Il delitto di La Salle è stato definito un femminicidio dalla Procura di Aosta durante la conferenza stampa di ieri (giovedì 11 aprile). Una dichiarazione che inquadra l’omicidio come l’ennesimo episodio di violenza di genere compiuto da un cittadino italiano nei confronti di una donna. Da gennaio a marzo del 2024 in Italia, secondo i dati del Ministero dell’interno 18 donne sono state uccise in ambito affettivo/familiare.
A sottolineare la gravità della situazione, nella tarda mattinata/primo pomeriggio di ieri, davanti al tribunale di Aosta è comparso un cartello – di cui abbiamo ricevuto le foto – su cui spiccano i nomi delle ultime (in ordine cronologico) donne vittime di femminicidi. Tra questi nomi anche un rimando alla “ragazza francese”, Auriane Nathalie Laisne vittima del delitto di La Salle.
Il gesto è stato compiuto da un gruppo denominato “Eva, colei che osò conoscere” che, in occasione dell’8 marzo e del 25 novembre, utilizzano cartelloni come quello comparso ad Aosta per protestare contro i femminicidi. L’obiettivo? “Cambiare il paradigma: basta pensare che queste violenze siano un problema delle donne, bisogna fare qualcosa per cambiare il contesto culturale di un paese in cui se una donna viene stuprata, la colpa è di come era vestita. Questa mentalità si può cambiare istituendo una educazione sessuale obbligatoria nelle scuole e coinvolgendo gli uomini nel dibattito”, dichiara una rappresentante del movimento.
“Sul fondo colorato del cartello si vedono due cuori che formano una clessidra. Uno è grigio, l’altro colorato è fatto all’uncinetto e inchiodato. Il cuore rovesciato e inchiodato vuole ricordare uno scroto e si tratta di una provocazione a sottolineare la crudezza di questa realtà. Attorno si leggono i nomi delle donne uccise dall’inizio dell’anno e c’è una casella bianca che evoca, purtroppo, l’attesa del nome della prossima vittima”.