HABEMUS PAPAM di Nanni Moretti, disponibile su Sky e Mubi
Italia, 2011, commedia
Gli artisti non sono profeti, tranne forse gli sceneggiatori dei Simpson. Gli artisti colgono ciò che è nell’aria e nel cuore degli altri, hanno una sensibilità che, come una carta moschicida, fa restare attaccati sentimenti e pensieri del mondo, e che permette loro di rielaborarla. È ciò che è accaduto quando Nanni Moretti ha realizzato Habemus Papam, nel 2011, anticipando le “dimissioni” di Benedetto XVI. Qui, il cardinale Melville – un meraviglioso Michel Piccoli – scompare per le vie di Roma subito dopo essere stato eletto e, una volta ritrovato e ricondotto alla Santa Sede, chiede scusa al suo popolo e abbandona il soglio pontificio, perché “non è in grado”.
Due anni dopo, il papa abdicò, con un gesto mai visto prima nell’era moderna: certo, le motivazioni sono molto diverse da quelle del personaggio del film, ossia l’età e la mancanza di forze, ma comunicano la stessa umiltà di fronte all’incapacità dell’uomo di reggere il confronto con il peso delle aspettative, dei doveri, delle richieste degli altri. Soprattutto, quello che Moretti fa magnificamente, equilibrandolo poi con i bozzetti dentro il conclave in attesa (con lui psicologo irresistibile), è il racconto di un mondo sulla soglia di un abisso che non poteva prevedere, tantomeno immaginare: quella finestra vuota del finale, come il tribunale incendiato alla fine di Il caimano, è tra le inquadrature più precise e realistiche con cui il cinema nostrano abbia mai pensato una possibile Apocalisse. Quella del senso, della ragione, della speranza.
L’UDIENZA di Marco Ferreri, disponibile su RaiPlay
Italia, 1972, grottesco
Il film inizia con una proibizione: non si può parlare al Santo Padre. Peccato che Amedeo (Jannacci) sia andato a Roma proprio con l’intenzione – al limite dell’ossessione – di parlare al Papa in un’udienza di gruppo. Ma l’udienza serve solo per vedere il pontefice, inavvicinabile, conferito di quell’aura sacrale che sembra più affine alle distanze siderali delle star del cinema di cui parla Edgar Morin, piuttosto che a una figura religiosa. In questa dialettica della distanza si insinuano le contraddizioni di un’istituzione millenaria: così il personaggio di Amedeo illumina la stretta somiglianza tra fan e fedeli, entrambi in attesa di un contatto con la figura di cui professano il culto.

“Mi sembra una situazione kafkiana”, dice; “Soltanto formalità”, ribatte Tognazzi. Amedeo insegue inutilmente la sua mania per mesi, ostacolato dall’assurdità della burocrazia; si atteggia da orfano, cerca il Santo Padre come un bambino cerca il suo Papà. Il Pontefice qui è protagonista in quanto grande assente, ieratico, sempre visto da lontano (non era forse il feticismo a fondarsi su una mancanza?). Solo il cinema, con i suoi zoom e i piani ravvicinati, è in grado di colmare il vuoto e mostrarlo da vicino. Esemplare la scena in cui Amedeo cerca invano di far sentire la sua voce al Papa, senza ottenere nulla neanche con lo sguardo: scrutando con il binocolo, attraverso i suoi spessi occhiali, vede solo un’immagine sfocata e sfuggente, beffarda e amara dimostrazione della sua cecità di fronte alla realtà.
Non inganni il nome del maestro Ferreri e la matrice anticlericale che fa eco a Buñuel: il film non è surrealista, anzi, è diretto e preciso. È realistico perché ad essere assurda è la realtà stessa della Chiesa, i suoi riti fossilizzati, le sue gerarchie di potere, il suo perdurare nella società dei consumi, la sua distanza intangibile dai fedeli, il suo essere un oppio per i popoli e una grande orchestrazione scenica e spettacolare. Un po’ come il cinema o il teatro. Ma questo lo ha capito bene anche Nanni Moretti.
CONCLAVE di Edward Berger, disponibile su Prime Video
UK, USA, 2024, thriller, drammatico
Extra omnes, tradotto “Fuori tutti [gli altri]”. Così il Decano del collegio cardinalizio è solito dare inizio alla cerimonia di elezione di un nuovo papa. È proprio in questo territorio che si addentra Conclave, l’intrigante thriller diretto dal regista tedesco Edward Berger. La pellicola poggia fisicamente, emotivamente e spiritualmente sulle spalle larghe di un immenso Ralph Fiennes, che interpreta la figura centrale del film, il cardinale Decano Thomas Lawrence, da cui traspaiono tutti i dubbi e le debolezze, la speranza e la risolutezza di un ministro di Dio, ed essere umano, investito dell’arduo compito di supervisionare e gestire le sorti politiche e spirituali della Chiesa Cattolica. Tra intrighi e segreti svelati, tentativi di persuasione e ripensamenti, gli equilibri di potere vengono continuamente ribaltati, in un climax che culmina in modo sorprendente (specie per i dogmi della Chiesa Cattolica).
A impreziosire l’impianto recitativo c’è un grande cast internazionale (presenti anche i nostri Sergio Castellitto e Isabella Rossellini), che emerge con vigore nella cornice filmica impostata da Berger. La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Robert Harris, è trasposta molto bene in fase di sceneggiatura ed enfatizzata dalle musiche penetranti ed elettriche, evocative e silenti del compositore Volker Bertelmann. I costumi, le scenografie e la fotografia ci fanno immergere con tutti i sensi nell’estetica e nell’atmosfera luci/ombre della Curia romana.
Conclave è uno dei titoli più interessanti del 2024 perché riesce a tematizzare una riflessione molto importante: qual è il ruolo della Chiesa nel mondo moderno? La risposta non è facile. La crisi spirituale è dietro l’angolo. Ancor di più dopo la morte recente di Papa Francesco, che ci sia bisogno di una sterzata radicale in un mondo dominato dall’odio, dalle incomprensioni, dagli estremismi e dalla guerra? Non si combatte solo per il potere qui, ma per l’anima stessa dell’umanità.