Napolitano: ‘Violenza va fermata prima che diventi eversione’

"Ai fratelli Mattei spetta di diritto di entrare nell'albo doloroso delle vittime".
News Nazionali

Roma, 9 mag. (Adnkronos) – "Abbiamo imparato che la violenza va combattuta, va fermata, va scongiurata prima che si trasformi in eversione e distruzione". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento al Senato per il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo.

"Non possiamo in questo momento essere tranquilli di fronte al riemergere di estremizzazioni violente, anche soltanto sul piano verbale e sul piano della propaganda politica", ha rimarcato Napolitano. "L’Italia vive momenti difficili – ha detto ancora il capo dello Stato – ha delle prove molto dure da affrontare e da superare. Abbiamo vissuto in passato periodi tragici, che hanno esposto a estremo rischio la nostra democrazia. Ebbene, se abbiamo saputo superare quei periodi tragici sapremo superare le prove che abbiamo oggi davanti".

Nel suo breve intervento pronunciato a braccio nell’aula del Senato, Napolitano ha anche sottolineato che "se il Quirinale è stato definito la casa degli italiani, i palazzi di Camera e Senato non sono luoghi del ‘potere’, come detto con oscura definizione, ma luoghi della sovranità popolare e della rappresentanza democratica".

Per il capo dello Stato, "ai fratelli Mattei spetta di diritto di entrare nell’albo doloroso delle vittime", del terrorismo e della violenza, "senza parzialità e ghettizzazioni". Napolitano ha voluto ricordare la tragica vicenda del rogo di Primavalle, quando, nel 1973 a Roma, morirono Stefano e Virgilio, figli del segretario della sezione del Msi del quartiere romano. Oggi in aula a Palazzo Madama è intervenuto anche il fratello dei due giovani morti nell’incendio, Giampaolo.

Napolitano ha poi ringraziato "il presidente del Senato Pietro Grasso per aver aderito alla proposta di celebrare qui la giornata in memoria delle vittime del terrorismo. E lo ha fatto con la sensibilità di chi ha dedicato l’intera vita di magistrato alla causa e all’impegno concreto della lotta contro la mafia, contro i crimini e le stragi di mafia nel loro intreccio perverso con il fenomeno terroristico". La cerimonia di oggi, che in precedenza si teneva al Quirinale, si è svolta nell’aula di Palazzo Madama per la prima volta dal 2008. E’ stato proprio Napolitano a promuovere la dislocazione della cerimonia anche in altri luoghi istituzionali.

Da parte sua Grasso ha sottolineato che "oggi le vogliamo ricordare tutte, le vittime di quegli anni. Tutte, qualunque fosse la collocazione politica di chi colpiva e di chi veniva colpito. Qualunque fossero le motivazioni ideologiche e il contesto storico". "Ma il ricordo – ha avvertito – non basta: è necessario accompagnarlo alla volontà esplicita di conoscere tutte le verità, anche quelle rimaste nascoste e di capire perché non sia stato possibile fare completa luce sulle stragi". Quindi ha auspicato "che il Parlamento, qualora approvi i disegni di legge già presentati per istituire la Commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno mafioso, possa estenderne le competenze anche ad altre stragi di qualsiasi estrazione rimaste irrisolte’.

Questa mattina il presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori davanti alla targa che ricorda il sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta, trucidati dalle Brigate rosse 35 anni fa. Il capo dello Stato si è soffermato qualche minuto in raccoglimento in via Caetani, nel luogo dove è stata rinvenuta il 9 maggio del 1978 la R4 rossa con il corpo dello statista Dc. Dopo la cerimonia, Napolitano si è intrattenuto a colloquio per qualche minuto con il presidente del Consiglio Enrico Letta, anch’egli presente insieme al presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. 

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