Los angeles, 20 set. (Adnkronos) – L’attrice Cindy Lee Garcia ha denunciato il produttore del film sul profeta Maometto, ‘The Innocence of Muslims’, e YouTube. Secondo quanto riporta il Los Angeles Times, la donna, che ha recitato una parte nella pellicola che ha provocato proteste in molti paesi, ha presentato una denuncia alla Corte Superiore di Los Angeles per "frode, diffamazione e stress emotivo". L’attrice ha dichiarato che dopo la pubblicazione di alcune scene del film su YouTube ha ricevuto delle "minacce di morte" e le è stata tolta la custodia dei nipoti perché "in sua presenza non è garantita la loro sicurezza".
Garcia ha detto che il produttore Sam Bacile, alias Nakoula Basseley Nakoula, le ha mentito sulla vera natura del film, dicendole che in realtà si trattava di "un film di avventura sull’antico Egitto" e che non ci sarebbe stato "nessun contenuto sessuale" né "religioso". L’avvocato dell’attrice, Cris Armenta, chiederà di rimuovere immediatamente il video da YouTube in quanto "violazione della privacy". L’attrice è stata anche licenziata.
Intanto sulla scia delle decisioni prese dal governo francese, il governo americano ha annunciato per domani la chiusura della sua ambasciata a Giacarta e dei consolati di Surabaya, Medan e Bali oltre alla missione Usa presso l’Asean "a causa della possibilità di significative manifestazioni" di protesta per il film anti-Maometto e le recenti vignette sul profeta islamico. "Consigliamo come sempre di evitare raduni ed altre situazioni che potrebbero trasformarsi in violente", ha annunciato la sede diplomatica.
Anche la Germania chiuderà domani le sue sedi diplomatiche nei paesi islamici maggiormente esposti. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, non ha ancora specificato quali sedi resteranno chiuse, spiegando che è stato dato ordine ai funzionari diplomatici di restare lontani dai loro uffici. .
Dal canto suo il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha dichiarato "assolutamente legittimo da parte dei governi il blocco di siti oggetto di comportamenti non positivi, di istigazione all’odio, di rifiuto di comprendere l’altro, così come dei siti che hanno una valenza criminale’. Il confine fra libertà di credo e di espressione è ‘una linea sottile ma chiara", ha aggiunto Terzi, precisando che ‘il legislatore in Italia si è posto da molti anni questa linea’. ‘Anche nei suoi ultimi aggiornamenti, il codice penale italiano definisce appunto il reato di diffamazione religiosa’, ha chiarito quindi. ‘E’ su questo rispetto – ha aggiunto il titolare della Farnesina- che noi in Italia abbiamo una posizione chiara che si innesta su una cultura e tradizione giudiridica che premiano sicuramente i valori della libertà di pensiero ma li collegano anche al rispetto delle libertà altrui e a quella di essere rispettati nella propria fede’.