Dal disorientamento dei cittadini alla solitudine dei detenuti, passando per i bisogni delle persone con disabilità e i disagi dell’infanzia. È su questi piani che si è articolata l’attività di Adele Squillaci, difensora civica della Valle d’Aosta, garante dei detenuti, dell’infanzia e dell’adolescenza e delle persone con disabilità. I dati del 2024 sono stati presentati oggi in una conferenza stampa.
Nel complesso, gli uffici hanno gestito 663 casi, di cui 404 nell’ambito della difesa civica, 97 legati ai diritti dei detenuti, 42 riguardanti l’infanzia e 60 le persone con disabilità. “Il 2024 – ha sottolineato Squillaci – è stato un anno di consolidamento grazie all’adozione di un nuovo sistema informatico che ha reso più efficiente la gestione e l’analisi dei casi”. Nel 2025, come annunciato oggi i cittadini potranno contattare la difensora civica anche attraverso un format, disponibile online.
In ambito di difesa civica, gli utenti sono stati principalmente cittadini tra i 50 e i 60 anni, con un’età media salita a 57 anni. La Regione è risultata l’ente più coinvolto (19,8% dei casi), seguita dai Comuni (19,6%), da enti regionali e concessionari di servizi pubblici (17,8%) e dall’Usl (11,1%).
Carcere di Brissogne: carenze strutturali e di personale
Nel 2024, l’Ufficio ha trattato e concluso 97 casi, di cui 3 ereditati dall’anno precedente. Complessivamente, 42 persone ristrette – o loro familiari – si sono rivolti al Garante.
La Casa circondariale di Brissogne, che al 31 dicembre 2024 ospitava 141 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 181, si conferma un istituto destinato a pene brevi o a detenuti in transito, che spesso scontano solo una parte della condanna. Proprio questa tipologia rende particolarmente complesse le dinamiche interne, anche sul piano sanitario e psicologico. “Come minimo – ha spiegato la Garante Adele Squillaci – i detenuti portano con sé un problema di salute, a volte anche mentale, o legato a forme di dipendenza”.
Nel 2024, i casi con problematiche di dipendenza sono stati 34. La gestione sanitaria è affidata a personale medico e paramedico in convenzione tra Ministero e Regione, nell’ambito del protocollo sanitario carcerario. Tuttavia, “si è giunti a una situazione limite sul piano amministrativo: su tre educatori previsti in organico ne resta uno solo, e manca un istruttore contabile”, ha aggiunto Squillaci. L’assenza di queste figure fondamentali rallenta o impedisce l’accesso ai benefici di legge, poiché non è possibile predisporre le relazioni necessarie per il magistrato di sorveglianza. Anche tra il personale della Polizia penitenziaria non è stato coperto tutto il fabbisogno”.
Tra i 42 detenuti che hanno chiesto colloqui – età media 44 anni, il più giovane di 21, il più anziano di 62 – si segnala per la prima volta il caso di un diciannovenne. “Una scelta inevitabile dello Stato – spiega la Garante – dovuta alla scarsità e al sovraffollamento degli istituti minorili, che ha imposto la detenzione in un carcere per adulti, nonostante le difficoltà legate alla giovane età e al contesto”.
“La funzione del garante è ascoltare – conclude Squillaci – ma ascoltando ti accorgi che in carcere ci sono persone che avrebbero bisogno innanzitutto di essere curate”. La disposizione in celle singole di persone con gravi problemi psichiatrici rende ancora più fragile il sistema. “Servirebbe una riflessione strutturale sull’ammodernamento degli istituti penitenziari e un investimento serio sull’istruzione e la formazione”.
Infanzia e adolescenza: calo demografico e aumento dei disturbi alimentari
Nel 2024, la popolazione minorile in Valle d’Aosta è scesa a 18.218 unità (350 in meno rispetto al 2023). Particolare attenzione è stata dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, con 103 giovani seguiti dal centro specializzato dell’Usl. I casi trattati dalla garante sono stati 42, in prevalenza legati a questioni scolastiche e di istruzione. L’ufficio ha inoltre proseguito l’attività di selezione e formazione dei tutori per minori stranieri non accompagnati, 48 presenti in Valle nel 2024.
Disabilità: 60 casi e confronto continuo con i caregiver
Nell’ambito della disabilità, sono stati trattati 60 casi da 23 utenti, soprattutto legati alle politiche sociali e alle problematiche organizzative. “L’attività – ha spiegato Squillaci – si è concentrata sul bisogno di ascolto delle persone con disabilità e dei loro caregiver. Non sono emersi casi di discriminazione, ma si registra la necessità di ampliare l’organico e approfondire il coordinamento tra normative nazionali e regionali”.
Prosegue anche l’attività divulgativa, tra cui l’organizzazione della Giornata internazionale della disabilità, incentrata sull’eliminazione delle barriere architettoniche.