Citta’ del Vaticano, 11 feb. (Adnkronos) – La storica scelta di Benedetto XVI di annunciare le proprie dimissioni cambiera’ almeno in parte anche la corsa per la successione. In primo luogo perche’ non vi e’ precedente di un Papa eletto con il predecessore ancora in vita. E poi anche la procedura subisce notevoli cambiamenti sostanziali. Innanzitutto si conosce in anticipo la data di fine pontificato, che sara’ il 28 febbraio alle 20, una data che entrera’ negli annali della Chiesa e della storia contemporanea. Inoltre da qui al 28 mancano 17 giorni durante i quali il Papa ‘uscente’ interverra’, parlera’ forse, dira’ la sua sul futuro della Chiesa, sia pure con la discrezione e l’attenzione proprie di Benedetto XVI.
Inoltre le riunioni – chiamate congregazioni – dei cardinali cominceranno subito dopo le dimissioni, quindi verra’ convocato il conclave al quale, stando ai numeri odierni, prenderanno parte 117 cardinali, tutti quelli che hanno meno di 8 anni. Chi sono gli uomini in lizza per la successione? Naturalmente e’ prematuro fare pronostici troppo precisi, tuttavia e’ possibile gia’ da ora individuare un gruppo di personalita’ che per ruolo, autorevolezza e rappresentativita’ possono essere considerati ‘papabili’ o comunque in grado di giocare un ruolo importante nel prossimo conclave.
Per quel che riguarda l’Italia sono almeno tre i nomi che stanno emergendo: l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, il presidente del Governatorato Giuseppe Bertello e l’arcivescovo di Genova e presidente della conferenza episcopale, Angelo Bagnasco. Gli italiani possono comunque avere un ruolo di primo piano nel prossimo conclave in virtu’ della loro forza numerica, rimangono infatti il primo gruppo nazionale fra i cardinali con diritto di voto. Sono cresciute nel tempo le possibilita’ di un papa ‘americano’ sotto questo punto di vista diversi sono i porporati da tenere sott’occhio. A partire dal Canada dove spicca il nome del cardinale Marc Ouellet, ex arcivescovo di Quebec chiamato da Ratzinger alla guida della congregazione per i vescovi, organismo decisionale di assoluto rilievo in Vaticano.
Vanno poi tenuti presenti l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, presidente dei vescovi americani, e l’arcivescovo di Boston, Sean O’Malley, cappuccino, che ha gestito con un certo successo la difficilissima situazione della diocesi Usa al centro dello scandalo abusi sessuali.
Nell’area caraibica spicca il volto del cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, personalita’ che sta che sta contribuendo con la propria azione alla transizione dell’isola dal regime comunista verso una serie di aperture in campo economico e sociale. In Brasile c’e’ anche il cardinale Odilo Sherer, arcivescovo di San Paolo, una delle diocesi piu’ vaste del mondo. In Brasile, a Rio, si terra’ anche a prossima giornata mondiale della gioventu’ e non va dimenticato che il Paese e’ uno dei gradi serbatoi del cattolicesimo mondiale. Ancora dal Brasile viene Joao Braz de Aviz, attuale alla guida della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, cioe’ il mondo delle congregazioni e degli ordini religiosi. Accreditato di qualche possibilita’ per l’elezione e’ anche Oscar Rodriguez Maradiaga, salesiano, arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras.
In Europa troviamo l’arcivescovo di Parigi, il cardinale Andre’ Vingt-Trois e poi l’arcivescovo di Vienna, il teologo Christoph Schoenborn. Almeno tre anche gli africani in partita per un continente dove il cattolicesimo e’ in grande crescita ma soffre pure di forti tensioni interreligiose e sociali: in primis i cardinali di Curia Peter Turkson – presidente di Iustitia et Pax – e Robert Sarah a capo di Cor Unum (il dicastero per le attivita’ caritative della Santa Sede), quindi si fa strada l’arcivescovo nigeriano di Abuja, John Onaiyekan. In Asia emerge la figura del neocardinale Louis Antonio Tagle arcivescovo di Manila, chiude la serie dei candidati George Pell, arcivescovo di Sidney. Infine da sottolineare che sono cominciate le scommesse, i bookmakers vedono un testa a testa fra Italia e Africa con in testa fra i favoriti il cardinale nigeriano Francis Arinze.