Rimini, 25 ott. (Adnkronos) – Lo Stato ha il compito di intervenire per creare opportunità di lavoro. E’ quanto ha detto questo pomeriggio il cardinale Angelo Bagnasco intervenendo al convegno nazionale dei direttori diocesani della pastorale sociale, che si tiene a Rimini da oggi al 28 ottobre.
‘Nelle zone d’ombra del non-lavoro – ha detto – la fiducia e la stima di sé sono pesantemente minacciate, e la serenità verso il futuro viene meno. Per questo insieme di ragioni, lo Stato ha il delicato e gravoso dovere di provvedere alle opportunità di accesso al lavoro nei vari ambiti, tenendo tutti conto però che circostanze inedite, come quelle che il mondo sta vivendo, impongono un aggiornamento di mentalità e capacità di rinnovamento’.
Bagnasco ha aggiunto: ‘Senza occupazione dignitosa, l’uomo difficilmente riuscirà a misurare le sue capacità personali, a stabilire relazioni collaborative con altri, a contribuire per il conseguimento del bene sociale, a sentirsi partecipe della edificazione del mondo, a percepire la sua dignità nel guadagnarsi onorevolmente il pane per sé e per i propri cari’.
Il lavoro è un diritto e va riconosciuto il suo primato sul capitale. ‘Si deve parlare del lavoro – ha affermato l’arcivescovo di Genova – come diritto e dovere di ogni persona, del primato dell’uomo sul lavoro, e del primato del lavoro sul capitale: senza il lavoro, infatti, la persona viene a mancare di quelle vie di auto-sviluppo che Dio ha inscritto nella natura umana come grazia e compito per ognuno’.
‘E’ innegabile -ha detto ancora – che tutta l’attività umana, e quindi anche il lavoro, si svolge all’interno della cultura ed interagisce con essa, e quindi tra economia e cultura esiste un rapporto di reciprocità; ma deve restare fermo e chiaro il primato della cultura, se non si vuole entrare nella giungla di un mercato senza regole perché senza valori’.
Quindi un richiamo rivolto ai credenti: ‘I cattolici hanno una grande responsabilità verso il corpo sociale in tutte le sue espressioni: hanno un debito di servizio per il dono della fede ricevuta, che li abilita ad essere umilmente ‘luce e sale della terra e luce del mondo’, e anche per quel patrimonio di storia cristiana che è un tesoro e come un giacimento inesauribile per il bene degli uomini e della civica’.
In tutte le attività umane, ha detto il cardinale, è richiesto che si coltivino ‘le virtù come la fiducia in se stessi, la laboriosità, la sobrietà, il senso di appartenenza ad una comunità verso la quale si hanno diritti ma anche doveri di onestà e di sacrificio. Insomma si tratta di andare a scuola delle virtù sociali. Bisogna riscoprire il gusto di ‘stili di vita nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono, e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi, e degli investimenti’.