La strage di Bologna e i suoi misteri al centro del Festival Noir di Courmayeur

Un convegno, moderato da Carlo Lucarelli, e un documentario del regista Matteo Pasi hanno cercato di ricostruire quel drammatico giorno di 30 anni fa cercando di dare risposte che nonostante le indagini e una verità giudiziaria ancora mancano.
Locandina Noir in Festival 2010
Cultura

In occasione del trentennale della strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto del 1980, il Courmayeur Noir in Festival (che si concluderà domani, domenica 12 dicembre) ha dedicato un’ampia pagina alla ricostruzione dell’attentato terroristico. Un convegno, moderato da Carlo Lucarelli, e un documentario del regista Matteo Pasi hanno cercato di ricostruire quel drammatico giorno e soprattutto, Patrick Fogli, Antonella Beccaria e Giovanni Fasanella hanno cercato di dare risposte, quelle risposte che dopo trent’anni e una sentenza passata in giudicato, ancora mancano.

La strage di Bologna lascia aperti ancora molti interrogativi – spiega Carlo Lucarelli – di fatto ci sono state indagini, atti, ricostruzioni e una sentenza definitiva, ma troppi sono ancora gli interrogativi. Abbiamo una verità di Stato, ma sicuramente ai familiari delle vittime non sono state date risposte definitive’’. Lucarelli sottolinea come la strage di Bologna, che ha fatto 85 morti e oltre 200 feriti, sia uno dei pochi attentati “che da punto di vista giudiziario ha dei colpevoli, ci sono state tre condanne inflitte agli esecutori materiali, condanne per depistaggio, tra queste quella di Lucio Gelli, capo della P2, oltre a due esponenti dei servizi segreti. Ma quello che non si sa è chi c’era dietro’’.

Per Antonella Beccaria, giornalista e scrittrice, “le responsabilità materiali sono state accertate, pensare a un complotto ai danni dei Nar è assurdo, ma è ovvio che loro erano solo la mano armata’’. Giovani Fasanella, autore di molti libri, ha spiegato quello che per lui è avvenuto il 2 agosto del 1980. “Quando ci sono di mezzo i servizi segreti non si capisce più nulla, tutto si mescola. Quello che non dobbiamo dimenticare è la ragion di Stato, con cui si opera in questi casi. La magistratura spesso è solo uno strumento per costruire una verità politica. Per capire la strage di Bologna non dobbiamo dimenticarci del contesto internazionale di quegli anni e del ruolo dei servizi segreti, soprattutto francesi’’

Matteo Pasi, giovane regista, ha voluto ricostruire, in un documentario quello che è accaduto il 2 agosto di trent’anni fa attraverso le testimonianze dei parenti delle vittime, dei superstiti, soccorritori e magistrati. Ma anche di Lucio Gelli, che apertamente sostiene “se fosse scoppiata una bomba avrebbero trovato dei resti, probabilmente qualcuno ha buttato un mozzicone di sigaretta su di una caldaia che poi è esplosa’’. Parole che fanno rabbrividire, anche a distanza di tanti anni, quelle del capo della P2. Pasi ha fatto un lavoro d’effetto, cercando di affrontare l’argomento sotto tutti i punti di vita. I parenti delle vittime non sono ancora soddisfatti e chiedono giustizia. Chiedono di sapere chi era il mandante della strage.

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