Perugia, 27 set. (Adnkronos/Ign) – "Assolvete Raffaele Sollecito". E’ quanto ha chiesto l’avvocato Giulia Bongiorno al termine della sua requisitoria nell’ambito del processo di appello allo studente di Giovinazzo e ad Amanda Knox condannati in primo grado a 25 e 26 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher.
Iniziando questa mattina il suo intervento al Tribunale di Perugia il legale ha detto che ‘nulla riguarda Raffaele in questo delitto e i pochi indizi contro Amanda sono stati trasferiti anche su di lui’. ‘Tutti gli elementi erano su Amanda, ma Raffaele doveva essere inserito qui perché aveva passato la notte con lei’. Per l’avvocato, ‘Amanda Knox è stata trasformata in una Venere in pelliccia. Per contraltare a lei, c’è un uomo debole che ha fatto quello che la femme fatale le ha ordinato. Ma questi sono cliché’, ha tuonato la Bongiorno in aula che ha evidenziato come ‘i ritratti dei due abbiano avuto una grande importanza in questo processo’.
Il legale ha detto anche che Amanda Knox, puo’ essere ‘paragonata a Jessica Rabbit, che puo’ sembrare una mangiatrice di uomini invece è una donna innamorata’. L’avvocato ha aggiunto: ‘Io credo siano andati in carcere proprio perché Amanda era vista come una Venere in pelliccia’ e perché ‘corrispondevano alla perfezione al movente individuato in quel momento’.
Bongiorno poi, citando uno dei memoriali della ragazza, ha spiegato che il ‘gioco preferito di Amanda e Raffaele era farsi le smorfie e guardarsi negli occhi’. ‘Amanda era la ragazzina delle smorfie – ha detto ancora – forse prima di pensare che era diabolica, che comandava Sollecito, bisognava ricordarsi delle smorfie’. ‘Anche in sentenza ci sono delle bugie – ha affermato – non si possono scambiare delle effusioni di tenerezza con una ossessione sessuale’
Quanto alle prove, ‘nella stanza del delitto non ci sono tracce né di Amanda né di Raffaele’. C’è solo il Dna di Raffaele sul gancetto, elemento sgretolato dalla perizia’. Il reperto per l’onorevole Bongiorno "anche in primo grado non si sarebbe potuto utilizzare, a prescindere dalla non attribuibilità a Sollecito, andava cestinato’. ‘E’ inattendibile – ha ricordato – perché è stato repertato 46 giorni dopo la fine del sopralluogo della scientifica. E in quei 46 giorni sono state fatte delle perquisizioni che sono finalizzate a cercare qualcosa, non a mantenere l’ambiente. Nelle perquisizioni si rovista, si butta all’aria’, ha detto mostrando le foto della stanza del delitto il giorno dopo l’omicidio e il giorno del ritrovamento del gancetto.
Proprio quella stanza, ha continuato, "gronda di tracce di Rudy Guede. Io credo che proprio Guede, per la sua presenza sulla scena del delitto, è una prova che vale mille prove e dimostra che chi sta in una stanza e commette un delitto lascia tracce e al contrario dimostra come chi non è entrato non poteva lasciare prove’. L’avvocato ha bollato poi come ‘fantasiosa’ la tesi della pulizia dell’ambiente proposta dall’accusa. ‘Nessun detersivo riconosce tracce di uno piuttosto che dell’altro – ha sostenuto il legale – Se ci fosse stata pulizia non ci sarebbero state neanche le tracce di Rudy, dopo di che ci sono tante foto che vi documentano in maniera inconfutabile come quell’ambiente era sporco di polvere e peli’. Anche ‘fuori non ci sono le tracce di cui vi ha parlato l’accusa. Tutte queste impronte (sul corridoio, ndr) per ammissione dei loro consulenti non sono utili per confronti positivi, ma solo ad escludere’.
Il legale ha poi sostenuto che "attaccare i media come da più parti è stato fatto, è un boomerang. I media rispecchiano ciò che accade qui dentro e se parlano di innocenza, vuol dire che nel processo sono emerse delle prove di innocenza".
Bongiorno ha parlato poi della proiezione delle foto del cadavere di Meredith. "Attenzione ai momenti processuali – ha detto – nessuno mette in discussione che è un efferato crimine. Il fatto è gravissimo, ma oggi dovete valutare se questi due ragazzi hanno ucciso. Non quanto è grave il fatto".
