“Sentieri di montagna sempre più pericolosi”. È possibile la convinvenza fra mountain bike e chi cammina?

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice che spiega: "Negli ultimi anni l'aumento delle mountain bike sui sentieri montani ha portato con sé non solo nuovi appassionati, ma anche rischi crescenti per chi la montagna la vive a piedi".
Mountain bike
I lettori di Aostasera

Gentile redazione,

Negli ultimi anni l’aumento delle mountain bike sui sentieri montani ha portato con sé non solo nuovi appassionati, ma anche rischi crescenti per chi la montagna la vive a piedi. A Courmayeur, come in molte località alpine, numerosi percorsi sono oggi frequentati da ciclisti che, soprattutto in discesa, mantengono velocità sostenute, simili a quelle dei bike park.

Nonostante la presenza di cartelli che invitano alla prudenza, il risultato è spesso un passaggio pericoloso, con pietre che schizzano, freni che fischiano e l’ansia costante per escursionisti e famiglie con bambini.

La mancanza di controllo e di buon senso da parte di alcuni rende questi sentieri insicuri per chi cammina. È legittimo chiedersi: possiamo davvero parlare diconvivenza” quando la velocità e la distrazione mettono a rischio chi nulla ha a che fare con sport estremi?

È giunto il momento di prendere provvedimenti seri: regolamentare con decisione l’uso delle mountain bike, vietando il transito nei percorsi escursionistici non idonei e riservando spazi esclusivi a ciascuna attività. La montagna deve essere accessibile, ma soprattutto sicura.

Cinzia Salamon

46 risposte

  1. Per anni ho usato la Bike in montagna , da quando si chiamava ” rampichino ”
    Ora con l’ elettrico va in montagna chi non ama la montagna . Stop alle bike elettriche solo con le proprie forze.

  2. Buongiorno, io sono un biker che ama i sentieri di montagna, mi guadagno a fatica la salita con la mia bici muscolare ed ho pieno rispetto per chi va a piedi, evito i giorni festivi, se trovo qualcuno mi fermo e do la precedenza, mi sono anche dotato di campanello per avvisare il mio passaggio, quando incrocio qualcuno rallento, saluto e vengo ricambiato. Insomma credo che basti aver rispetto e tutti possiamo goderci tutto.

  3. Mah sapete, più ci si lamenta peggio si sta, la gente che pratica è di più e basta, quindi è normale trovare più maleducati, esistono anche gli educati,
    C’è chi corre, c’è chi frena a ogni tornante
    C’è chi si lamenta, c’è chi se ne sbatte e sa come sono fatte le persone, quest’ultimi vivono meglio e più a lungo.

    1. Io da anni faccio entrambi, l’educazione è il rispetto DEVONO essere da entrambe le parti, i biker dovrebbero rallentare un po’, e magari farsi sentire per tempo e i trekker non andare in giro tipo mandria oppure con guinzagli kilometri I, o peggio cani sciolti…

    2. I sentieri sono fatti da sempre da gente che va a piedi e non da bikers totalmente indisciplinati che specialmehte in discesa sono pericolosissimi specie con famiglie con bambini .Io mentre cammino ho diritto di salire o di scendere come voglio e non devo avere la paura di ciclisti che specialmente in discesa scendono come gente irresponsabile!!!

  4. Io ho avuto due brutte esperienze, mentre scendevo da sentirei ripidi,un biker senza avvisare del suo arrivo,mi ha sfiorata,se mi agganciava, facevamo entrambi una brutta fine,e un altra volta,uno che saliva con la bici elettrica in un sentiero ripido e molto stretto,non ha rallentato e ha sorpassato me e i miei tre piccoli nipoti,rischiando di farci cadere tutti,bisogna prendere provvedimenti

    1. Ma e possibile che ce sempre da ridire su chi va in bici si certamente ci sono gli idioti che si buttano giu a capofitto incoscenti del pericolo che potrebbero causare a loro e anche ad altri ma non si puo fare sempre di tutta l erba un solo fasci allora vogliamo parlare degli (escursionist) che si avvrntano in montagna con le ciabatte non conoscono i sentieri e poi tanto chiamano gli elisoccorso perche sono stanchi oppure non sanno dove andare e metto a rischi la vita dei soccoritori a me sembra tutra una scusa come anche quella che si sta sviluppando per fa pagare delle tariife dicono (PER SALVAGUARDARE LA MONTAGNA)e sarei anche pienamete d accordo ma quei soldi dove vanbo a finire?

  5. Però ragazzi le e-mtb che trovi anche il tizio con la pancia che si vanta di essere a 2000 m , per non parlare della mole di persone che grazie alle e-mtb riescono ad arrivare dove gia solo 10 anni fa non trovavi per davvero nessuno mah… capisco anche chi si trova a camminare in sentieri semplici contornato da ciclisti che scendono sodo , gli può girare le scatole . Io sono alpinista e mtbiker il buon senso e il rispetto verso la montagna ,l’ambiente circostante e le persone é la priorità, purtroppo molti se ne sbattono , non fanno caso a chi e cosa hanno intorno speriamo che le persone si renderanno conto prima o poi

    1. Io devo tenere al guinzaglio il mio cane e e fenomeni scendono a canna !! Poi ora che ci sono quelle assistite fanno ancora più i fighi,che fatica salire in quel modo! Se salissero con la loro esperienza e forza fisica non avrebbero neanche la forza a scendere dalla fatica che hanno fatto per salire!! Fenomeni

    2. Hai detto una cosa verissima:
      il rispetto per la montagna, per l’ambiente e per le persone dovrebbe essere la base di tutto. Ma, come hai giustamente notato, oggi è pieno di gente che “si fa la quota” in e-mtb senza avere né la preparazione né la consapevolezza di dove si trova.

      E non è un problema di forma fisica: è un problema di atteggiamento.

      Un tempo certi luoghi erano silenziosi e quasi sacri. Ora la tecnologia (bellissima, se usata bene) ha reso accessibili posti a chi non sempre è pronto a gestirli — e spesso questo significa anche mettere in pericolo chi cammina, specie su sentieri stretti e condivisi.

      Hai ragione a dire che “gli può girare le scatole”: sì, quando ti senti sfiorare da una ruota lanciata in discesa, o vedi i tuoi figli spaventati, girano eccome. E non si tratta di lamentarsi, ma di chiedere regole chiare per evitare che il rispetto resti solo una speranza.

      Come te, anche io vengo dall’endurance e dalla montagna vissuta con passione: non è odio per la bici, ma amore per la montagna che ci spinge a parlare.
      Sperare non basta: è tempo di agire. Con buon senso, ma anche con strumenti concreti.

      Grazie davvero per il tuo commento lucido.

  6. Secondo me sono 2 modi di vivere e frequentare la montagna completamente diversi e totalmente incompatibili. La soluzione? Dei tracciati e dei bike park a loro riservati e divieto di accesso su tutti gli altri sentieri. Oltre la sicurezza degli escursionisti non bisogna assolutamente tralasciare il problema dei danni che le bici, soprattutto quelle elettriche, causano al terreno, dando spesse volte il via a importanti fenomeni di corrosione e dilavamento del terreno…..
    Gino S.

    1. Giusto.
      Poi però in tantissimi comuni, non si fanno problemi per disboscare aree enormi per fate piste da sci.
      Commento non fatto a caso ma da una reale constatazione su diverse aree montane quest’anno.un single track per bici causa dissesto ideologico,un versante di un monte raso dl suolo per fare una pista da sci no.
      Fatemi il favore,è il denaro che decide cosa di può rovinare e cosa no.

    2. Non è una guerra tra utenti, ma un richiamo alla responsabilità verso i luoghi, che non sono infiniti, né sostituibili.

      I bike park, i tracciati dedicati e ben segnalati non sono una limitazione, ma un’opportunità per garantire sicurezza e rispetto per tutti. Chi ama la bici, davvero, lo sa.

      Grazie per averlo detto con chiarezza.

  7. Vivo ad Ortisei da 50 anni e purtroppo l’accesso ai sentieri é cambiato, così la tipologia del turista, sempre più maleducato, sfrontato anche riguardo a beni non suoi ma di libero accesso, come i sentieri di montagna. Molti escono dai sentieri e calpestano i prati dove i contadini negli alpeggi devo falciare l’erba, molti lasciano rifiuti (fazzoletti, brick di succhi di frutta o sacchetti pieni di immondizia, magari all’interno dei boschi, dietro a qualche albero. I ciclisti in quanto all’educazione non sono da meno. Si esige sicuramente una normativa, dove porre dei divieti anche se comunque si troverà sempre il fenomeno che li infrangerà, con l’alibi che difficilmente i sentieri possono essere pattugliati costantemente da guardie forestali. Ci sono tanto di cartelli all’inizio di molti sentieri con tanto di divieto, eppure non basta.

  8. Buongiorno.
    Sono appena rientrata da un soggiorno nella zona di Molveno. Abbiamo rischiato più volte di essere investiti ed aggrediti da cani liberi ( il mio sempre rigorosamente al guinzaglio ed addestrato al passo). A quanto pare il buon senso non và più di moda. Il nonno quasi sordo non sentiva i campanelli delle biciclette che chiedevano il passo e dovevamo sbrigarci a spostare nonno e cane perché non venissero travolti. Una ragazza a momenti viola nel dirupo perché ci siamo incrociati in un punto cieco. È pericoloso per tutti questa situazione. Cosa c’è da correre? Andate in pista!

    1. Buongiorno,
      quello che racconti è purtroppo la fotografia precisa di cosa succede sempre più spesso su sentieri che dovrebbero essere spazi di tranquillità, non di tensione continua.

      Hai fatto tutto secondo le regole: cane al guinzaglio, attenzione agli altri, rispetto dei tempi lenti di chi, come tuo nonno, ha diritto di godersi la montagna senza dover “scappare” da chi arriva a tutta velocità.
      Eppure sei stata costretta a gestire una situazione insicura, imprevedibile e in certi casi perfino aggressiva.

      Il punto non è “bici sì o bici no”: il punto è che su sentieri stretti e condivisi, la velocità e la distrazione mettono a rischio tutti, e la responsabilità non può essere lasciata al caso o al buon cuore di chi pedala.

      Hai ragione a chiederti: “Perché correre qui? Perché non in pista?”
      Esistono spazi dedicati — bike park, tracciati tecnici, itinerari pensati per chi ama la discesa. Ma pretendere di avere tutto, ovunque, a qualsiasi costo, non è libertà: è arroganza.

      Ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza, perché sono queste voci che aiutano a far capire che la montagna non è un luna park: è un luogo da rispettare.
      Un caro saluto

  9. Ci sono anche molti escursionismo a piedi decisamente poco educati e civili che occupano la maggior parte dello spazio dei sentieri camminando in gruppi tipo gregge di pecore , costringendoci a scendere dalla bici o a tentare passaggi difficili . Qualcuno protesta in malo modo se gli chiedi strada .

    1. È chi va veloce che deve dare precedenza a chi cammina,aspetti e lascia passare sennò vai in pista a fare le gare

    2. Il problema non sono quelle rare persone che percorrono il sentiero con la bici tradizionale, ma la massa che lo percorrono con la e-bike, magari facendo l’andata in salita su strada per fare il ritorno in discesa sul sentiero. Tra l’altro la facilità di salita non fa stimare correttamente la difficoltà di affrontare la discesa, prova né è che in discesa si incontrano ciclisti per imprecano spingendo la bici. Le aggiungo che in Trentino vi è il divieto (purtroppo difficilmente rispettato) di circolazione di bici sui sentieri con pendenza maggiore del 20% o più stretti del doppio dell’ ingombro della bicicletta. Sono anche stati creati appositi percorsi ad usi esclusivo delle bici, inoltre ci sono kilometri e kilometri di strade sterrate, che possono essere percorse da bici.

      1. Hai ragione: non si tratta di bici “a caso”, ma spesso di mezzi da discesa pura — full suspended, gomme artigliate, casco integrale e protezioni complete — usati però su sentieri condivisi, frequentati da famiglie, bambini, anziani o persone con il cane.

        Il problema, quindi, non è la bici in sé, né la e-bike come tecnologia:
        è il contesto completamente sbagliato in cui viene utilizzata.

        Stiamo assistendo a un paradosso: persone equipaggiate come in un bike park che sfrecciano su percorsi escursionistici non tecnici, che dovrebbero essere accessibili in sicurezza a chi cammina. Il risultato? Tensione, rischi e situazioni limite. Anche perché — come dici giustamente — la facilità della salita in e-bike spesso inganna sull’effettiva difficoltà della discesa.

        E mentre alcuni territori come il Trentino tentano di regolamentare con divieti (spesso non rispettati) e percorsi esclusivi per bici, altrove si lascia tutto al caso e alla speranza nel buon senso. Ma la montagna, senza regole chiare, diventa pericolosa per tutti.

        Il punto non è fare la guerra alle bici, ma difendere il diritto alla sicurezza di chi si muove a piedi. Per chi pedala con consapevolezza, il rispetto è sempre reciproco. Per tutti gli altri, servono limiti veri.

        Grazie per il tuo commento

  10. Purtroppo condivido questo pensiero. In zona Les Combes di Introd è oramai consuetudine l’arrivo quasi quotidiano di furgoni carichi di bici e ciclisti (soprattutto stranieri) che vengono scaricati apposta per compiere, bardati di tutto punto, la discesa sul sentiero che scende ad Introd, esattamente come avviene nei bike park. Sentiero utilizzato da famiglie o gente a cavallo, che da un momento all’altro, possono trovarsi di fronte a gruppi di bici a folle velocità.
    È questa a mio avviso la tipologia di biker da regolamentare senza aspettare sempre che succeda qualcosa di spiacevole per far cambiare le cose.

    1. Buongiorno,
      quello che racconti è purtroppo la fotografia precisa di cosa succede sempre più spesso su sentieri che dovrebbero essere spazi di tranquillità, non di tensione continua.

      Hai fatto tutto secondo le regole: cane al guinzaglio, attenzione agli altri, rispetto dei tempi lenti di chi, come tuo nonno, ha diritto di godersi la montagna senza dover “scappare” da chi arriva a tutta velocità.
      Eppure sei stata costretta a gestire una situazione insicura, imprevedibile e in certi casi perfino aggressiva.

      Il punto non è “bici sì o bici no”: il punto è che su sentieri stretti e condivisi, la velocità e la distrazione mettono a rischio tutti, e la responsabilità non può essere lasciata al caso o al buon cuore di chi pedala.

      Hai ragione a chiederti: “Perché correre qui? Perché non in pista?”
      Esistono spazi dedicati — bike park, tracciati tecnici, itinerari pensati per chi ama la discesa. Ma pretendere di avere tutto, ovunque, a qualsiasi costo, non è libertà: è arroganza.

      Ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza, perché sono queste voci che aiutano a far capire che la montagna non è un luna park: è un luogo da rispettare.
      Un caro saluto

  11. Percorro i sentieri in bici 2-3 volte a settimana da diversi anni e le volte in cui ho incontrato altri ciclisti si contano sulle dita di due mani. A me sembra che qualcuno abbia intenzione di vietare le biciclette sui sentieri, soprattutto a Courmayeur, quindi sarei cauto nell’ingigantire un potenziale problema di minore entità basato su alcune email anonime. Detto questo, sono un mountain biker tradizionale e mi piacerebbe vedere vietate le bici elettriche, ma capisco anche che il 90% dei ciclisti oggi sono ebiker e sono loro a contribuire al crescente turismo ciclistico nel VDA. Per quanto riguarda l’erosione dei sentieri… pazienza, mucche, cavalli, motociclette e soprattutto il maltempo causano danni MOLTO peggiori. Negli Stati Uniti, il problema delle biciclette sui sentieri è stato risolto dal Sierra Club e dall’IMBA. Perché non seguire il loro esempio invece di reinventare la ruota?

    A proposito, faccio anche molte escursioni con la mia famiglia e i cani che corrono senza guinzaglio si avvicinano ai miei figli e li spaventano. Se stiamo brandendo il bastone del bando, perché non vietare anche i cani, già che ci siamo?

    1. Aspettarsi da un ciclista un’autocritica di categoria è impresa vana. Siamo in Italia dove tutti fanno quello che vogliono, dai ciclisti che corrono, ai monopattinatisti che in strada vanno dove vogliono,ai bagnanti che raccolgono dal fondale stelle marine,granchi,tutto,e così via. D’altra parte la polizia non può essere ovunque e anche se ferma qualcuno c’è sempre un giudice che lascia perdere. In fondo anche gli assassini,stupratori,spacciatori hanno dei diritti,no? Quindi,alla fine, …. A chi tocca,tocca.

    2. ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza personale. Tuttavia, credo sia importante non confondere la percezione individuale con il quadro complessivo.

      Il problema della sicurezza sui sentieri condivisi non riguarda “l’odio verso le bici” o il voler escludere qualcuno dalla montagna, ma una semplice constatazione: quando su sentieri stretti e tecnici si incrociano escursionisti e biciclette in discesa, il margine di errore è minimo, e i rischi reali.
      Non parliamo di numeri immaginari, ma di esperienze concrete, spesso non denunciate solo per stanchezza o rassegnazione. Non è un attacco alla MTB — io stessa sono stata atleta in entrambe le discipline — ma un appello alla responsabilità, oggi sempre più necessaria.

  12. Buonasera, no, non è così, non è escludendo che si risolve il problema ma educando alla convivenza civile. Pedalo su sterrate e sentieri tutto l’anno, estate e inverno, la maggior parte delle volte non incontro nessuno a piedi, ora non dovrei più poter andare perché qualcuno una domenica di agosto ha avuto un problema con un ciclista? Trovo gente a piedi? Mi fermo, saluto e auguro una buona giornata, non sto facendo una gara e non mi costa nulla.
    Chi porta a spasso il cane senza saperlo gestire non è pericoloso? Quando il suo cane crea il panico tra le mucche al pascolo facendole fuggire è un problema, vietiamo a tutti di passeggiare con i cani sui sentieri? Quelli che fanno nordic walking con le cuffie nelle orecchie , avanti tutta a testa bassa e ti investono anche se ti fermi a bordo strada ( successo davvero) li vietiamo? I cavalli che alzano polvere, possono spaventare così alti e grandi e lasciano ricordi lungo i sentieri li vietiamo? Il signore col trattore che va a far legna e fa rumore lo vietiamo? No signora potete mettere tutte le regole che volete, burocratizzare tutto ma senza l’unica regola fondamentale “educazione e buon senso” ci sarà sempre un diverso pericoloso da escludere.
    Buone passeggiate e buone pedalate a tutti.

    1. Buonasera,
      apprezzo sinceramente il tono pacato e il fatto che lei sia un ciclista attento e rispettoso: è proprio grazie a persone come lei che certi problemi non si trasformano in conflitti insanabili.

      Detto questo, permetta una precisazione: il tema non è l’esclusione, ma la gestione intelligente e responsabile di spazi condivisi, soprattutto quando questi spazi non sono tecnicamente adatti a un uso promiscuo — come succede spesso sui sentieri a traccia unica di montagna.

      L’argomento “allora vietiamo anche i cani, i cavalli, i nordic walker…” purtroppo svia il discorso. È evidente che ogni attività comporti delle criticità, ma quando una bici scende a velocità sostenuta su un sentiero stretto, l’impatto potenziale è molto più pericoloso di quello causato da un passante distratto. E chi cammina — soprattutto bambini, anziani o famiglie — non può difendersi da un impatto improvviso.

      Non chiediamo divieti indiscriminati, ma regole chiare, percorsi differenziati dove possibile e, sì, anche un po’ di “burocrazia” se serve a tutelare chi è più vulnerabile.
      Perché l’educazione e il buon senso sono fondamentali, ma purtroppo non sono mai distribuiti equamente.

      Se bastassero quelli, non ci sarebbero limiti di velocità nemmeno sulle strade.

      Quindi no, nessuno vuole escludere chi ama pedalare. Ma serve riconoscere che il problema esiste, non è un caso isolato, e non si può risolvere solo con la buona volontà di pochi.

      Con rispetto

  13. Io appartengo a entrambe le categorie. Non ho mai avuto problemi in MTB perché vado sempre piano e se incontro pedoni mi fermo sempre prima di raggiungerli e li faccio passare prima di ripartire. Andando piano, non faccio rumore e non lascio tracce sui sentieri. Purtroppo, sia da pedone che da MTBiker devo constatare che questo codice di condotta, il minimo indispensabile per il rispetto reciproco e una pacifica convivenza, viene sempre più ignorato. Sappiamo benissimo quali sono le fonti che ahimè fanno scuola, e sappiamo anche che il dilagare delle e-MTB non aiuta, moltiplicando di decine di volte i “bikers” (i veri MTBiker sono pochissimi), e porta in montagna anche gente che ha tutto meno che la conoscenza della natura e dei sentieri. E aggiungo pure che il comportamento da “enduristi” distrugge i sentieri.
    Certo che passare direttamente dalla situazione attuale al divieto, senza nemmeno provare a educare (es. con cartelli) è la meno intelligente delle soluzioni. Infatti si adotterà quella.
    Aggiungo anche che andrebbero un po’ educati anche molti pedoni, che si spaventano a morte lanciandosi fuori dal sentiero nel vedere una bici ferma, e poi attraversano la strada telefonando e senza guardare.

  14. Ciclisti e camminatori, possono benissimo condividere i sentieri, anche in alta montagna, la cosa fondamentale è il buon senso e il rispetto reciproco.

  15. basterebbe solo avere senso civico e un pizzico di cervello.
    on montagna ci corro e ci vado in bici (elettrica e non), a volte pure col cane.

    mai avuto problemi e mai rischiato di far male a qualcuno, se vuoi corre vai sui tracciati dedicati altrimenti devi fare attenzione.

    ma in questo mondo di celebrolesi incapaci e menefreghisti succedono troppi incidenti.
    finirà che sarà vietato andare in bici quasi ovunque nei periodi centrali dell’estate come avviene in tante regioni….
    la stupidità dilaga

  16. Non capisco… Spendiamo già abbastanza denaro pubblico per fare ciclabili in città che hanno un numero di utenti irrisorio.. Ora le vogliamo fare anche i montagna? E sui sentieri si incontrano anche moto da trial… Facciamo una terza corsia anche per loro? 🙄 Oppure facciamo ai giorni alterni ciclisti e pedoni? O vietiamo le poderali ai pedoni? 😱

    1. Capisco la provocazione, ma qui nessuno chiede “terze corsie” o “giorni alterni”. Si chiede qualcosa di molto più semplice e ragionevole: sicurezza e gestione equilibrata dei sentieri di montagna, in particolare di quelli a traccia unica, dove oggi convivono — troppo spesso senza regole — attività molto diverse per velocità, peso e visibilità.

      È evidente che non tutti i sentieri possono essere “ciclabili” o “escursionistici” in senso assoluto, ma ci sono tratti che, per pendenza, larghezza o traffico, diventano oggettivamente pericolosi se non si fa nulla.

      Il problema non è solo teorico, ma vissuto ogni giorno da famiglie, anziani ed escursionisti che si trovano in difficoltà di fronte a discese rapide, curve cieche e mancanza di precedenze.

      Parlare di “spese inutili” non tiene conto del fatto che il turismo outdoor è un settore in crescita — anche in Valle d’Aosta — e merita di essere regolato con intelligenza, proprio per evitare tensioni e proteggere tutti gli utenti, anche i ciclisti più rispettosi.

      Non servono soluzioni estreme, ma percorsi chiari, comunicazione e magari qualche investimento mirato, che eviti il solito scontro tra categorie.

      La montagna deve essere per tutti, ma con regole adatte alla realtà di oggi, non con ironia.

      Cordialmente

  17. Pienamente d’accordo con te, tante volte ci litigo, e poi perché passare anche dove non dovrebbero e soprattutto distruggere i sentieri .

    1. Laura cara
      ti capisco benissimo. Non è una questione di “essere contro” chi va in bici — anzi! — ma di rispetto per i luoghi e per le persone.

      Purtroppo in troppi si comportano come se i sentieri fossero una pista da discesa libera, senza pensare che quei passaggi sono fragili, spesso storici, e vanno condivisi con attenzione, non distrutti o percorsi senza criterio.

      La convivenza è possibile, certo, ma solo quando c’è educazione e regole chiare. Altrimenti a farne le spese sono sempre i più vulnerabili… e i sentieri stessi.

      Un abbraccio e grazie per il tuo messaggio 💚
      Cinzia

  18. Assolutamente d’accordo. Chi va a piede non deve correre rischi per l’mprudenza di chi va in bici. Percorsi diversificati e indicati chiaramente è una soluzione possibile. Nella zona di Cervinia vi sono tratti di sentiero che hanno queste distinzioni. Ma non sono molti.

    1. Hai centrato il punto, Laura.
      Chi cammina non dovrebbe mai trovarsi in una situazione di rischio solo perché qualcun altro interpreta la montagna come una pista da downhill.

      Come dici tu, la differenziazione dei percorsi — dove possibile — è una soluzione intelligente, già adottata in alcune zone (come Cervinia), ma ancora troppo limitata altrove.

      Non si tratta di dividere le persone, ma di organizzare gli spazi in modo più chiaro e sicuro, per tutti: famiglie, ciclisti, escursionisti.

      La montagna è di tutti, ma la sicurezza dev’essere messa al primo posto, non lasciata al caso o al buon senso di pochi.

      Grazie per il tuo contributo concreto 🌿

  19. Condivido anch’io.
    Lo scorso anno,scendendo dal rifugio Grauson, un biker mi ha stampato il copertone anteriore sul polpaccio per una frenata sbagliata….

    1. Mamma mia… capisco benissimo cosa intendi, e mi dispiace davvero per l’episodio.
      Purtroppo questi fatti non sono così rari come qualcuno vuole far credere — sono la prova concreta che la convivenza, così com’è ora, non sempre funziona.

      Un sentiero in discesa, stretto e frequentato anche da famiglie, non può diventare una roulette a ogni curva. Serve buon senso da parte di chi pedala, certo, ma anche regole chiare, separazione dei percorsi dove possibile, e controlli veri.

      Grazie per aver condiviso la tua esperienza: più ne parliamo, meno sarà ignorato il problema.
      Un caro saluto

    1. Hai ragione Renato,
      purtroppo spesso ci si muove solo dopo l’incidente, quando sarebbe bastato ascoltare chi conosce i sentieri e li percorre ogni giorno con attenzione.

      Non stiamo parlando di proibire o penalizzare, ma di prevenire: perché quando si condividono spazi stretti tra utenti diversi, serve lungimiranza, non solo reazione.

      Aspettare che “succeda qualcosa” non è accettabile. La montagna merita più rispetto — e anche chi la vive a piedi.

      Grazie per il tuo sostegno!

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