I 5 migliori vini della Valle d’Aosta secondo Gambero Rosso

Alcune novità quest'anno fra i premiati con i 3 Bicchieri 2025 della Guida del Gambero Rosso.
Vino - vigna - vini - viticoltura
Società

Vanno quest’anno a Sopraquota 900 ’22 Rosset Terroir, VdA Chambave Moscato Passito Prieuré ’21 La Crotta di Vegneron,  VdA Nebbiolo Dessus ’22 Pianta Grossa, VdA Petite Arvine ’23 Elio Ottin e a VdA Petite Arvine Les Fréres ’22 Grosjean i 3 bicchieri 2025 del Gambero Rosso, il massimo riconoscimento assegnato dagli autori della guida.

“La produzione vitivinicola valdostana è limitata e quindi i prezzi di vendita delle bottiglie rimangono fortunatamente abbastanza remunerativi per permettere a tutta la filiera di vivere del proprio lavoro e anche di investire per migliorare la qualità, a partire dalla vigna fino aa arrivare alla vendita del prodotto in bottiglia. Con il turismo che affolla la Valle, il vino non basta più a soddisfare la domanda interna. – spiega una nota –  Per fortuna negli ultimi anni, grazie ad una sana concorrenza, e anche per l’ingresso in campo di molti giovani vigneron, la qualità è aumentata, tanto da poter affermare che in Valle d’Aosta si beve molto bene”.

La guida si sofferma sull’attenzione crescente dei produttori per i vitigni autoctoni. “Il primo ad avere acceso i riflettori sul vino valdostano è stato il fumin, da poco riscoperto. È forse l’unico rosso tra le uve indigene ad avere una vera anima internazionale, regalando dei vini potenti e molto colorati, diametralmente opposti alle abituali caratteristiche dei rossi regionali”.

Tralasciata l’idea di confrontarsi con il resto del paese e con l’estero, per concentrarsi sul carattere conferito dal clima e dai terroir locali, secondo gli autori della Guida i produttori valdostani “hanno avuto il coraggio di offrire vini più leggeri e beverini. Da allora è ripartito l’interesse per i Petit Rouge e per i Nebbiolo, mentre la Petite Arvine si sta lentamente sostituendo allo Chardonnay. Dal canto suo il Pinot Nero, fruttato, fresco e spigoloso, ma indubbiamente di facile beva, esprime senza menzogne il carattere valdostano. Con un po’ di coraggio e di conoscenza in più potrebbe seguire anche il Syrah, il cui potenziale in Valle è indubbio, se si puntasse su vini più sottili e leggeri, che propongono aromi di pepe e violetta più che quelli di prugna matura”.

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