Trasporti transfrontalieri: incontro degli ex parlamentari al Forte di Bard

Durante l'incontro, a cui ha preso parte anche l’ingegner Giancarlo Bertalero, esperto di mobilità e trasporti, è emersa la necessità di studiare scenari emergenziali per garantire la continuità dei collegamenti, sia stradali che ferroviari, in caso di ulteriori interruzioni improvvise.
Traforo Gran San Bernardo
Politica

La fragilità del sistema di trasporti transfrontalieri nel Nord-Ovest impone interventi immediati e una pianificazione strategica per affrontare scenari futuri ed emergenze. Questo il messaggio emerso dall’incontro dell’Associazione Ex Parlamentari del Piemonte e Valle d’Aosta, che si è tenuto al Forte di Bard. L’appuntamento, alla presenza dell’Assessore Caveri, ha visto la partecipazione dell’ingegner Giancarlo Bertalero, esperto di mobilità e trasporti, il quale ha illustrato un quadro dettagliato delle criticità che interessano valichi stradali e ferroviari lungo l’arco alpino, con un focus particolare su Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria.

Gli ex parlamentari hanno espresso la necessità di affrontare con urgenza i ritardi infrastrutturali, adottando scelte politiche rapide e condivise con i Paesi confinanti per risolvere le criticità che gravano sulle economie regionali e nazionali. Ne è un esempio la questione del raddoppio del Traforo del Monte Bianco, ma anche l’idea di rilanciare la direttrice ferroviaria Aosta-Martigny.

Bertalero ha sottolineato la fragilità delle infrastrutture di trasporto nell’arco alpino occidentale. Tra i principali punti critici evidenziati: le chiusure programmate del Traforo del Monte Bianco, i problemi di accesso al Traforo del Fréjus e la saturazione del confine terrestre di Ventimiglia, che mettono sotto pressione il sistema del trasporto su gomma. Non va meglio al trasporto su ferro: la chiusura prolungata del Fréjus ferroviario e i ritardi nella realizzazione della nuova Torino-Lione, la cui entrata in esercizio è prevista solo per la metà degli anni Trenta, ma anche il collegamento merci verso la Svizzera attraverso il Sempione, che mostra segni di difficoltà e necessità di interventi migliorativi. Per il traforo del Gran San Bernardo il futuro appare poi incerto a causa delle restrizioni svizzere al transito dei camion.

In attesa che le nuove infrastrutture siano operative, è emersa la proposta di studiare scenari emergenziali per garantire la continuità dei collegamenti, sia stradali che ferroviari, in caso di ulteriori interruzioni improvvise. Un piano di emergenza potrebbe rappresentare una risposta concreta per tutelare la mobilità e il trasporto nell’area alpina, riducendo l’impatto delle interruzioni sui territori e sulle economie locali.

2 risposte

  1. Ma Luciano Caveri è serio quando parla dei ritardi nella realizzazione del progetto della seconda canna al Traforo del Monte Bianco? Proprio lui che ne è sempre stato un fermo oppositore e tuttora la boicotta? Quando si dice avere la faccia come il cu… culo!

    1. Il problema è Caveri & co hanno assecondato il lato francese contrario al raddoppio, che ha ottenuto per anni governi antiraddoppio. Ora il governo francese ha aperto al raddoppio ma sono solo alla valutazione di impatto ambientale dell’opera: ergo almeno 3/4 anni prima di iniziare ad allestire il cantiere se va tutto bene. Poi almeno 8/9 di lavori per la seconda canna: al Frejus il raddoppio doveva durare 10 anni e la seconda aperta al traffico nel 2021, tra Covid e problemi tecnologici la seconda canna aprirà nel 2025, con 4 anni di ritardo. Da noi 8 anni di opera sono coerenti, sperando che i francesi della zona di Chamonix contrari al raddoppio non si diano ad una pioggia di azioni legali, o peggio ancora al terrorismo.

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