Con la crioconservazione consapevole (Nda il congelamento dei gameti), le donne possono posticipare la maternità o superare eventuali futuri problemi di infertilità. Questo il tema centrale del convegno “Congelamento dei gameti: una risorsa per il futuro delle nuove generazioni”, che si è tenuto ieri nella Sala Maria Ida Viglino di Aosta, organizzato dall’Ufficio della consigliera di Parità della Regione Valle d’Aosta, in collaborazione con PMA Italia e con il patrocinio dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Valle d’Aosta. L’evento, pensato per sensibilizzare i giovani sulla biologia della riproduzione, ha trattato temi come i limiti biologici della fertilità, le opportunità offerte dalla crioconservazione degli ovociti sia per motivi medici (come nelle pazienti oncologiche) sia per ragioni sociali (il “social freezing“), le questioni normative e giuridiche legate alla conservazione dei gameti e il ruolo dell’informazione per permettere scelte consapevoli in tema di maternità e paternità.
Età e fertilità: dai 35 anni, il declino biologico della fertilità femminile
“Una donna di 35 anni è ancora giovane, ma i suoi ovociti no”» – ha spiegato il dottor Andrea Borini, Direttore della Fondazione PMA Italia, parlando del rapporto, spesso sottovalutato, tra età e fertilità. La fertilità femminile è al suo picco tra i 20 e i 30 anni, con i 35 anni comincia a diminuire in modo significativo e dopo i 40 anni si riduce. Il 20% delle donne ha la prima gravidanza dopo i 35 anni: l’età media del parto è di 32,6 anni.
Anche in condizioni favorevoli e in assenza di contraccezione, ha spiegato il medico, il concepimento spontaneo della popolazione generale è del 25% per ciclo. Dopo un anno di tentativi, solo l’84% delle coppie ottiene una gravidanza, mentre circa il 15% delle coppie italiane affronta problemi di infertilità, una percentuale superiore alla media mondiale del 10-12%.
Secondo i dati Istat 2024, la fecondità media italiana è ai minimi storici, con 1,18 figli per donna, ben sotto la soglia di sostituzione generazionale (2 figli per coppia). In Valle d’Aosta il dato è ancora più basso, con un indice di fertilità di 1,05. A preoccupare è anche il ritardo con cui le coppie si rivolgono a specialisti: la maggior parte delle donne che ad oggi richiedono di preservare la loro fertilità lo fa oltre i 39 anni, quando oramai si trovano in età riproduttiva avanzata a causa della fisiologica riduzione del patrimonio ovocitario.
In questo contesto, la crioconservazione ovocitaria è una possibilità concreta per chi desidera posticipare la maternità senza perdere le proprie possibilità riproduttive; una delle varie possibilità – secondo la consigliera di parità Katya Foletto – “per affrontare scenari complessi contemporanei quali il lavoro, l’autodeterminazione della donna, le scelte libere, la genitorialità e il contrasto al calo demografico.”
Social freezing: tra vuoti normativi e diritti in evoluzione
Il tema del social freezing, ovvero della preservazione della fertilità per ragioni sociali, solleva questioni di carattere medico, ma anche etico e giuridico. Lo ha spiegato nel corso del convegno Gianni Baldini, esperto legale della crioconservazione, intervenuto per chiarire il quadro normativo che regola – o meglio, che ancora non regola compiutamente – questa pratica in Italia. “A differenza del medical freezing, ovvero la crioconservazione per ragioni mediche, ormai pienamente integrata nella pratica clinica, il social freezing riguarda persone che scelgono di posticipare la genitorialità per motivi personali, professionali o relazionali.” – ha detto.
L’attuale quadro legislativo italiano è ancora ancorato alla Legge 40/2004 sulla PMA che, pur avendo subito diverse modifiche nel tempo, soprattutto a partire dal 2009 – non contempla esplicitamente la crioconservazione a scopo sociale. Ad oggi, infatti, non esiste alcuna norma nazionale o europea che regolamenti in modo diretto e uniforme il social freezing. La procedura non è coperta dal Servizio Sanitario Nazionale e comporta costi tra i 2.000 e i 4.000 euro. Le uniche realtà ad aver introdotto disposizioni locali sono la Provincia autonoma di Trento e la Regione Toscana, seguite di recente dalla Puglia. In Valle d’Aosta, è possibile fare social freezing a spese proprie.
Crioconservazione e oncologia: tutelare la fertilità nella malattia
La dottoressa Eleonora Porcu, pioniera della crioconservazione degli ovociti, ha portato l’attenzione su un ambito cruciale della medicina riproduttiva: la preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche. La chemioterapia, ha spiegato, agisce danneggiando le cellule a rapida replicazione, comprese quelle ovariche. “Per molte donne colpite da tumore, la possibilità di diventare madri veniva sacrificata alla necessità di curarsi. Oggi non è più così”. A differenza della crioconservazione degli spermatozoi, tecnicamente più semplice, per le donne il percorso è stato più complesso. Da questa necessità è nata la ricerca di soluzioni che oggi consentono di congelare gli ovociti prima dei trattamenti antitumorali. Fondamentale, ha sottolineato la dottoressa Porcu, è “informare tempestivamente le pazienti: il counseling dovrebbe avvenire subito dopo la diagnosi, prima dell’inizio delle cure. Solo così si può offrire una reale possibilità di preservare la fertilità futura.” – ha affermato.
Una risposta
Brava Aostasera per mettere in evidenza questa opportunità.