Cominciò all’età di 13 anni a firmare i suoi quadri, per lo più copie di altri pittori, ma con il tempo diede vita ad una interpretazione tutta personale della realtà traendo ispirazione dalle suggestioni dell’arte popolare della sua terra d’origine, la Sicilia, del Cubismo di Picasso, e dell’espressionismo. Stiamo parlando di Renato Guttuso (1912-1987), pittore che ha firmato, tra gli altri, il panorama artistico del Novecento. Quel Guttuso che riflette sull’espressionismo, instaura un dialogo serrato con Picasso e le sue sintesi brucianti, polemizza con il disimpegno etico delle correnti a lui contemporanee, perché per lui la realtà “è un rendiconto di ciò che la realtà è, di ciò che è dell’uomo”. Questi temi li ritroveremo a partire da martedì 26 marzo 2013, giorno dell’inaugurazione prevista alle ore 18, al Museo Archeologico Regionale di Piazza Roncas ad Aosta, dove sarà protagonista l’esposizione dal titolo “Renato Guttuso. Il Realismo e l’attualità dell’immagine” realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura e curata da Flaminio Gualdoni con Franco Calarota.
L’esposizione, che raccoglie le opere d’arte provenienti da collezioni private e dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, si concentra su una selezione di quaranta opere di Guttuso tra dipinti ad olio, opere su carta e grafiche, che vanno dalle nature morte della fine degli anni ’30 e dei primi ’40 al drammatico Partigiana assassinata, 1954, dal visionario Bambino sul mostro, 1966, all’epico Comizio di quartiere, 1975. Le opere d’arte in mostra, documentano i temi tipici elaborati con grande libertà d’immaginazione e originalità di soluzioni dal Maestro, dai paesaggi urbani, ai soggetti sociali. Attraverso un percorso espositivo articolato, il visitatore potrà instaurare un dialogo con l’opera di un artista che cerca la verità proprio nella relazione con il suo pubblico.
“Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità”, scrive Guttuso. E ancora: “Sempre ha contato, soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto. Un’arte senza pubblico non esiste”.
La rassegna rimarrà aperta sino al 22 settembre 2013 e sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano e francese, edito da Silvana Editoriale, posto in vendita al prezzo di € 28,00 in cui sono riprodotte tutte le opere in mostra, con testi di Franco Calarota, Daria Jorioz e Flaminio Gualdoni. Biglietti: € 5,00 intero, € 3,50 ridotto, riduzione 50% soci TCI, gratuito per i minori di 18 anni e per i maggiori di 65. In abbinamento con l‘ingresso alla mostra Pepi Merisio. Il gioco presso il Centro Saint-Bénin: abbonamento intero € 6,00, ridotto € 4,00.