In mistica attesa
"L’aeroporto è una “bella scommessa". Così si esprimeva il Presidente della Regione Valle d’Aosta nel 2008 a proposito della decisione di procedere alla ristrutturazione dell’Aeroporto regionale.
A quattro anni di distanza, dopo i lavori di rifacimento della pista e dell’impianto di illuminazione, la realizzazione di radio assistenze (VOR, ILS, NDB), dei sentieri luminosi di avvicinamento, dell’aerostazione, dell’interramento della strada a Sud della pista, dell’abbassamento delle ciminiere della Cogne e delle luci dell’ arena della Croix Noire, dopo aver speso una cifra prossima a 100 milioni di Euro, possiamo chiederci perché l’ardita scommessa non è stata vinta.
Costruire un aeroporto commerciale in Valle d’Aosta è stata certamente una scelta sbagliata:
dal punto di vista commerciale: le ridotte dimensioni del bacino di traffico e la disponibilità nelle immediate vicinanze di Aosta di aeroporti più accessibili, meglio infrastrutturati ed attrezzati (Torino, Milano Malpensa, Ginevra) determinano l’impossibilità di attrarre traffico aereo commerciale senza il ricorso a sostanziose sovvenzioni pubbliche;
per la localizzazione: oltre che per le ragioni commerciali appena esposte l’aeroporto di Aosta è poco appetibile alle compagnie aeree per seri motivi operativi:
– la presenza della città a ridosso della testata ovest della pista preclude la possibilità di operare in quella direzione. Per ovvie ragioni di sicurezza e per contenere il rumore, infatti, gli equipaggi dei velivoli commerciali dovranno evitare di sorvolare a bassa quota la città. In caso di vento forte sarà impossibile la completa agibilità dell’aeroporto: con vento da ovest sarà possibile solo atterrare, con vento da est sarà possibile solo decollare.
– Il fatto che l’aeroporto sia situato al fondo di una profonda e stretta valle alpina soggetta ad intensi fenomeni meteorologici (forti raffiche di vento, significative precipitazioni nevose, temperature invernali estremamente basse con probabilità di formazioni di ghiaccio sulla pista e sui velivoli), accresce i rischi di incidente ed aumenta la probabilità di cancellazioni, di ritardi e di costosi dirottamenti;
– le pareti montuose che fiancheggiano il sentiero di avvicinamento riflettono i segnali emessi dai sistemi di radionavigazione rendendoli meno affidabili.
Per tale ragione, pur esistendo una procedura strumentale approvata, per il momento l’aeroporto è agibile solo in condizioni di volo a vista (VFR).
Ciò significa, che nonostante i milioni di euro spesi per dotare la pista di un sistema di illuminazione notturna e di apparati di radionavigazione per il volo in assenza di visibilità, sull’aeroporto di Aosta sarà possibile operare solo di giorno.
per la congiuntura economica: l’inarrestabile crescita delle tariffe aeree, prodotta dal costante aumento del costo del carburante e la grave crisi economica che stiamo attraversando penalizzano in modo significativo la domanda di viaggi aerei. La riduzione del numero dei passeggeri renderà sempre più difficile non solo ammortizzare gli ingenti investimenti sostenuti ma anche pareggiare i costi di gestione dell’aeroporto (si stima si aggirino attorno ai 6-7 milioni di euro all’anno).
Viste la premesse è evidente che lo spreco di risorse è destinato a crescere in modo inarrestabile. All’aumento delle sovvenzioni necessarie a sostenere economicamente le compagnie aeree che accetteranno di operare su Aosta si dovrà sommare l’inevitabile crescita dei costi di gestione e manutenzione dell’aeroporto.
Le ricadute sull’indotto turistico, vista la scarsità dei passeggeri trasportati, non potranno mai giustificare il salasso avviato dalla improvvida decisione di realizzare un aeroporto commerciale in Valle d’Aosta.
L’assurdità della situazione è ancora più evidente se si pensa che prima della ristrutturazione -forse sarebbe meglio dire ricostruzione- l’aeroporto, nonostante avesse costi di gestione enormemente inferiori, registrava un numero maggiore di movimenti (decolli, atterraggi) e produceva ricadute economiche più importanti sul turismo valdostano.
Prima l’attività era tutta basata su voli turistici o sportivi, in particolare di alianti. La Valle d’Aosta è un santuario del volo a vela noto in tutta Europa per i voli in alta quota. In primavera, quando spira con maggiore frequenza il maestrale, venivano a volare in Valle d’Aosta centinaia di piloti tedeschi, olandesi e Inglesi. Poiché il volo a vela, pur essendo uno sport individuale, richiede assistenza e cameratismo, al seguito di ciascun pilota arrivavano tre o quattro persone, parenti ed amici, che condividevano con lui oltre ai piaceri del volo, quelli di una vacanza in montagna.
Poiché la pratica del volo a vela poco si concilia con le necessità logistiche ed operative dei grossi velivoli da trasporto il progressivo sviluppo delle infrastrutture commerciali si è tradotto nella corrispondente riduzione dell’attività sportiva. Anche in assenza di traffico commerciale, l’organizzazione messa in piedi da AVDA sta ostacolando in modo sempre più pesante l’attività sportiva.
La crisi morde, il traffico turistico diminuisce, l’aeroporto è sempre più deserto ed inaccessibile ai volovelisti ed ai piccoli aerei, ma i preparativi e le rifiniture per il grande evento continuano: tutti sono al loro posto immobili in spasmodica attesa del grande evento, l’arrivo del primo mitico aereo commerciale carico di 100 salvatori alieni. E’ una questione di fede, bisogna crederci ed aspettare.
Paolo Meneghini