Nel messaggio del Vescovo per il Natale l’invito a “disarmare le parole”

La missiva di monsignor Franco Lovignana s’intitola “Natale. Scuola di mitezza e fede” e mutua alcune parole di papa Leone XIV. In essa, anche gli inviti ad “alzare lo sguardo al cielo” e a riaffermare il primato delle relazioni.
Monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta
Società

“Quanta aggressività nei discorsi che ascoltiamo, nei programmi che seguiamo, nei social che frequentiamo! Quanta aggressività anche nelle nostre reazioni e nelle nostre parole! Quanta aggressività persino laddove si invocano pace e disarmo!”. Lo scrive il vescovo della Diocesi di Aosta, monsignor Franco Lovignana, nel messaggio in occasione del Natale 2025, che vede nella festività cattolica in cui si celebra la natività una “scuola di mitezza e fede”.

Dalla riflessione sui toni dell’oggi, l’invito a “disarmare le parole”, che significa “fare un uso responsabile ed educare a un uso responsabile del linguaggio, libero da pregiudizi, luoghi comuni e pettegolezzi, emancipato da polarizzazioni e contrapposizioni”. Le “parole disarmate” scaturiscono dal “cuore di persone umili e miti, che non si credono migliori degli altri, non sopravvalutano il proprio punto di vista e bandiscono da sé ogni forma di violenza”.

“Disarmare le parole”, in famiglia, al lavoro, in comunità, per monsignor Lovignana, “mette in moto un processo virtuoso di pace che può cambiare il volto del mondo”. Mutuando le parole di papa Leone XIV, che ha invitato i fedeli a porsi domande radicali (“Dove sto, dove stiamo andando e perché?”) il Vescovo ricorda che “consumando attività e parole, incontri e informazioni a ritmo sfrenato, rischiamo di non cogliere il senso delle cose e della vita, perché non ne abbiamo il tempo”.

Oltretutto, “la nostra interiorità non è ‘programmata’ per l’accelerazione imposta dalla tecnologia”, quindi l’invito – ancora una volta, accogliendo il suggerimento del Pontefice – è ad “alzare lo sguardo verso Dio e a riprenderci il tempo necessario per porci domande, fare discorsi, ascoltarci gli uni gli altri, rimettere insieme pezzi di vita personale, familiare e comunitaria che compongono il puzzle del dono di Dio”.

Peraltro, “in un mondo estroflesso e votato all’efficienza, al fare tutto subito”, il vescovo Lovignana tiene a riaffermare il primato delle relazioni, giacché “il richiamo a custodire il cuore suona come rivoluzionario e si rivela profondamente generativo”. Il fatto è che “una relazione, per essere vera e crescere sana, ha bisogno di radicarsi in un’interiorità coltivata e custodita, libera dal culto dell’apparenza e dalla ghigliottina del giudizio altrui”.

Da qui, l’augurio conclusivo del Vescovo affinché tutti possano vivere “questo Natale disarmando le parole, alzando lo sguardo al cielo e custodendo il cuore per cogliere il senso della vita e gustarla appieno”. Perché è così, nel presepe, che “il nostro Dio entra disarmato nel mondo” e che “Maria e Giuseppe inseguono il senso misterioso della vita e custodiscono la relazione profonda tra loro, con Dio, con il Bambino”.

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