L’ex ergastolano Giovanni Farina racconta a FrontDoc la vita in carcere: “Scrivere mi ha salvato”

Presentato al festival il podcast “9999” di Giovanni Cioni che racconta i decenni di carcere in 41-bis e la libertà ritrovata di Farina, noto per il sequestro Soffiantini.
Presentazione del podcast con Giovanni Cioni Giovanni Farina e Gian Luca Rossi
Società

“9999” è il numero che in Italia viene associato all’ergastolo. Una data simbolica talmente lontana – il 31 dicembre 9999 – da indicare il cosìdetto “Fine Pena Mai“. È da qui che prende il nome il podcast “9999. Una grande vita lunga“, del regista Giovanni Cioni dedicato all’ex ergastolano Giovanni Farina, condannato per diversi sequestri di persona tra cui quello più noto dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini nel 1997.

Il lavoro è stato presentato alla sezione “Il cinema a occhi chiusi” del festival FrontDoc, in un incontro che ha visto la partecipazione dello stesso Cioni e di Farina, moderati dal direttore artistico Gian Luca Rossi. In tre ore di racconto, il podcast ripercorre la vita di Farina: dall’infanzia in Sardegna e poi in Toscana, fino alla vita di oggi, fuori dal carcere. Nel mezzo oltre 35 anni di carcere di cui molti trascorsi in regime di 41-bis.

“Non ho mai fatto un film con così tante immagini come in questo podcast”, ha raccontato Cioni. “Mi interessava concentrarmi sul racconto: ascoltare era più cinematografico che filmare. Quando l’ho conosciuto non pensavo a un film o a un podcast, è venuto dopo. Ho letto i suoi libri di poesie, ma non l’autobiografia: volevo fidarmi solo di quello che mi avrebbe detto, mettermi nella posizione di chi non sa niente.”

Presentazione del podcast con Giovanni Cioni Giovanni Farina e Gian Luca Rossi
Presentazione del podcast 9999 con Giovanni Cioni, Giovanni Farina e Gian Luca Rossi

Il primo incontro tra Cioni e Farina è avvenuto in carcere, in occasione della presentazione di un libro. Da lì è nata la collaborazione. Farina, che nel frattempo ha pubblicato dieci libri – in gran parte raccolte poetiche una delle quali pubblicata dallo stesso Soffiantini – racconta come la scrittura e la lettura siano state la sua salvezza: “Io l’ho spuntata grazie alla scrittura. Stavo ventidue ore in una cella di tre metri per tre, quindi di tempo ne avevo. Quando resti tanti anni senza dialogare rischi di dimenticare la tua lingua, quindi scrivevo. Ancora oggi provo disagio nel parlare con le persone: alcune parole mi vengono a mancare”.

Durante la detenzione, la lettura è stata l’altra grande compagnia: “L’unica arma che avevo era lo sciopero della fame. L’ho fatto per dieci giorni, poi un giorno mi sono svegliato per terra e ho capito che mi stavo rovinando la salute, senza ottenere niente. Da quel momento mi sono detto: da qui in avanti ce la lottiamo. Ho comprato i codici penali, li ho studiati, cercavo gli articoli che usavano contro di me e quelli che potevo usare io per difendermi. Così è iniziata una guerra ‘letteraria’ di ricorsi, e dopo dieci anni sono arrivato in Cassazione. Ero sicuro del loro errore nell’avermi dato l’ergastolo”.

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podcast 9999

Farina ricorda anche i suoi primi arresti, precedenti al sequestro di Soffiantini. “Nel 1975 mi hanno arrestato da innocente”, racconta. “Quella volta sono riuscito a dimostrare che non c’entravo: ero all’anagrafe a registrare la nascita di mia figlia. Poi sono stato arrestato altre due volte e in carcere ho conosciuto i criminali che più tardi avrebbero organizzato il sequestro di Soffiantini (durato 237 giorni ndr)”. Quello nei suoi confronti Farina lo definisce un vero e proprio accanimento che si spiega con l’odio che c’era in quegli anni verso i sardi emigrati in Toscana. “Mi hanno arrestato da innocente e poi mi hanno fatto diventare quello che loro volevano” dice riferendosi alla giustizia italiana.

Dopo il sequestro e una lunga latitanza all’estero, in particolare in America Latina, Farina viene arrestato e estradato in Italia. La condanna è l’ergastolo con la prospettiva di non uscire più dal carcere. “Come ho fatto a uscirne vivo? Mi ero imposto di vivere alla giornata. Quando sono tornato nella società ho trovato un mondo che non conoscevo. È stato molto difficile abituarmi al vivere quotidiano e ancora oggi un po’ di disagio ce l’ho. In quei luoghi quello che manca davvero è la comunicazione con gli altri: hanno paura che tu comunichi con l’esterno, ma così ti allontanano anche dagli affetti. Quando sono tornato alla vita civile mi sono ritrovato solo. È un male che segna profondamente la giustizia italiana.”

Dopo anni di detenzione Farina ottiene la revisione della pena, poi la semilibertà e quindi la libertà nel 2023. Intanto continua a scrivere. Da questo lungo racconto nasce “9999. Una grande vita lunga”, distribuito nel dicembre 2024, prodotto da Rumore e disponibile su RaiPlay Sound in cinque puntate. “Mi dissero che la mia sarebbe stata una grande vita lunga e che non avrei mai più rivisto i miei monti. Si sbagliavano”.

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