Psicologia del lavoro, docente dell’UniVda premiato per il miglior articolo scientifico 2024

Si tratta del Prof. Angelo Benozzo coautore dell'articolo “Rethinking Resistance as Relational – Resisting Psychologization in Psychology: Lessons from Carrère’s Between Two Worlds”. 
Prof Angelo Benozzo
Scuola

C’è anche la firma di un professore dell‘Università della Valle d’Aosta nel miglior articolo scientifico del 2024 secondo l’Associazione Italiana di Psicologia della Sezione per le Organizzazioni.

Angelo Benozzo, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università della Valle d’Aosta, oltre che referente rettorale per la Pari opportunità e Presidente del Comitato Permanente di Garanzia dell’Ateneo, è infatti uno degli autori di “Rethinking Resistance as Relational – Resisting Psychologization in Psychology: Lessons from Carrère’s Between Two Worlds”. 

Il riconoscimento è stato consegnato durante il Convegno annuale dell’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) della Sezione per le Organizzazioni, tenutosi all’Università Federico II di Napoli.

Gli altri autori dell’articolo, pubblicato in open access all’interno della rivista “Human Arenas: An Interdisciplinary Journal of Psychology, Culture and Meaning”, sono Francesco Tommasi, Mirka Koro, Neil Carey e Jennifer R. Wolgemuth. L’articolo scientifico si è distinto per l’originalità dell’impostazione teorica e per la capacità di aprire la disciplina a nuove prospettive critiche. Il testo invita infatti a una riflessione e a un riposizionamento della psicologia rispetto ai processi di psicologizzazione dei fenomeni sociali.

“La psicologia, e in particolare la psicologia convenzionale, è ricchissima di idee sulle autostrategie di resistenza, che le persone utilizzano per adattarsi a pensieri, circostanze, esperienze negative e oppressive. Queste autostrategie sono presenti nelle nozioni di resilienza, grinta, life crafting e jobcrafting, tipiche della cosiddetta psicologia convenzionale” sintetizza Benozzo. “In questo articolo abbiamo preso spunto dal film “Tra due mondi” di Emmanuel Carrère. Insieme agli altri colleghi con cui ho scritto l’articolo mi sono appassionato al film perché mette in discussione l’approccio individualista alla resistenza, tipico della psicologia positiva. Il film mostra come lavoratrici e lavoratori precari mettono in atto autostrategie di resistenza per lottare per una vita dignitosa. Ciò che abbiamo sottolineato nell’articolo è che le forme di resistenza alle situazioni di precarietà che vivono sono relazionali e politiche – non individuali – e pertanto mettono in discussione le categorie psicologiche della resistenza troppo incentrate sul singolo. L’articolo vuole sollecitarci a ricercare forme di resistenza relazionali, sociali e meno individualiste”.

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