Agrihealth, dagli scarti agricoli a cosmetici e fitofarmaci naturali

Il progetto, finanziato dal programma Interreg Alcotra Italia-Svizzera, ha come capofila l'Institut agricole régional. Neyroz di Orto Vda: "Abbiamo fame di queste conoscenze"
Agrihealth
Ambiente

Le vinacce, il torchiato delle mele, i rami che vengono tagliati con la potature della vite o dei piccoli frutti. Scarti agricoli e agroalimentari da riutilizzare per dare vita a nuovi prodotti, come fitofarmaci naturali per la difesa delle piante e cosmetici per la cura della pelle. A questo punta il progetto “Agrihealth“, finanziato dal programma Interreg VI-A Italia-Svizzera Alcotra, con capofila italiano l’Institut agricole régional, presentato questa mattina, lunedì 24 marzo, al Forte di Bard.

“È un progetto che vuole dare un valore aggiunto agli scarti delle filiere agricole e agroalimentari adottando l’approccio dell’economia circolare – spiega Sabina Valentini, responsabile dei laboratori di analisi dell’Institut agricole régional – . Questo tema è sempre più sentito anche dalla ricerca scientifica che lavora per cercare delle soluzioni innovative per rendere più sostenibili queste filiere”. Nel dettaglio, saranno utilizzate delle “tecniche di estrazione innovative – prosegue Valentini – che permetteranno di estrarre dagli scarti il maggior numero di componenti ancora biologicamente attive per formulare dei nuovi prodotti come fitofarmaci naturali per la difesa delle piante, nutraceutici e cosmetici per la salute umana”.

Il progetto – che vede, accanto allo Iar, come capofila svizzero la casa farmaceutica ticinese Linnea Sa e come partner l’Università del Piemonte Orientale e la casa farmaceutica Sferalp Sa, anch’essa del Ticino – prevede varie fasi di lavoro. “Come primo step andremo ad identificare le maggiori fonti di scarto da cui partire per fare i nostri estratti – prosegue la referente dell’Institut agricole régional -. Abbiamo iniziato a raccogliere, ad esempio, i rami di potatura della vite, del melo e dei piccoli frutti, le foglie di noci, il torchiato delle mele e le vinacce. Lavoreremo sulle acque madri, che sono i prodotti di scarto dei processi industriali di estrazione di attivi puri da materie prime naturali, che sicuramente conterranno ancora dei fitocomplessi da utilizzare per lo scopo del progetto. Ci focalizzeremo anche sugli oli essenziali, sui loro prodotti di scarto e sulle piante infestanti che stanno diventando un problema per entrambi i territori di cooperazione”.

La seconda fase riguarda, invece, la messa a punto di metodi di estrazione innovativi e sostenibili delle molecole che saranno poi utilizzate per la formulazione dei nuovi prodotti per la salute della piante e della pelle, capaci di abbattere l’impatto ambientale e i costi di smaltimento.  Il progetto – che durerà fino al gennaio del 2027, beneficiando di un finanziamento pari 636.921 euro di parte italiana e a 118.465 franchi svizzeri come contributo federale – è stato accolto positivamente dalle aziende valdostane del settore.

Abbiamo fame di queste conoscenze e di questi prodotti – dice Alessandro Neyroz, presidente del consorzio ortofrutticolo Orto Vda, che riunisce una ventina di aziende -.  Nell’agricoltura valdostana non ci sono dei grossi problemi di parassiti e si riuscirebbe a controllarli con prodotti di origine naturale, che non lasciano traccia. Avere dei prodotti che possano essere generati dagli scarti delle nostre stesse aziende sarebbe manna dal cielo con l’opportunità di immettere sul mercato dei prodotti ancora più sani”. Tra coloro che supportano l’iniziativa ci sono anche la Farmacia Dottor Nicola e l’azienda Atelier des idées, impegnata nella produzione di integratori e cosmetici con piante officinali.

“Fare ricerca in Valle d’Aosta significa dare delle risposte pronte all’uso alle aziende locali” puntando ad “una sostenibilità ambientale ma anche economica”, dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Carrel, annunciando l’approvazione, questa mattina in giunta regionale, del primo accordo quadro tra il dipartimento Agricoltura e l’Università della Valle d’Aosta. Il progetto Agrihealth “è interessante perché è un caso di studio dell’economia circolare”, aggiunge l’assessore regionale agli Affari europei, Luciano Caveri,  sottolineando l’importanza dei fondi europei nel sostenere esperienze di questo tipo. “Sei degli otto progetti” presentati nell’ambito dell’Interreg Italia Svizzera “hanno partner valdostani e fino al 10 giugno è aperta la seconda finestra per presentare delle proposte da finanziare”, conclude.

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