“Priscilla e Aquila”, due sposi cristiani, ospitano San Paolo di Corinto. L’immagine è quella dell’icona che la Curia ha scelto per l’anno pastorale 2010-2011 e dalla quale il Vescovo di Aosta, Mons. Giuseppe Anfossi, ha tratto spunto per uno dei messaggi contenuti nella “Lettera del Vescovo e Orientamenti pastorali”, i cui contenuti sono stati presentati oggi nella consueta conferenza stampa con gli organi di stampa. Novità di quest’anno è stata la presenza di un ulteriore documento: “La mia riflessione sulla Diocesi dopo un incontro privilegiato”. L’incontro di cui Anfossi parla è quello decennale avuto con il territorio e con la gente di montagna. Anfossi traccia un bilancio della sua attività in Valle al termine di dieci anni di visite pastorali e a chiusura del ministero episcopale in Valle d’Aosta che terminerà con il 2011.
“Sposi e preti sono i due capisaldi del futuro dell’evangelizzazione”. E’ quanto emerge dalla riflessione di Anfossi legata agli indirizzi pastorali, documento di diverse pagine e diviso per capitoli. L’immagine che si vorrebbe attualizzare è proprio quella di “Priscilla e Aquila” e di San Paolo: un drappo rosso unisce queste figure. I due sposi lavorano, gestiscono un’impresa, aprono casa al Santo e alle persone. La similitudine con i giorni nostri è immediata per il Vescovo di Aosta “Tutti e due devono cambiare – afferma Mons. Anfossi – Gli sposi devono fare un esercizio di presa di coscienza, di responsabilizzazione per costruire il futuro. I preti devono uscire dall’isolamento, dalla parrocchia e andare a parlare con le giovani coppie, con i fidanzati, con i giovani sposi”.
Il tema della famiglia torna protagonista nella lettera pastorale di Anfossi, che traccia un quadro lucido e chiaro su questo fronte, mettendo in campo analisi sociologiche per raffrontarle con l’idea di famiglia cristiana. Parlando così di “nuove famiglie”, nelle quali include i diversi tipi di unione, Anfossi ne evidenzia anche il prezzo emotivo da pagare: facili separazioni, costi economici, sofferenza di adulti e soprattutto minori. E proprio su questo ultimo aspetto afferma “La crisi della famiglia oggi è un problema di adulti e minori e in questa stagione c’è poca attenzione verso questi ultimi”.
Anfossi ha poi evidenziato che di fronte alla comune idea di un processo di scomparsa della “famiglia”, intesa nel modo classico, questa rimarrà una “piccola minoranza, perché sono sempre meno i giovani che decidono di sposarsi, forte che continuerà ad essere di esempio e modello”.
Nel tracciare, infine, il quadro valdostano, da un bilancio di attività decennale, aggiunge “L’alto numero di separazioni in Valle pone sempre un quesito: il benessere finisce la famiglia? L’analisi da fare è molto più tecnica. In Valle abbiamo molte donne che lavorano, il 56%, e molte in ambito turistico, dove non c’è Natale, non ci sono vacanze, non c’è domenica. Questo mina la famiglia, ed è un aspetto che influisce molto”.
Sul fronte pastorale Anfossi parla poi di una rete di relazioni diffusa tra parrocchia e territorio, non sempre evidente ma ben presente. “In Valle abbiamo una fede religiosa legata molto alla Madonna e ai pellegrinaggi, dalla quale è possibile cogliere caratteristiche veramente valdostane. Le processioni fanno misurare l’uomo con la propria spiritualità attraverso la fatica, il buio, l’altitudine, la ricerca dell’essenziale. Un tipo di formula su cui riflettere”. Qualche nota critica Anfossi la pone poi rispetto alla presenza delle autorità e delle persone “importanti” in occasione delle visite pastorali sul territorio, salva i sindaci però, di solito presenti e con i quali si sono aperte riflessioni su diverse problematiche che toccano territorio e famiglie. Valorizzare l’azione del laicato e lavorare sui giovani rimangono altri due punti importanti. “Ricerche universitarie dicono che in Valle esiste una minoranza di giovani anti- religiosi la cui percentuale è più alta che in Piemonte e Lombardia. Altri giovani rimangono in stand by e la scelta religiosa è rimandata nel tempo. Sul tema religioso rimangono infatti grandi sospetti e quanto esce dai media “non aiuta” evidenzia Anfossi.