora aperta, dove parla della sua non maternità.
La sclerosi multipla ha cambiato la vita di Antonella che non ha avuto la fortuna di avere una diagnosi precoce, mentre grazie alla ricerca oggi è pressoché immediata: “I primi sintomi li ho avuti all’età di 11 anni – ha raccontato durante la serata alla libreria BrivioDue di Aosta -. E la diagnosi l’ho avuta a 29 anni. In quel periodo mi sono sentita dire di tutto tranne che la verità e soprattutto che i miei problemi erano riconducibili allo stress e che mi sarebbero passati. Invece peggioravano e un giorno, per fortuna, i neurologi hanno scoperto che avevo la sclerosi multipla”.
Quando le è stata diagnosticata la malattia, per Antonella è stata una bella notizia perché finalmente sapeva contro cosa doveva combattere, poteva iniziare a curarsi, e non avrebbe più dovuto vergognarsi di quello che provava. Nel suo primo libro, Più forte del destino, racconta della mancata diagnosi e della sua malattia.
Comunque mamma parla invece della sua battaglia alla ricerca di un figlio, da quando ha conosciuto suo marito Roberto, che ha capito poter essere il padre dei suoi figli, fino a che non ha iniziato a parlare ai medici dicendo di voler avere un bambino. “La malattia ovviamente c’entra molto, non perché non abbia avuto figli per questo motivo, con la sclerosi multipla puoi tranquillamente avere figli, ma a me non è arrivato”.
E ha voluto specificare: “Quando mi hanno diagnosticato la sclerosi multipla ero messa molto male e allora i dottori hanno dovuto curarmi con terapie molto pesanti. Quindi, un susseguirsi di eventi mi ha portato a non essere mamma, anche se ho sempre avuto un forte desiderio di maternità sin da quando ero ragazza.”
All’epoca i medici le hanno permesso di interrompere le terapie in occasione del suo matrimonio, a 36 anni. Come racconta nel libro infatti, tutto nella sua vita è successo in ritardo, perché ha conosciuto suo marito in ritardo e ha iniziato tardi a cercare un figlio, anche se già da ragazza si sentiva pronta per essere mamma.
Ma è in questo periodo di ricerca che Antonella ha subito moltissime delusioni: “Quando questo tanto atteso figlio non arrivava mi sono informata e ho scoperto che quando fai determinate terapie puoi congelare l’ovulo, e a me questa cosa non è stata proposta”.
Anche la fecondazione assistita le è stata negata e così, Antonella e il marito Roberto hanno deciso di provare con l’adozione, sperando di trovare un bambino a cui donare tutto il loro amore. Purtroppo, neanche questa soluzione ha funzionato, donando alla coppia un immenso dolore, perché non è permesso a una donna con sclerosi multipla di adottare un bambino.
Visto che un figlio non arrivava, ma la voglia di Antonella di crescere qualcuno non era mai andata via, la coppia ha deciso di prendere un cagnolino. Grisù ha oggi 17 anni e mezzo ed è il “bambino peloso” di Antonella, che l’ha fatta sentire mamma in tantissimi momenti della sua vita.
“Mentre ho fatto pace con la malattia, con la diagnosi e tutto il resto, devo essere sincera: io con la non maternità non ho ancora fatto pace. Ho scritto questo libro con la speranza di accettarlo e conoscere tante donne che si sono trovate nella mia stessa situazione.”
Comunque mamma è dedicato a tutte le “non mamme” come Antonella, ma anche alle mamme che hanno avuto fortuna e che magari hanno la sclerosi multipla e riescono a convivere serenamente anche con un bambino.
Antonella ha spiegato anche il ruolo importante che la fede ha avuto per lei nel corso della sua vita e nel suo libro ha riportato le parole di conforto del suo parroco, su cui ancora oggi riflette: “Tu sei già madre, Antonella. C’è il modo solito di essere madre e poi ce ne sono altri, meno comuni. Sei madre del libro che hai scritto, dei tuoi spettacoli teatrali e di tutti i tuoi progetti. Sono creazioni tue che non esisterebbero senza di te e hanno un valore per tante altre persone”.
Il sogno di Antonella per questo libro è che diventi presto un film, sperando anche che si metta mano alla legge sull’adozione. Scrivere è stata una terapia, un modo per curare la sua ferita ancora aperta, anche grazie al confronto che spera di accendere tra le donne che leggeranno Comunque mamma.
Una risposta
Grazie per realizzare questa intervista perché aiuta a far conoscere non solo il decorso de una malattia poco conosciuta ma anche a riflettere sulla esperienza di questa donna: Antonella, che ha un forte desiderio di diventare mamma, ma purtroppo le leggi sull’adozione non lo consentono.
Vi domando se si può fare una “campagna di raccolta de firme” come iniziativa popolare per chiedere la modifica de tale legge, in modo da poter aiutare nella loro battaglia per far valere i diritti di queste donne coraggiose che si sentono in grado di dare tanto amore e ci sono così tanti bambini in questo mondo che ne hanno bisogno!
Marta Junin