La ricostruzione del delitto Morandini: gli elementi portanti dell’inchiesta sull’omicidio

Dalla sera dell’omicidio alle testimonianze dei vicini, dalle analisi dei vigili del fuoco all’autopsia passando per l’intervento dei RIS di Parma, fino alle piste che stanno battendo i Carabinieri e la Procura di Aosta.
L'arrivo del Ris di Parma
Cronaca

Dopo il frenetico lavoro dei giorni scorsi, caratterizzato dall’arrivo del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma e dall’autopsia sul cadavere della vittima, per i Carabinieri e la Procura di Aosta è arrivato il momento di metter insieme i pezzi del puzzle, scegliendo in quale direzione orientare le indagini sulla morte di Paolo Morandini.

Il punto di partenza è fissato inevitabilmente alle 22.05 di venerdì 29 aprile scorso, quando i vigili del fuoco, dopo essere intervenuti per sedare un incendio divampato nel monolocale che insiste sulla piazzetta del Passage du Verger, hanno ritrovato il corpo senza vita dell’artista.
 

Ecco gli elementi portanti dell’inchiesta.

La sera dell’omicidio
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, Morandini è stato visto rientrare verso casa intorno alle ore 21, con alcuni oggetti in mano. Mezz’ora più tardi, però, avrebbe scambiato alcune parole con dei conoscenti nella Piazzetta del Cavallo Bianco, prima di dirigersi nuovamente alla sua abitazione-atelier, alle 21.40 circa. Poco dopo, alle 22.05, i pompieri di Aosta sono entrati in azione per spegnere le fiamme provenienti dal suo monolocale, dove è stato rinvenuto privo di vita. La soluzione del giallo è racchiusa lì, in quel breve intervallo di tempo.

Le testimonianze dei vicini
I Carabinieri hanno subito interrogato una ventina di persone: vicini di casa, conoscenti della zona e testimoni vari. Qualcuno sostiene di aver sentito degli schiamazzi, segno forse di una lite, mentre altri giurano di non aver udito nulla. Qualcun altro ha rivelato a “La Stampa” di aver incrociato, proprio in quei minuti, un giovane con i capelli corti, gli occhi chiari e l’accento dell’est, che trafelato chiedeva informazioni su dove si trovasse Via Challand (strada sulla quale si affaccia il Passage du Verger). Da lì a poco, le sirene delle autobotti dei vigili del fuoco avrebbero rotto il silenzio di una serata tranquilla che si trasformava in tragedia.

Le analisi dei vigili del fuoco
I primi a fornire un indizio utile alle indagini sono stati proprio loro, i pompieri.
Grazie agli esami condotti con il PID (Photo Ionizzator Detector), non sono state rilevate tracce di ‘acceleranti’ del fuoco – benzina o altri combustibili – all’interno dell’alloggio dove è stato trovato Morandini. Tra le ipotesi al vaglio, la più accreditata è che le fiamme siano partite dal materasso provocando le bruciature sul corpo della vittima e il fumo acre nel monolocale. Si è trattato di un evento doloso, messo in atto per depistare le indagini, o di un incidente?

L’autopsia
Di sicuro, comunque, non sono state le fiamme e neanche il fumo scaturito dall’incendio a uccidere Morandini. L’autopsia, condotta dal medico legale Mirella Gherardi, ha confermato le prime ipotesi formulate “a caldo” dai Carabinieri, escludendo definitivamente la possibilità che lo scultore fosse deceduto per asfissia. Le cause della morte sono invece da imputarsi ai forti traumi rilevati sul volto e alla frattura al costato, che ha provocato la perforazione di un polmone. Colpi inferti con violenza grazie all’utilizzo di un oggetto ancora misterioso, anche se è probabile che l’aggressore si sia servito di una scultura o qualcosa di simile, recuperato sul posto.

L’intervento dei RIS di Parma
A risolvere questo interrogativo saranno con tutta probabilità gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma. Arrivati sulla scena del crimine lunedì scorso, alle 14.15, “gli uomini in bianco” si sono occupati di analizzare non solo l’interno del monolocale, mobili e oggetti compresi (è stato ritrovato il cellulare della vittima), ma anche tutta la zona circostante l’edificio, incluso il dehors del Bar Buongustaio, sito all’imbocco del Passage du Verger, dal lato di Via Trottechien. Il locale era frequentato spesso da Morandini, che aveva l’abitudine di passare spesso per un caffè o un bicchiere di vino. L’obiettivo dei RIS, era di cercare e registrare ogni traccia utile, per poi effettuare le analisi chimico-biologiche necessarie a comprendere le dinamiche che hanno portato al triste epilogo. I primi risultati dei rilievi tecnici sono attesi dagli inquirenti nei prossimi giorni.

Le due piste seguite dai Carabinieri di Aosta
“Non escludiamo niente, ma non brancoliamo neanche nel buio: stiamo seguendo un paio di piste concrete”. L’aveva anticipato lunedì pomeriggio il Colonnello Guido Di Vita, comandante del gruppo Carabinieri di Aosta, che ha confermato ieri mattina: “Crediamo che non sia stato un omicidio premeditato”. A questo punto, gli inquirenti ritengono più probabile che sia trattata di una lite degenerata e finita in tragedia.
La prima pista battuta dai Carabinieri sarebbe legata ad alcuni screzi che la vittima avrebbe avuto con persone incontrate, forse per caso, rientrando nella propria abitazione, mentre la seconda ipotesi porterebbe al possibile coinvolgimento di persone con precedenti penali che frequentano alcuni locali pubblici del centro storico, a poca distanza dal luogo del delitto, con le quali Morandini avrebbe avuto dei diverbi.

Si attende con ansia una svolta nelle indagini, che però difficilmente arriverà dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della zona: l’unica funzionante era quella del bar Buongustaio, ma puntava sul dehors e non su Rue du Verger. Il luogo è stato comunque setacciato dai RIS, forse nell’eventualità che l’aggressore fosse uno degli avventori del locale.
 

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte