La difficoltà nel trovare una casa, la solitudine, il rispetto per chi non vuole essere aiutato. Sono aspetti che si intrecciano dietro al ritrovamento, a distanza di quattro giorni, ad Aosta, dei corpi di due anziani morti soli per cause naturali in un garage di via Saint-Martin-de-Corléans e in una cantina di corso XXVI febbraio, dove vivevano.
L’uomo di 73 anni trovato morto ieri nella cantina di corso XXVI febbraio “non era noto ai servizi sociali del Comune di Aosta”, spiega l’assessora comunale alle Politiche sociali, Clotilde Forcellati, al contrario l’altro anziano ultrasettantenne – trovato privo di vita nel box auto che aveva preso in affitto e dove viveva nell’ultimo periodo – lo era. “È stata l’assistente sociale a telefonare al figlio dicendo di non riuscire più a contattare il padre – spiega l’assessora -. Non aveva grandi bisogni ma voleva una casa. È da tanto che lo dico, questo è un grande problema. Non ci sono case in affitto e per le poche che ci sono servono le referenze ma il il Comune, rispetto alle politiche abitative, non ha competenze. Noi collaboriamo con la Regione, ma il nostro compito è accogliere le domande di emergenza abitativa ma non tutte le persone vogliono o possono accedere all’emergenza abitativa”.
Al problema della casa, si somma la solitudine. “C’è una difficoltà importante nel creare dei legami che riguarda tutte le età”, osserva Forcellati. Che aggiunge: “Non tutti vogliono essere aiutati o accedere i servizi. Le persone vanno rispettate per come sono e i servizi sociali intervengono a fronte di una richiesta della persona o di una segnalazione dei familiari o degli operatori di prossimità che vedono o percepiscono una situazione di difficoltà. Questo servizio è abbastanza un unicum: queste persone vanno nei condomini, anche allertate da un vicino, suonano alle persone anziane per capire se hanno bisogno di qualcosa. La persona può aprire o non aprire”.
L’assessora invita a non generalizzare: “Io in cinque anni ho sentito tre storie di questo genere, facciamo molta attenzione a generalizzare e a fare di Aosta la città del degrado come a volte la si descrive. Aosta non è la città del degrado o del degrado sociale. È una città come le altre in cui c’è una piccolissima parte di persone anziane che purtroppo muoiono in solitudine non curate e non coccolate dalla propria famiglia”.
6 risposte
Il Comune però potrebbe predisporre luoghi di ritrovo, socialità e incontro per anziani invece di concentrare risorse ed energie esclusivamente per una ciclabile e tutto quello che ruota intorno, che sembra ormai l’unica ragione di vita dell’Amministrazione. In questa città invece, cara Assessora, ci si sente MOLTO soli e a tutte le età. Saluti.
Condivido completamente il pensiero dell’Assessora Forcellati. Chi augura indagini o spara sentenze non conosce affatto la realtà comportamentale delle persone anziane o con difficoltà psichiatriche. Oltre ogni forma di assistenza, puntualmente offerta a tutti dal Comune di Aosta, esiste l’autodeterminazione degli individui che scelgono come e dove vivere.
Se non ci sono case almeno dovrebbero farli andare, anche temporaneamente ove possibile, in una micro comunità, capisco che possa essere difficile convivere alcune persone ma lasciarli vivere in cantine, in box, è di una tristezza infinita, chi ha casa potrebbe avere il diurno così da non essere soli, essere in qualche modo seguiti almeno di giorno per poi tornare a casa a dormire fra le loro cose.
Brava assessora, continui a nascondere la realtà dietro un dito! La giunta comunale più “inclusiva” della storia di Aosta è anche quella con più casi di morti di anziani in abbandono.
Non sono I primi due. Altri pochi mesi prima. Una in via trottechien,e uno in via festaz. Trovati dopo giorni o addirittura mesi cadaveri. Affidati ai servizi sociali. Credo che la magistratura dovrebbe doverosamente allungare lo sguardo.
Ma perchè invece di blaterare a vanvera dei massimi sistemi l’assessora non fa qualcosa di concreto per monitorare e intervenire sulla solitudine di questi poveri anziani?