La famiglia immigrata, la sua funzione nel favorire l’inserimento nel contesto sociale d’arrivo, le difficoltà, i traumi che la migrazione lascia nel nucleo familiare, le politiche familiari attualmente adottate per sostenere l’inserimento e quelle che andrebbero invece attuate.
Questi e tanti altri saranno i temi dibattuti nel convegno “Stranieri divisi, stranieri ritrovati. La famiglia immigrata tra traumi e ricomposizioni. Caratteristiche e note culturali delle famiglie immigrate nella relazione con il territorio” in programma per mercoledì 26 novembre 2003, alle ore 9, nella Biblioteca Regionale di Aosta.
“Sentieri interrotti, sentieri ricostruiti: storie di migrazione”, “La famiglia immigrata nei servizi”, “Le politiche familiari nell’inserimento sociale degli stranieri”. Sono questi i titoli di alcuni momenti di riflessione, dibattito che si svolgeranno nel corso della mattinata.
All’inizio degli anni novanta si è registrato in Valle d’Aosta un flusso migratorio caratterizzato da una presenza prettamente maschile in cerca d’occupazione, con bisogni di tipo prevalentemente assistenziale.
In una fase successiva, in seguito a trasformazioni sociali, politiche, economiche e culturali complesse, si è intensificato anche l’arrivo di donne, adolescenti, bambini, che vanno così a ricomporre intere famiglie.
Ed è proprio la famiglia ad essere al centro ora di un nuovo stile di migrazione caratterizzato da una forte tendenza alla stabilizzazione della permanenza.
La famiglia, fulcro dei processi d’inserimento degli immigrati nel contesto sociale.
E’ diminuita inoltre, la distanza tra il numero di stranieri in possesso del solo permesso di soggiorno e quelli residenti, grazie ai seguenti fattori: l’aumento del numero di persone che hanno trovato lavoro (in particolare nei settori agricolo e alberghiero ma anche nelle piccole industrie in bassa valle e nel settore edile); l’incremento dei ricongiungimenti familiari (nel 2001 sono stati rilasciati/rinnovati ben 721 permessi di soggiorno per famiglia su un totale di 2793); la presenza femminile che rappresenta circa la metà del totale dei residenti; l’insediamento di alcune comunità che hanno creato luoghi di sostegno significativi.