Contratti di lavoro reiterati, condannata dalla Corte dei Conti ex dirigente regionale

I giudici hanno stabilito che la già coordinatrice del dipartimento personale della Regione debba versare all’ente 21.588 euro. La vicenda origina dalle sentenze che avevano imposto all’amministrazione di risarcire i lavoratori a tempo determinato.
Foto Corte dei Conti
Cronaca

Un risarcimento, a favore della Regione, di 21.588 euro. E’ ciò a cui la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti ha condannato, con diverse sentenze depositate negli ultimi giorni, l’ex dirigente regionale Lucia Ravagli Ceroni, attualmente Direttore generale dell’Università della Valle d’Aosta.

L’azione, per “danno indiretto”, era stata attivata dalla Procura contabile diretta da Giuseppe De Rosa a seguito del divenire definitive di cinque sentenze della Corte d’Appello di Torino del 2016, con cui all’amministrazione regionale era stato imposto di riconoscere in totale oltre 39mila euro a cinque dipendenti dell’ente cui, tra il 1994 e il 2011, erano stati reiterati in tutto 52 contratti di lavoro a tempo determinato.

Quei rinnovi, per la magistratura ordinaria, erano avvenuti illegittimamente e, dall’esborso per l’ente, è derivato il giudizio contabile nei confronti di Ravagli Ceroni, che al tempo era Coordinatrice del Dipartimento personale di piazza Deffeyes e quindi sottoscriveva i contratti con i lavoratori.

Secondo i giudici della Corte dei Conti (le diverse sentenze depositate sono in buona parte simili tra loro), “tali contratti non coprivano alcuna esigenza temporanea, essendo invece espressione di un’ordinaria carenza d’organico che avrebbe dovuto essere affrontata dagli organi competenti in altro modo”. Peraltro, nemmeno i documenti sottoscritti con i lavoratori “contengono alcun riferimento a presunte esigenze eccezionali che li giustificherebbero, a conferma della loro totale insussistenza”.

Per la difesa dell’ex dirigente, assistita dagli avvocati Carlo Merani e Roberto Serventi del foro di Torino,  “la sottoscrizione”, avvenuta da parte della Coordinatrice, sarebbe stata “una conseguenza formale necessaria di un iter decisionale e selettivo preordinato”, con le assunzioni a rappresentare un “mero atto dovuto imputabile alla Giunta regionale e, comunque, necessarie per la garanzia di buon andamento di servizi essenziali”.

Al riguardo, la Corte riconosce che “a monte vi erano le delibere di Giunta volte ad individuare, settore per settore, le esigenze di fabbisogno di personale”, ma “tali atti contenevano comunque un riferimento al parere dello stesso ufficio diretto dalla convenuta” e “rimettevano al medesimo ufficio i concreti provvedimenti di assunzione”.

Per i giudici, l’allora dirigente “avrebbe dovuto evidenziare le macro illegittimità che discendevano dalla reiterazione di simili assunzioni”. Anche perché, è il ragionamento dei magistrati contabili, tale modo di procedere era “palesemente illegittimo e di cui un dirigente di vertice, tra l’altro preposto proprio al settore rapporti di lavoro, doveva necessariamente avvedersi”.

Da qui la condanna di Ravagli Ceroni a rifondare le casse regionali. Il collegio giudicante ha tuttavia applicato, a favore dell’ex dirigente, il “potere riduttivo” (l’importo risarcitorio viene “scontato” del 25%) tenuto conto che “l’iniziativa di tali assunzioni risiede comunque nella volontà politica dell’organo direttivo dell’Amministrazione regionale”.

Per alcuni contratti di due dei cinque dipendenti, la Corte dei Conti aveva chiamato in causa anche Walter Lillaz, sostituto di Ceroni negli anni oggetto del contenzioso, contestandogli un danno indiretto di poco più di 2.730 euro. Nello scorso novembre, ha scelto di aderire al rito abbreviato, che consente di chiudere il giudizio versando una somma ridotta rispetto alla richiesta di risarcimento avanzata dall’accusa.

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