Fra domenica e lunedì scorso la Valle d’Aosta è stata sottoposta ad “un aerosol padano”. Non si tratta di un nuovo medicinale, ma di un trasporto di polveri sottili dalla Pianura Padana fino alla Valle, che ha provocato nebbia e nubi basse dal colore bianco intenso.
A spiegarlo è l’Arpa Valle d’Aosta: i dati dei Lidar-ceilometer di Saint-Christophe e le traiettorie delle masse d’aria indicano che le polveri hanno raggiunto gli strati più bassi dell’atmosfera, vicino al suolo. A differenza degli episodi estivi legati al fumo proveniente dagli incendi in Canada, queste polveri non arrivano dall’alto.
I modelli europei di qualità dell’aria confermano la Pianura Padana come zona di origine e le osservazioni satellitari non rilevano incendi di vaste dimensioni. Secondo il metodo di riconoscimento delle fonti emissive (source apportionment) applicato ad Aosta, la maggior parte delle polveri ha origine “secondaria”, escludendo combustioni di biomassa come riscaldamento domestico o incendi locali.
Si tratta dunque del classico aerosol padano, costituito da particelle inferiori ai 2,5 µm (PM2,5). La loro capacità di assorbire molta acqua in condizioni di alta umidità, le fa apparire come una foschia diffusa, percepibile soprattutto guardando verso il sole, per effetto di diffusione della luce noto come “effetto Tyndall”.
Questo tipo di fenomeni non è raro in ottobre: il rimescolamento atmosferico diminuisce rispetto all’estate, favorito dalla presenza di nubi stratiformi basse o inversioni termiche anticicloniche, mentre le brezze autunnali possono ancora trasportare polveri dalla Pianura Padana fino alla Valle.
Una risposta
“Inquinamento ” Peccato non se ne faccia menzione neanche una volta nel vostro articolo.