Famiglia Cristiana: “Mercato dei voti per fiducia peggio di Tangentopoli”

In una lunga nota firmata da Giorgio Vecchiato.
News Nazionali

Citta’ del Vaticano, 10 dic. – (Adnkronos) – ‘Il tariffario’ che viene fatto in questi giorni sui giornali in merito al ‘costo di un voto in più o in meno’ per la fiducia al governo del 14 dicembre, sembra ‘acqua fresca rispetto alle mazzette di Tangentopoli’. E’ questo il giudizio che Famiglia cristiana esprime in merito alle voci circolanti in questi giorni sula stampa nazionale in merito alla cosiddetta ‘campagna acquisti’ fra i parlamentari in vista del voto del 14 dicembre prossimo. In una lunga nota, firmata da Giorgio Vecchiato, pubblicata sull’homepage del settimanale cattolico, si afferma: ‘I quotidiani sono pieni di dettagli su questo tariffario, rispetto al quale le mazzette di Tangentopoli sono acqua fresca’. ‘Rompendo le regole talvolta omertose della corporazione giornalistica – prosegue il servizio – verrebbe da sperare che si tiri solo a indovinare, tanto per far crescere le tirature. Però si fanno nomi e cognomi, si ricostruiscono vita e miracoli dei prossimi Giuda, si indica l’importo delle consulenze fasulle, ci si sbizzarrisce sugli altri – non pochi… – mezzi di corruzione’. ‘Gli stessi ‘traditori’ nelle interviste – afferma Famiglia cristiana – ammettono tranquillamente di essere parte attiva nel mercato. La sensazione cioè è che, se non tutto, quasi tutto sia vero. E che i trenta denari abbiamo assunto forme più moderne, ma senza cambiare significato’. Quindi la nota torna a ricordare Tangentopoli: ‘Doveva essere un momento di rinascita civile, di giustizia contro corrotti e corruttori. Ma si sa come è finita. Una volta assodato che volavano soltanto quattro stracci, troppo carcere preventivo con le tragedie che conosciamo ma sentenze definitive del tutto marginali, il mondo politico si è sentito libero di reiterare’. ‘Peggio ancora – prosegue il servizio – di fare apertamente ciò che allora si faceva di nascosto. I risultati li vediamo ogni giorno’.

‘Altra e basilare questione -rileva il settimanale cattolico- il disprezzo della norma secondo cui il parlamentare non ha ‘vincolo di mandato’. Il concetto è stato capovolto. Ammesso che in passato si rispettassero almeno le forme, il vincolo non esiste più rispetto agli elettori. E’ invece ferreo rispetto ai capibranco, specie i berlusconiani che hanno più soldi da spendere e più prebende da elargire’. ‘Insomma, fra maggioranza e opposizione – si legge ancora – tutto è in mano a quei quattro o cinque potenti che da anni decidono su nomine e candidature. Di qua nel partito-azienda, di là nel coacervo avversario, chi non sta agli ordini viene posto alla gogna e comunque torna a casa, spesso senza un mestiere alternativo. A chi obbedisce, le ricompense d’uso’. Quindi Famiglia cristiana torna a chiedere la riforma elettorale: ‘In una seria analisi politica, il primo rimedio dovrebbe consistere in una riforma della legge elettorale, tale da consentire ai cittadini un diritto di scelta. Ma visto il punto cui si è giunti, c’è da chiedersi se basterebbe. Se si accetta di essere comperati e venduti, se le reazioni sono soltanto di carattere giornalistico, se la stessa Giustizia si mostra impotente, vuol dire – ultima frase fatta – che si sta toccando il fondo. Mettersi le mani nei capelli, cos’altro sennò?’.

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