Sarà il pubblico della Saison culturelle a scegliere i due film che concluderanno la programmazione 2024/2025, da proiettare il 6 e il 7 maggio 2025.
Gli spettatori dei prossimi appuntamenti potranno votare direttamente al Theatre de la Ville fino al 15 aprile.
Fra i film in lizza c’è The Brutalist, opera cha ha portato Adrian Brody all’Oscar come migliore attore. La pellicola diretta da Brady Corbet racconta la storia dell’architetto ebreo László Tóth emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita. Fuggito dall’Europa del dopoguerra, il visionario architetto arriva in America per ricostruire la sua vita, il suo lavoro e il suo matrimonio con la moglie Erzsébet, dopo essere stato costretto a separarsi durante la guerra a causa del cambiamento dei confini e dei regimi. Da solo in un nuovo e strano paese, László si stabilisce in Pennsylvania, dove il ricco e importante industriale Harrison Lee Van Buren riconosce il suo talento per l’edilizia. Ma il potere e l’eredità hanno un costo elevato. Un maestoso e ricco ritratto di un’epoca e di una epopea personale.
Fra le scelte anche Sons di Gustav Moeller. Il film svedese racconta la storia della guardia carceraria Eva, che ha una scorza dura ma sembra capace di fare la differenza trattando i detenuti con cui lavora ogni giorno con una certa umanità. Dallo studio alla meditazione, la donna si spende come può nella sua missione. Un giorno la sua vita viene sconvolta quando l’assassino di suo figlio arriva nel suo carcere. Chiede segretamente di lavorare nella sua sezione, la più brutale e pericolosa. Inizia così un inquietante thriller psicologico in cui il senso di giustizia di Eva mette alla prova la sua etica e il suo destino. I suoi crescenti sentimenti di vendetta e i suoi ideali entrano in conflitto.Sopraffatta dall’odio verso chi le ha tolto il suo Simon, Eva inizia a oltrepassare dei confini prima professionali e poi morali per punire ulteriormente Mikkel, senza però riuscire a fermarsi. Un potente thriller psicologico che indaga sui confini tra etica e vendetta.
Gli altri due film sono: Noi e loro di Muriel e Delphine Coulin e Dream di Dag Johan Haugerud. La prima pellicola affonda lo sguardo in una delle questioni più controverse e scottanti della Francia – e dell’Europa – di oggi: la radicalizzazione estremista di destra. Pierre, vedovo cinquantenne operaio delle ferrovie nella periferia di Metz, vive con i due figli maschi, Felix detto Fus e Luis. Mentre quest’ultimo, il più giovane, vista accettata la sua domanda di iscrizione alla Sorbona è in procinto di trasferirsi a Parigi, Fus non studia e non lavora, è attaccante in una squadra di calcio e frequenta un gruppo di ultrà della squadra locale. Qui stringe amicizia con alcuni ragazzi appartenenti a frange neofasciste che si riuniscono in un capannone dove organizzano incontri di pugilato clandestini e compiono scorribande per la città minacciando l’attività politica degli attivisti di sinistra. Quando Pierre, che appartiene alla tradizione operaia di sinistra e ha idee progressiste, viene a conoscenza della situazione, resta scioccato e inizia a stare addosso al figlio in modo rabbioso e ossessivo, causando una frattura che pian piano, complice anche la partenza di Louis per Parigi, diventa sempre più insanabile e porta a conseguenze estreme.
La pellicola norvegese, Orso d’Orso 2025 come miglior Film, parla di Johanne, che a 17 anni si innamora perdutamente della sua insegnante. Nel tentativo di catturare questa prima cotta, riversa le sue esperienze su carta con cruda onestà. Quando sua madre e sua nonna scoprono i suoi scritti, lo shock iniziale per le descrizioni intime lascia il posto all’ammirazione per il loro valore letterario. Le due donne più anziane iniziano a riflettere sulle loro vite amorose, sui loro piaceri e sulle opportunità mancate, e ricordano la sensazione travolgente del primo amore e il desiderio di qualcosa di più. La nonna di Johanne, lei stessa una poetessa affermata, prova orgoglio e disagio per il talento naturale della nipote. Ma le domande rimangono: cosa è successo veramente tra Johanne e la sua insegnante? Dove finisce la realtà e inizia la finzione? E questi scritti profondamente personali dovrebbero mai essere pubblicati?