Un film che non vuole salvare le montagne, ma che vuole rappresentare la montagna. E non solo.
Fiore Mio, opera prima di Paolo Cognetti alla regia, arriva nelle sale italiane dal 25 al 27 novembre e porta in scena la maestosità e la bellezza imperturbabile del Massiccio del Monte Rosa e delle persone che alle sue pendici abitano e lavorano. Un viaggio attraverso i rapporti umani, i legami tra uomo e montagna e l’amore per quelle vette che non si chiamano “Rosa” per via del sole che le illumina in particolari momenti della giornata, ma che deve il suo nome alla lingua che si parla ancora ai suoi piedi: patois francoprovenzale nella valle di Ayas o il titsch walser di derivazione germanofona per la valle di Gressoney.
Quando, nell’estate del 2022, l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Paolo Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli: sui suoi fianchi, nelle valli sottostanti, sulla vetta ma anche nelle città più vicine da dove ancora è visibile, lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.
Molto di questo film è fatto dalle immagini incredibili e al tempo stesso semplici che la montagna valdostana sa restituire, ma altrettanto è fatto dalla lingua e dalle persone che la parlano, così come dai rapporti che l’umano intrattiene con il paesaggio che lo circonda, lo avvolge e lo abbraccia: Cognetti fa un viaggio sulle montagne con un intento preciso, mosso in prima battuta da una ricerca di acqua, punto di partenza che lo condurrà a scoprire e riscoprire angoli di Valle d’Aosta che “non hanno bisogno di effetti speciali”, come sottolinea lo studio EDI che ha collaborato al film, prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House, con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste e in collaborazione con Montura e Jeep, technical partner SONY, service di produzione L’Eubage.
L’appuntamento per la Valle d’Aosta con il film di Cognetti è il 25, 26 e 27 novembre a Cinelandia di Aosta.
Una risposta
Vorrei capire che significa che “è un film che non vuole salvare le montagne”.