Reggio Calabria, 21 mag. – (Adnkronos/Ign) – E’ di 15 persone arrestate il bilancio di una importante operazione avvenuta questa mattina nella Locride contro la ndrina dei Commisso. L’indagine, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e denominata ‘La Falsa Politica’, ha permesso di documentare l’interesse della cosca per le vicende politiche locali svelando l’esistenza di intrecci tra ‘ndrangheta e politica.
Tra le persone arrestate dalla squadra mobile di Reggio Calabria, del Commissariato di Siderno e del Servizio centrale anticrimine di Roma, figurano infatti anche l’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, l’ex consigliere provinciale di Reggio Calabria Rocco Agrippo e il consigliere comunale di Siderno Domenico Commisso, la cui presenza all’interno degli enti territoriali era funzionale agli interessi della cosca mafiosa. A tutti viene contestato il reato di 416 bis ovvero associazione mafiosa. In manette anche Giuseppe Tavernese, 38 anni, e Antonio Commisso, 39 anni, in passato eletti consiglieri comunali a Siderno quando era sindaco Alessandro Figliomeni, arrestato nell’operazione ‘Recupero-Bene comune’ eseguita congiuntamente da Polizia di Stato e Carabinieri nel dicembre 2010.
In carica con la legislatura Loiero, Cherubino nel 2010 ha abbandonato la casacca dello Sdi per ricandidarsi al Consiglio regionale con il Pdl, ma non è stato riconfermato. Anche in passato aveva avuto disavventure giudiziarie per gli intrecci tra politica e ‘ndrangheta ma venne assolto al processo. ‘Cherubino -si legge nel capo d’imputazione- prometteva e garantiva al sodalizio di salvaguardare, nell’esercizio delle sue funzioni, gli interessi dell’organizzazione criminale, e di concordare con la stessa le sue scelte politiche in modo da assecondare le strategie, con innegabili riflessi in termini di rafforzamento e consolidamento dell’associazione’.
Anche l’ex consigliere e assessore della Provincia di Reggio Calabria, Rocco Agrippo, secondo gli investigatori, era intraneo alla cosca. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, aveva il grado di santista e ‘faceva parte del sodalizio in posizione apicale’. Dopo la sua elezione a consigliere provinciale, ‘si poneva -scrivono i magistrati- quale uomo politico di riferimento per il sodalizio criminale a Marina di Gioiosa Jonica e a livello provinciale, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca’. I
Secondo quanto è emerso, era proprio la cosca a dare il permesso per le candidature. In particolare gli esponenti della politica di Siderno andavano nella lavanderia di Giuseppe Commisso noto come ‘il mastro’ per chiedergli ‘il permesso di candidarsi’ e per ‘racimolare i consensi del clan necessari per la sua elezione’. Gli investigatori ritengono di avere dimostrato che il Comune di Siderno era ‘appannaggio della cosca e solo con il consenso del mastro era possibile candidarsi, con le ovvie conseguenze in termini di libertà di scelta degli amministratori pubblici’.
Nel corso dell’attività investigativa è emerso inoltre che gli appartenenti delle cosche mafiose escludevano una propria manifestazione esterna per non compromettere il buon esito delle operazioni elettorali -pena l’esposizione dei propri candidati a controlli di tipo investigativo- dovendo operare occultamente alle loro spalle. Significative le parole di Giuseppe Commisso ‘u mastru’ che ha dato il nome all’operazione di polizia: ‘Gli dobbiamo usare la falsa politica a questi qua…’.
‘Questa operazione è di particolare rilevanza perché dà uno spaccato chiarissimo sei rapporti tra la politica, le istituzioni e la ‘ndrangheta’, ha detto il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza. Il magistrato ha sottolineato il ‘rapporto osmotico, parassitario degli organi rappresentativi delle istituzioni con la criminalità organizzata’. Sferlazza ha definito anche ‘intima compenetrazione e collusione’ il tipo di rapporto che emerge dalle intercettazioni. ‘Abbiamo assistito -ha sostenuto- a un cambio di strategia: non è più l’uomo politico che va a cercare il mafioso ma ora, al contrario, la ‘ndrangheta decide le strategie politiche e i candidati, individua i propri rappresentanti nelle istituzioni democratiche’. Secondo il procuratore Sferlazza, l’operazione di questa mattina ‘sottolinea la pericolosità delle organizzazioni criminali e costituisce un pericolo per la democrazia perché sono in grado di incidere sulle assemblee elettive e rappresentative della volontà popolare’.