Ritenendo “discriminatoria” una nota interpretativa ministeriale del 2018 ad un quesito posto dal Consiglio nazionale del notariato, tre notai torinesi avevano fatto ricorso al Tar del Lazio, per avere la possibilità di svolgere occasionalmente la professione in Valle d’Aosta. I giudici lo hanno però dichiarato inammissibile, ponendo a fondamento della loro decisione la peculiare situazione bilingue della Valle d’Aosta.
I ricorrenti erano intenzionati a sfruttare la possibilità fornita dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2017. Secondo loro, questa norma avrebbe consentito loro di lavorare in tutto il distretto della Corte d’Appello di Torino, che include la Valle d’Aosta. I giudici, tuttavia, ricordano – riprendendo lo Statuto della Regione – che “nella Valle d’Aosta la lingua francese è parificata a quella italiana. Gli atti pubblici possono essere redatti nell’una o nell’altra lingua”.
Il ministero della Giustizia si è costituito in giudizio e ha evidenziato che in qualità di pubblici ufficiali i notai svolgono un’attività che presuppone “un quotidiano confronto con le diverse realtà linguistiche presenti nel territorio regionale di riferimento”. Ciò rende necessario che “posseggano la conoscenza della lingua francese secondo le modalità previste dalla norma”.
Stando ai dati presenti sul sito del Consiglio nazionale del notariato, in Valle d’Aosta sono attivi sei notai, cinque nella città di Aosta ed uno a Verrès. Nel 2022, nella nostra regione gli atti ogni 100mila abitanti sono stati 7.812, più di quelli del Piemonte, dove il dato è di 6.989.