I danni, per ora contenuti, dello scarabeo giapponese in Bassa Valle: “Il prossimo anno temiamo un disastro”

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Foglie rosicchiate e qualche grappolo d’uva ancora verde. Sono i segni del passaggio dello scarabeo giapponese nel vigneto di Lillaz a Donnas, uno dei più colpiti dall’invasione dell’insetto che questa estate ha preso di mira le vigne della Bassa Valle nutrendosi delle loro foglie fino a lasciarne intatto soltanto lo scheletro. “Dai primi di agosto lo scarabeo è sparito di punto in bianco ma prima ha deposto le uova nei terreni irrigui vicino ai vigneti e così per il prossimo anno temiamo un’invasione ancora più consistente – spiega Vittorio Costabloz, viticoltore e vicepresidente della Cave cooperative de Donnas che riunisce 35 produttori -. Se per quest’anno non ci saranno grossi danni alla produzione, per il prossimo anno temiamo un disastro”.

Un’anteprima arriva dal Piemonte. Nei vigneti e nei campi di mais del Canavese – costretti dal 2014 a fare i conti con questo insetto che arriva dall’Oriente, noto anche come popillia japonica – quest’anno si stimano più di 6 milioni di danni concentrati soprattutto nelle vigne dell’Erbaluce, intorno a Caluso. “Abbiamo paura che il prossimo anno questo danno si concretizzi anche qui da noi“, aggiunge Costabloz.

L’arrivo dello scarabeo nei vigneti di Pont-Saint-Martin, Donnas e Arnad

Nelle vigne valdostane, i primi scarabei giapponesi sono stati avvistati lo scorso anno tra Pont-Saint-Martin, Donnas e Arnad, a seguito dell’espansione del focolaio piemontese. Quest’anno sono tornati ma in massa e qualche esemplare è stato trovato anche a Chambave e Verrayes. Non è una caso che dietro al vigneto di Lillaz scorra proprio l’autostrada. “Lo scarabeo giapponese si sposta volando in media di 10 chilometri all’anno ma si fanno trasportare anche dalle macchine – dice il vicepresidente della Cave cooperative de Donnas -. A Donnas i vigneti più colpiti sono stati quelli della zona Grand Vert, che è la più bassa, umida e vicina all’autostrada ma anche la meno produttiva. La maggior parte delle vigne, infatti, si trovano nella parte dell’adret, lì lo scarabeo c’è stato ma ha colpito meno”.

Dopo i primi avvistamenti a fine giugno, di punto i bianco le foglie dei filari attaccati dalla popillia – in genere quelli più esterni – si presentavano cariche di insetti. “Mentre lo scorso anno li contavo sulle dita di una mano, quest’anno ce n’erano tantissimi e hanno lasciato i vigneti senza foglie – spiega Luciano Zoppo Ronzero dell’azienda vitivinicola Pianta Grossa  -. Ciò ha interrotto la maturazione di alcuni grappoli che ora sono ancora verdi. Ad inizio agosto, la popillia è scomparsa quasi all’improvviso e le viti colpite hanno hanno ripreso a mettere le foglie ma dubito che quei grappoli ancora verdi matureranno, qualche perdita sicuramente ci sarà ma temiamo il peggio per il prossimo anno”.  Possibili conseguenze si potranno avere anche sulla lignificazione del tralcio: “C’è il rischio che il prossimo anno, durante la fase di potatura, non avremo tralci da poter lasciare  per poi avere la produzione”, aggiunge Costabloz.

Trappole e insetticidi per debellarlo, ma manca una vera soluzione

Per far fronte all’invasione dello scarabeo giapponese, i viticoltori hanno utilizzato degli insetticidi e delle trappole a base di feromoni che attraggono con il loro odore l’insetto. Due soluzioni che, per i viticoltori, si sono rivelate poco efficaci di fronte a numeri così consistenti. “Anche se si tratta con degli insetticidi mirati il giorno dopo la vigna è di nuovo piena di scarabei e mettere le trappole nei vigneti, sopratutto se non sono tanto invasi, non va tanto bene perché li attiri – concordano Costabloz e Zoppo Ronzero -. Il problema è che non esiste una vera soluzione perché non è stato ancora trovato un insetto antagonista“.

Una trappola per il monitoraggio dello scarabeo giapponese
Una trappola per il monitoraggio dello scarabeo giapponese

Anche nel vigneto Dzerbion nella frazione Campagnolaz di Arnad, Dino Bonin ha dovuto fare i conti con lo scarabeo giapponese. Tra i filari ne sbuca ancora uno ma “a luglio ne contavo 10 o 12 per foglia, abbiamo fatto un trattamento con un insetticida e ci siamo salvati – racconta il viticoltore che gestisce l’azienda aperta dal papà Cesarino nel 1973 insieme al figlio Alberto -. Per quest’anno non credo avremo danni alla produzione perché ce ne siamo occupati in tempo. Vedo che le foglie sono ricresciute, la parete fogliare è abbastanza bella e la maturazione dovrebbe andare a buon fine. Per il prossimo anno staremo a vedere”.

La presenza della popillia japonica è monitorata dalla Regione fin dal 2016, con l’installazione di trappole nei vigneti. Negli anni, sono stati realizzati una brochure informativa, degli incontri dedicati ai viticoltori e un gruppo di lavoro sul tema. Negli ultimi mesi, l’ufficio fitosanitario regionale ha inviato diverse comunicazioni con indicati gli insetticidi da utilizzare. Visti i danni contenuti, quest’anno non ci si aspettano degli indennizzi ma per il 2026 “proveremo a chiedere alla Regione se tra gli interventi sarà possibile adottare verso metà giugno delle trappole di cattura massale, già sperimentate in Liguria e Lombardia”, conclude il vicepresidente della Cave cooperative de Donnas. Un modo per farsi trovare pronti di fronte alla schiusa delle uova, la prossima estate.

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