I “figli delle stelle” non appartengono a questo mondo, fatto di precariato, inciviltà e indifferenza. Sono rimasti ancorati alla loro giovinezza, ai miti musicali degli anni passati, e a un ideale di giustizia sociale dimenticato dalla civiltà della televisione. L’ultimo film di Lucio Pellegrini, presentato gratuitamente in anteprima al cinema Giacosa, ad Aosta, e intitolato, appunto, “I figli delle stelle”, racconta di un gruppo di ultratrentenni alla deriva, che decidono, con un gesto eclatante quanto anacronistico, di dare una svolta alle loro esistenze.
Buona parte del film si svolge in Valle d’Aosta, e più precisamente a Cervinia. “Volevamo che i personaggi sperimentassero un senso di solitudine particolare, come quella che può trasmettere una località di montagna fuori stagione, con il contrasto che si crea tra la natura, le montagne, e l’architettura dei residence vuoti, abbandonati dai turisti” ha spiegato il regista, durante la proiezione del film in anteprima.
La Valle d’Aosta si appresta a diventare sempre più spesso una location ideale: è in corso di approvazione una legge regionale che istituisce la Film Commission Vallée d’Aoste, uno strumento di promozione delle attività legate al cinema, considerato un eccellente veicolo promozionale dell’immagine della nostra regione.
Lo scorso ottobre, durante le riprese, un discreto numero di valdostani è stato arruolato come comparsa nel film di Pellegrini. Molti di loro hanno avuto il piacere di rivedersi durante la proiezione al Giacosa, piuttosto apprezzata dal pubblico. La pellicola racconta di come la piccola comunità di Cervinia, superata un’iniziale diffidenza, decida di aiutare una banda improvvisata di rapitori a portare a termine il loro piano e ritirare il riscatto, in cambio di una quota dei soldi. L’operazione fallisce miseramente, e gli abitanti del luogo alla fine applaudono all’arresto della banda, dimenticando la propria parte di responsabilità.
Nel cast troviamo attori noti, e provenienti da orizzonti molto differenti. Pierfrancesco Savino interpreta un precario cronico della scuola, Fabio Volo un giovane portuale di Marghera, Giuseppe Battiston un ricercatore universitario nostalgico della contestazione, Claudia Pandolfi una giornalista televisiva troppo empatica, Paolo Sassanelli un uomo appena uscito di prigione. Il gruppo, piuttosto eterogeneo, decide di rapire un ministro, per aiutare, con i soldi del riscatto, la vedova di un collega dell’operaio interpretato da Volo. Ma non ci si improvvisa criminali senza commettere degli errori, e i sei prelevano per sbaglio un anonimo sottosegretario, interpretato da Giorgio Tiraboschi, che si rivela essere un uomo onesto, l’opposto del politico senza scrupoli bersaglio iniziale dell’azione.
Il film è stato accusato, da alcuni, di volere rendere simpatico e accattivante un crimine come il sequestro di persona, e di parodiare un chiave di commedia eventi luttuosi e tragici come il caso Moro.
“Non c’è nessun richiamo agli anni di piombo – ha commentato Lucio Pellegrini – noi volevamo solo raccontare una storia che parlasse della crisi attuale, e porre i protagonisti di fronte a una situazione limite, per sondare le loro reazioni. E’ una commedia amara su un’impresa sbagliata sotto ogni aspetto, nei presupposti e nella realizzazione pratica, e già in partenza votata al fallimento”.